Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 25 Marzo 2022
Guerra e caro energia, crollano i consumi: «Uno dei mesi più bui degli ultimi 2 anni»
Le previsioni Secondo lo studio di Ascom Confcommercio marzo potrebbe chiudersi in profondo rosso. Oscar Fusini: «Abbigliamento e alimentari i settori più penalizzati con perdite del 16% e del 10%».
Bergamo sta registrando consumi decisamente sottotono, tanto che marzo si conferma come uno dei mesi peggiori da quando è iniziata la pandemia. Ascom Confcommercio Bergamo, in attesa dell’analisi approfondita che verrà elaborata dall’Osservatorio di Format Research, traccia un primo bilancio relativo alle prime settimane del 2022. Sotto la lente d’ingrandimento finiscono l’andamento delle vendite e dei consumi, ma anche il grado di fiducia delle nostre imprese. «Pensiamo che questo mese di marzo sia stato uno dei mesi peggiori da quando è iniziata la pandemia – conferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. In primo luogo c’è una forte difficoltà sul lato dei consumi, perché è venuto alla luce un certo segmento, decisamente ampio, composto da famiglie bergamasche che fanno fatica a sostenere i rincari di energia e gas. In secondo luogo, anche la guerra sta smorzando i consumi di tutti i consumatori che invece avrebbero la possibilità di spendere».
Anche il calendario non aiuta
Uno scenario decisamente difficile, dove anche il calendario non sta dando una mano. «La Pasqua che cade tardi e l’inverno, che non è ancora terminato, hanno bloccato le vendite di abbigliamento e calzature – aggiunge Fusini -. Secondo Federmoda Italia, a febbraio gli acquisti sono scesi del 16% e la percezione su marzo è ancora peggiore. In definitiva si teme un crollo del 20-30% rispetto al 2021, anno in cui la mobilità era ridotta a causa del continuo cambio di colore causato dai contagi registrati in Regione Lombardia – conclude il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo –. Stiamo inoltre registrando un calo dei consumi anche nella spesa alimentare, dove prevediamo una perdita del 10%, a causa del rialzo del costo delle spese obbligate».
«Secondo Federmoda Italia, a febbraio gli acquisti sono scesi del 16% e la percezione su marzo è ancora peggiore. In definitiva si teme un crollo del 20-30% rispetto al 2021, anno in cui la mobilità era ridotta a causa del continuo cambio di colore causato dai contagi registrati in Regione Lombardia»
Gli operatori confermano il momento «no» e sperano che la situazione si sblocchi il prima possibile. «I consumi sono drasticamente calati e come Federmoda Italia stiamo lavorando a un bonus regionale una tantum che aiuti gli imprenditori del settore - commenta Diego Pedrali, presidente del gruppo abbigliamento, calzature e articoli sportivi di Ascom Confcommercio Bergamo, nonché vicepresidente di Federmoda Italia e titolare del negozio di abbigliamento “L’Uomo Più” di Torre Boldone -. A Bergamo si vive una situazione stagnante e così è veramente difficile andare avanti. Sento quotidianamente i colleghi e confermano che nei negozi entra poca clientela. L’aria pesante si nota anche negli show room di Milano, dove i commercianti non fanno acquisti di nuove collezioni. La causa è da imputare a diversi fattori, dai rincari di luce e gas al conflitto tra Russia e Ucraina, con ripercussioni sia economiche sia psicologiche – conclude Diego Pedrali -. La stagione climatica non aiuta e le aziende fanno addirittura fatica a consegnare quel poco che viene ordinato a causa dei laboratori sartoriali che all’estero sono fermi a causa di una serie di fattori. In questo momento ne traggono beneficio gli imprenditori che vendono linee di prodotti il made in Italy e produzioni nazionali».
Le perdite del settore alimentare
Per quanto riguarda il settore alimentare, Luca Bonicelli, presidente del gruppo gastronomi e salumieri di Ascom Confcommercio Bergamo, rileva che «La flessione c’è stata e, dopo il periodo della pandemia, dove i consumi alimentari erano saliti, si è verificata una continua discesa, per certo versi fisiologica, tenuto conto che la gente torna alla vita pre pandemica. Oggi i clienti vengono in negozio con la stessa frequenza di prima, ma la battuta del singolo scontrino è inferiore rispetto alla media dei mesi scorsi». «Il negozio di vicinato - conclude Bonicelli - rimane un presidio prezioso per la comunità, dove i clienti trovano la possibilità di effettuare la spesa quotidiana».
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