Gmg 2023, il vescovo ai giovani: «Diventate voi stessi, pane per l’umanità»

BARCELLONA. La Messa celebrata alla Sagrada Familia con 2.300 pellegrini, tra cui i mille bergamaschi. «Abbiamo bisogno di momenti “alti” come questi».

La Sagrada Familia, basilica incompiuta di Gaudì a Barcellona, è «una casa che sa di paradiso» come ha detto il vescovo Francesco Beschi durante la Messa presieduta dal cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, per oltre 2.300 pellegrini di ritorno dalla Gmg di Lisbona, tra i quali anche i mille bergamaschi. Fra i celebranti 130 sacerdoti, monsignor Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi, monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia e il prete bergamasco fidei donum don Luigi Usubelli, che a Barcellona si occupa della cura pastorale dei numerosi migranti italiani.

La celebrazione si è svolta in un’atmosfera festosa, tenendo ancora nel cuore l’entusiasmo e l’energia della Giornata Mondiale della Gioventù appena conclusa. Il cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona, all’inizio della celebrazione ha accolto i pellegrini lombardi proprio con un commento su Lisbona: «È bello vedere quante persone ci sono nel mondo che vivono con fede, sono i santi della porta accanto».

È toccato al vescovo Beschi rivolgere un messaggio ai giovani nell’omelia: «Dopo un’esperienza così intensa vorrei offrirvi una parola che ha a che fare col pane. È ciò di cui ci cibiamo, ciò che spezziamo nell’eucarestia, ma è esposto al pericolo della noia, perché in fondo è sempre lo stesso». Anche per questo, ha sottolineato monsignor Beschi, abbiamo bisogno di momenti «alti» e intensi come la Gmg di Lisbona, «perché possano poi trasformarsi in pane quotidiano. La nostra vita è fatta per la maggior parte di gesti ordinari, e nel pane non c’è solo la noia, ma anche la gioia». E per spiegarne il senso ha raccontato un aneddoto avvenuto durante il suo primo viaggio in Africa: «Mi sono perso e mi sono ritrovato senza benzina. Mi si è avvicinato un gruppo di ragazzi che all’inizio si prendevano un po’ gioco di me, uno straniero poco previdente. In tasca avevo solo un pezzo di pane, l’ho diviso in bocconi e l’ho distribuito, uno per ognuno di loro. Ho notato che uno dei ragazzi ha spezzato il pane in due e ne ha messa una parte in tasca. Gli ho chiesto quale fosse il motivo, mi ha spiegato che desiderava portarlo al fratello. Ho pensato che in quel gesto c’era la bellezza dell’eucarestia. Il pane se lo condividiamo non marcisce mai, e questa è la gioia. Possiamo farla durare diventando noi stessi pane per l’umanità. Anche voi potete diventare pane».

Il cardinale Cantoni ha augurato ai pellegrini di «diventare belli come questa basilica, e di vivere sempre la fede con lo stesso entusiasmo».

Alla fine è arrivato il momento dei ringraziamenti e dei saluti, fra i quali anche quello rivolto dai responsabili degli Oratori delle diocesi lombarde (Odl) a don Emanuele Poletti, che termina quest’anno il suo servizio nell’Ufficio diocesano per la pastorale dell’età evolutiva.

Il vescovo ha approfittato di uno spostamento in pullman per ripercorrere con i giovani bergamaschi le tappe del cammino vissuto insieme, compresa la giornata di ieri: «La basilica della Sagrada Familia è un inno alla fede - ha sottolineato - che può avere dimensioni minuscole come un granello di senapa ma ha anche potenzialità infinite, che l’architetto Gaudì esprime senza toni trionfalistici, ma con grande maestria. È morto senza riuscire a terminare la sua opera, che è ancora in costruzione, ma ha lasciato i disegni di ogni minimo particolare, poi realizzato secondo i suoi progetti, in una meraviglia di luce e armonie dei volumi». Nei giorni della Gmg, ha ricordato il vescovo, ci sono stati momenti intensissimi: la visita al santuario di Lourdes, l’accoglienza stupenda a São Mamede, paesino incastonato tra le colline e i vigneti. «Non dimenticheremo la premura di queste persone che ci hanno fatto sentire a casa».

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Ha sottolineato la ricchezza degli appuntamenti della Giornata Mondiale della Gioventù: «Alcuni sono stati così coinvolgenti che è perfino difficile raccontarli, come la Via Crucis, e ancor di più la veglia, il momento dell’adorazione, e infine la Messa con il Papa, su una spianata in cui si sono raccolti un milione e mezzo di giovani, come se tutti gli abitanti di Milano si dessero appuntamento nello stesso luogo. Sono stati capaci di stare insieme senza difficoltà, in un clima di allegria e fraternità. Il cardinale di Lisbona ha detto al Papa “lei è il più giovane tra i giovani”, e anche in questa occasione ha dimostrato la sua freschezza spirituale. Ora tutte queste esperienze che abbiamo vissuto non possono essere tenute solo per sé, è importante raccontarle, condividerle, trasmetterne l’entusiasmo e l’energia». Un’esperienza così forte dà la spinta anche per il futuro, come dice Matteo Benigni, 23 anni, della parrocchia di Borgo Santa Caterina: «È la mia prima Gmg ma non sarà l’ultima. La notte sulla spianata è stata incredibile. Arrivare lì e trovare questa enorme distesa di ragazzi della nostra età che si sono radunati per la stessa ragione, ascoltare il Papa, seguendo la propria fede, è stata un’emozione irripetibile, anche se dovessi tornare una seconda volta, perché ognuna è unica. Mi ha colpito che Papa Francesco abbia detto che la gioia è missionaria, bisogna condividerla. Lo terrò a mente». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Matteo Zoppetti, 17 anni, anche lui di Borgo Santa Caterina: «Non è stato facile: per raggiungere la spianata abbiamo dovuto camminare per quattro ore sotto il sole di Lisbona. Poi però vedere così tanta gente radunata nello stesso luogo fa impressione e per me è difficile da concepire. È stato bellissimo incontrare giovani di tutte le nazioni. Ho dormito accanto a un sudcoreano, mi ha raccontato che studia musica a Dublino. Sono amicizie istantanee, discorsi che rimangono nel cuore».Jessica Voce, 31 anni, della parrocchia di Carvico è alla sua terza Gmg dopo Madrid e Cracovia: «Questa è stata la più intensa - racconta - soprattutto grazie all’accoglienza splendida dei portoghesi a São Mamede, hanno creato per noi un clima familiare e di festa. Porterò con me ricordi vividi della veglia e le parole del Papa. Durante il viaggio ho conosciuto tanti ragazzi di paesi vicini, ciò che rimane sono le relazioni e momenti anche piccoli vissuti con chi abbiamo intorno».

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