Grande perdita nel mondo degli avvocati
Si è spento l’avvocato Giorgio Rossi

Romagnolo trapiantato a Bergamo, aveva una grande preparazione e una verve che coinvolgeva tutti.

La verve era quella del Centro Italia: contagiosa, schietta, costante. Poi c’era la dedizione alla professione, con una tempra un po’ bergamasca. S’è spento a 64 anni l’avvocato Giorgio Rossi, volto noto del foro bergamasco, studio in via Paglia, presenza costante in via Borfuro. È spirato all’ospedale Sacco di Milano, piegato dal coronavirus come tanti, troppi. Era nato a Morciano di Romagna, in provincia di Rimini, a metà tra la riviera e le colline; aveva studiato a Urbino (lì si era laureato in Giurisprudenza nel 1982, tesi in Filosofia del diritto), poi s’era legato a Bergamo, dove nel 1993 aveva fondato il proprio studio, spaziando nell’attività professionale dal contenzioso civile al penale. Nel via vai indaffarato delle toghe, sapeva scherzare con tutti, con un grande impegno anche nella rappresentanza dell’avvocatura (è stato consigliere nazionale dell’Associazione nazionale forense), e anche nella politica cittadina, con la candidatura nella Lista Stucchi alle ultime elezioni comunali in città.

«Una persona istrionica, nel senso più positivo del termine – è il ricordo commosso di Francesca Pierantoni, presidente dell’Ordine degli avvocati di Bergamo –: costantemente propositivo, riusciva a coinvolgere i giovani, dandogli spazio. Era lungimirante, con una grandissima cultura, non solo giuridica. Scriveva per esempio poesie, me ne ha regalata una non molto tempo fa, con una dedica particolare: «Con irrobustita stima», aveva scritto giocando sulla sua corporatura. Era una persona tanto forte nell’aspetto quanto nell’approccio umano. Questa notizia sconvolge tutto il foro bergamasco: era sempre presente, nel pieno della sua forza».

Innumerevoli le attività dell’avvocato Rossi: per anni ha collaborato col ministero degli Esteri per l’organizzazione e l’attività di tutoraggio di studenti stranieri in Italia, in particolare provenienti da Paesi in via di sviluppo; ha contribuito a fondare la Cassa rurale di Pedrengo, l’associazione culturale «La città ideale», s’è impegnato per l’Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare). Lascia due figlie, Geraldine, 38 anni, e Geordie, 34.

«Me lo ricordo sin da quando arrivò a Bergamo, simpaticissimo, si creò subito un bel legame. Aveva una grande voglia di fare, di sapere: uno da tenere a bada, nel senso più buono del termine. “Rumorosamente” simpatico, ecco come lo si poteva definire, oltre che un professionista preparatissimo – sospira l’avvocato Ettore Tacchini, già presidente dell’Ordine di Bergamo -. Ci vedeva lungo, fu uno dei primi a capire l’importanza degli amministratori di sostegno, un tema a cui aveva dedicato diversi convegni e pubblicazioni. Era un motorino inarrestabile, con una simpatia immediata: una di quelle persone che ti immagini non possano scomparire mai. Ci eravamo sentiti solo pochi giorni fa con una mail affettuosa, sarebbe stato uno dei primi colleghi che avrei incontrato alla ripresa delle attività. Si spendeva per tutti. È una grande perdita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA