Gli spararono a Monza 4 mesi fa
Ora è in arresto con i due aggressori

Tre ordinanze in carcere nell’ambito delle indagini sull’agguato in cui rimase ferito da un colpo di pistola un 35enne.

Tre ordinanze di custodia in carcere e 10 perquisizioni sono state eseguite all’alba di mercoledì 7 ottobre nell’ambito dell’inchiesta della procura di Monza sul ferimento, il 18 giugno scorso, di M. P., 35 anni, di Bergamo, noto alle forze dell’ordine nell’ambito dello spaccio. Era stato colpito alla schiena da un proiettile a Monza in quello che aveva definito un tentativo di rapina, versione che non aveva convinto gli inquirenti e che poi è stata superata dallo sviluppo delle indagini. M. P. (condannato a 2 anni e 8 mesi in primo grado nell’inchiesta «Mai una gioia» sul presunto giro di spaccio di droga tra ultrà e movida) è tra gli arrestati di ieri insieme ad A. L., pregiudicato di 69 anni di Bergamo (il cui nome è noto per essere stato collegato al sequestro di Mirko Panattoni nel 1973, una pista che fu battuta dagli investigatori ma che non portò a nulla) e a S. L. C., italiano classe 1946 residente a Sesto San Giovanni.

Il 69enne e il 74enne sono accusati di essere autori materiali del tentato omicidio premeditato ai danni di M. P., a carico del quale è stata eseguita la medesima ordinanza per il possesso arma clandestina. OItre agli arresti, sono state eseguite anche 10 perquisizioni domiciliari a carico di altrettanti soggetti gravitanti intorno agli indagati, che hanno consentito di trovare e sequestrare 14 fucili e 2 pistole, legalmente detenuti. Le ordinanze di custodia sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Monza, in collaborazione con quella di Bergamo, al termine di una complessa ed articolata attività investigativa denominata «Double Shot», coordinata dal sostituto procuratore di Monza Michela Versini, tra le province di Monza e della Brianza, Milano e Bergamo.

Verso le 22 del 18 giugno M. P. si era presentato in un ristorante di viale Lombardia a Monza per chiedere aiuto, mostrando una ferita al fianco. Le pattuglie intervenute immediatamente sul posto e i primi accertamenti medici avevano accertato che era stato attinto alla schiena da un colpo di grosso calibro che, dopo aver attraversato l’addome, era fuoriuscito dal fianco. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti M. P., che aveva con sé un’arma clandestina, attirato sul retro di una casa abbandonata in viale Lombardia, sarebbe caduto nella trappola tesagli da A. L., dal quale vantava un credito di 30 mila euro, in collaborazione con S. L. C.

Almeno due i colpi esplosi, uno solo dei quali a segno. Le indagini, superando la reticenza della stessa parte offesa, che aveva raccontato di essere stato vittima di un tentativo di rapina, sono state condotte fondendo le risultanze di attività tecniche, attività investigative classiche e accertamenti di Polizia Scientifica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA