Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 26 Agosto 2021
Green pass, in Bergamasca 2.500 in bilico in attesa di una proroga
Per chi ha ricevuto il vaccino a gennaio, la scadenza è a ottobre. Ma il governo potrebbe estenderne la durata dagli attuali 9 a 12 mesi.
I primi scadranno ad ottobre: «Sono circa 2.500» fanno sapere dall’Ats. Sono i green pass dei primi bergamaschi ad avere ricevuto la dose di vaccino lo scorso gennaio, anzi le due dosi di Pfizer che sono state somministrare a tre settimane di distanza l’una dall’altra. Dopo il simbolico «V-day» del 27 dicembre la procedura era entrata nel vivo con i primi giorni del 2021: «Sono sanitari e personale medico ospedaliero» precisa Ats. A seguire ci sono gli over 80 nelle Rsa . Se poi si dovranno tutti sottoporre o meno alla somministrazione di una terza dose è un discorso ancora aperto. Molto aperto.
Tanto per cominciare è sì vero che ora come ora il green pass ha una durata di 9 mesi, ma lo è pure il fatto che il commissario straordinario per l’emergenza vaccinale , il generale Francesco Paolo Figliuolo, ha garantito che entro il 30 settembre sarà raggiunto l’obiettivo dell’80% di popolazione sopra i 12 anni vaccinata. Il che potrebbe portare come prima conseguenza ad un’estensione della durata del pass dagli attuali 9 a 12 mesi, sempre decorrenti dalla data di somministrazione della seconda dose: per i 2.500 di cui sopra la copertura si estenderebbe quindi fino a gennaio 2022.
La questione della proroga potrebbe venire trattata già venerdì 17 agosto dal Cts su sollecitazione del ministero della Salute : il governo vorrebbe chiudere una volta per tutte la questione con un emendamento da inserire nel testo di conversione del decreto dello scorso 6 agosto, il cui iter si dovrebbe concludere per metà settembre. Quindi prima della scadenza degli attuali 9 mesi di validità del green pass dei primi vaccinati.
La campagna d’inverno
A giugno Guido Bertolaso, consulente della Regione per la campagna vaccinale, aveva annunciato come prossima l’elaborazione di quella che aveva definito «Campagna invernale di richiamo», che altro non è che la somministrazione dell’eventuale terza dose. «Questa sarà un’estate di lavoro e di programmazione, e di pianificazione affinché da ottobre si possa ricominciare una vaccinazione più tranquilla, più consueta» aveva rilevato.
Lo scorso mese, dopo alcuni passaggi tecnico-politici in Regione, il piano è stato presentato anche al generale Figliuolo: ora è in attesa del via libera del ministero e dell’Istituto superiore di sanità. In linea di massima la strategia elaborata da Palazzo Lombardia prevede l’abbandono dei grandi hub a favore di strutture medio-piccole sul territorio, grosso modo una ogni 100-150mila abitanti. Quindi 7-8 nella Bergamasca e una settantina in Lombardia , anche se non è comunque esclusa la permanenza di un hub per ogni provincia: in realtà, come già avvenuto durante la fase massiva, siamo di fronte a piani abbastanza flessibili e capaci di adattarsi a necessità mutevoli. Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats, ha per esempio rassicurato tutti sul fatto che per l’eventuale terza dose ci sarà una rete adeguata di strutture sul territorio, capoluogo compreso.
Aziende, medici e farmacie
«Si sta lavorando per l’individuazione delle sedi più adeguate che potranno essere in parte quelle attive già oggi. In questa rete di hub vaccinali ci sarà spazio anche per una sede in Bergamo che non potrà non avere un centro vaccinale al servizio della città. Il luogo e i gestori verranno individuati più avanti secondo le indicazioni che man mano arriveranno. Come ha annunciato Regione Lombardia, medici di medicina generale e farmacie avranno un ruolo importante» ha spiegato Giupponi qualche settimana fa.
Un passaggio fondamentale per capire la strategia di un’eventuale campagna autunnale: l’obiettivo primario della Regione - annunciato e finanziato dalla vicepresidente e assessore alla Sanità. Letizia Moratti - è riportare le attività ospedaliere a regime recuperando laddove possibile i ritardi causati dal Covid. Per centrarlo diventa necessario riportare il personale ospedaliero alle attività normali, spostando l’onere dell’eventuale richiamo sui medici di base, le farmacie ma anche le aziende che nella fase di vaccinazione di massa sono entrate in campo a percorso ormai avviato ma che potrebbero rivelarsi fondamentali nel caso di una terza dose.
Ma a questo punto tutto è legato ad una possibile (probabile...) proroga della durata del green pass: nel caso arrivasse a un anno sulla base di ragionevoli motivazioni di natura scientifica (perché alla fine il problema vero resta questo...) ci sarebbe molto più tempo per preparare il richiamo, procedura che scatterebbe comunque non prima di gennaio. Fermo restando che c’è ancora un altro nodo da sciogliere: la terza dose serve a tutti i vaccinati o solo alle categorie più a rischio sia per motivi di salute che professionali? Il dibattito è ancora in corso e non pare destinato a placarsi: sullo sfondo le case farmaceutiche che stanno ulteriormente affinando i vaccini sulla scorta delle nuove varianti. Comunque la si voglia vedere sarà un autunno caldo.
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