«Guardie mediche, numeri insufficienti. Servono 200 dottori e modelli flessibili»

SANITA’ TERRITORIALE. L’esecutivo Fimmg interviene sul tema della Continuità assistenziale: «Nasce come espansione h24 della medicina di famiglia». Il segretario generale Carrara: «Opportuno intervenire anche sulla burocrazia».

Modelli flessibili e più medici, perché i numeri prospettati sono insufficienti. Il tutto coinvolgendo nelle scelte i professionisti, con la consapevolezza di fondo che «ospedale e territorio richiedono modalità di gestione diverse e dedicate». Serve ragionare su questo, sostiene l’esecutivo di Fimmg Bergamo (la sezione provinciale della Federazione italiana medici di famiglia) per risolvere il «caso caldo» della Continuità assistenziale nella nostra provincia. Alla luce della rassicurazione data da Ats che «tutte le 27 sedi di continuità assistenziale rimarranno aperte», giunta dopo che all’inizio della scorsa settimana era invece emersa la volontà di chiuderne, da giugno, 20 ovvero il 74% dei punti di guardia medica, ora i medici di medicina generale fanno notare che «con i numeri attuali, non siamo più in grado di permettercelo: 65 adesioni come quelle annunciate venerdì 2 giugno da Ats sono comunque insufficienti rispetto alla dotazione di 200 medici necessaria a coprire i turni sulle varie sedi», fa notare il neoeletto segretario generale Ivan Carrara.

Il concetto chiave, spiega insieme al suo direttivo, è che «la difficoltà nasce dalla carenza di medici di medicina generale» E «la Continuità assistenziale odierna nasce come espansione h24 della medicina di famiglia. Non è “emergenza urgenza”, bensì sostituzione, nelle ore festive e notturne, del medico di famiglia. Questo concetto va chiarito, in quanto più volte si è detto che il medico “non c’è” di notte, al sabato, alla domenica nei giorni festivi. A meno che non si voglia pensare a un lavoratore che operi 24 ore al giorno, sette giorni su sette, per garantire l’h24 questa era ed è la soluzione, mai percepita come tale».

E vale il discorso che la farmacia c’è sempre, l’ospedale c’è sempre, «il medico di famiglia non c’è… Invece c’era – prosegue il direttivo Fimmg Bergamo –: è adesso che non c’è più e si favoleggia di future retribuzioni particolarmente attrattive, ripetendo gli scenari dei “gettonisti” negli ospedali: vedremo».

I compiti

Resta però da capire, precisano i medici di famiglia, quali debbano essere i compiti della Continuità assistenziale, nella situazione attuale. «Se si vogliono coprire esigenze di “emergenza urgenza” è necessario percorrere altre soluzioni – spiegano –. Se si vuole fornire assistenza di medicina di famiglia in tutte le ore notturne e festive, nelle situazioni cliniche stabilizzate, forse, con i numeri attuali, non siamo più in grado di permettercelo. Se si vuole offrire una risposta alle “emergenze burocratiche”, forse sarebbe opportuno intervenire prima sulla burocrazia, eliminando quella inutile e dannosa, razionalizzando quella indispensabile e mettendo a disposizione operatori dedicati».

Carrara e il suo esecutivo fanno un excursus delle iniziative messe in campo per avere più medici sul territorio. «Si è risposto aumentando i posti a medicina: gli effetti li vedremo tra 10 anni. Si è risposto aumentando i posti al corso di formazione specifica in medicina generale: i posti sono stati coperti solo parzialmente e i giovani medici hanno scelto di iscriversi alle scuole di specializzazione che garantiscono un futuro più tranquillo, con spazi libero professionali nettamente più remunerativi (i posti disponibili sono aumentati anche in quei percorsi)». Poi l’aumento del numero di assistiti in carico a ciascun medico, cosa che avviene in tutta Europa. «Ovviamente per farlo, come in tutta Europa, nello studio del medico di famiglia ci devono essere almeno un infermiere e un impiegato amministrativo – prosegue Fimmg –. Si è risposto con un modesto aumento degli incentivi per il personale di studio e si sono messi i pochi infermieri disponibili nelle case di comunità ad “intercettare i bisogni” e a seguire a domicilio alcuni pazienti fragili. Non si sono favorite strutture associate di medici, preferendo incentivare i giovani ad aprire studi da soli, senza o con minimo personale, confidando in una organizzazione a rete spersonalizzata e tutta da verificare nella sua efficacia».

Il problema della burocrazia

Poi, la burocrazia: «Non si è fatto nulla per provare almeno a ridurre la burocrazia, quando la razionalizzazione degli aspetti amministrativi consentirebbe davvero un miglioramento della cura e la presa in carico di un numero maggiore di assistiti. Invece di porsi il problema di eliminare i piani terapeutici inutili e le ripetizioni inutili di ricette si sono create addirittura apposite postazioni dedicate alle “scartoffie” mediche dei cittadini rimasti “orfani”, impegnando altre risorse mediche».

Dipendenti pubblici

La proposta di risolvere il problema della mancanza dei medici di famiglia cambiandone lo stato giuridico da convenzionato a dipendente pubblico è definita «insostenibile nei costi e nelle regole, molto più rigide e certo inadatte ad una situazione di carenza di risorse umane» mentre «si è continuato a denigrare l’operato dei medici di famiglia – prosegue Fimmg Bergamo –, il cui apporto al sistema è stato, a livello di comunicazione istituzionale, marginalizzato: i farmacisti e gli infermieri e soprattutto “la rete” avrebbero risolto tutto, senza pensare all’ovvio concetto che non si può sostituire un idraulico con un muratore».

Da questa situazione, dicono Carrara e l’esecutivo, discende anche il problema della Continuità assistenziale. Insomma, la situazione «è indubbiamente difficile, ma qualche soluzione è possibile – affermano –, a condizione che si coinvolgano nelle scelte i professionisti, che ci si renda conto che ospedale e territorio richiedono modalità di gestione diverse e dedicate, che si mettano in campo modelli flessibili, che si impari dagli errori e non si confonda l’efficacia con l’apparenza».

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