Cronaca / Bergamo Città
Sabato 14 Novembre 2020
Fiera, Rodeschini fuori dall’inchiesta
Chiuse le indagini: sei indagati
L’ex presidente, dimessosi dopo il terremoto giudiziario, va verso la richiesta di archiviazione con Gianfranco Ceruti. I pm: spariti 900 mila euro. L’ex direttore Cristini e l’ex segretario Trigona restano indagati.
Sette erano all’inizio gli indagati dell’inchiesta, quando nel luglio del 2019 scattarono le misure cautelari che portarono agli arresti domiciliari l’allora direttore Stefano Cristini. Ora, dopo la recente chiusura dell’indagine, nel fascicolo dei pm Silvia Marchina ed Emanuele Marchisio sui presunti peculati e appropriazioni indebite con cui dalle casse di Promoberg, l’ente che gestisce la Fiera di Bergamo, sarebbero spariti tra il 2006 e il 2019 più di 900 mila euro, sono rimasti in sei.
E, tra ingressi e stralci, diverse posizioni sono mutate. A cominciare dall’ex presidente del cda di Promoberg Ivan Rodeschini, che si era dimesso pochi giorni dopo il terremoto giudiziario, e dall’ex presidente della Provincia e di Teb Gianfranco Ceruti, membro del collegio sindacale di Promoberg, che escono dall’inchiesta insieme all’altro sindaco Pierluigi Cocco e che andranno quasi certamente incontro a una richiesta di archiviazione da parte della Procura.
Sono nel frattempo entrati nel fascicolo, rimanendoci anche dopo la chiusura, i nomi di due imprenditori: Marco Lanfranchi, 53 anni, di Lallio, amministratore della Area P.V. Eventi srl di Lallio, e Gianfranco Sibella, 71 anni, di Bergamo, titolare dell’omonima ditta attiva nel settore pubblicità e promozioni. Rimangono dove erano sempre rimasti, e cioè tra gli indagati, altri tre personaggi, sotto inchiesta dall’inizio: l’ex direttore di Promoberg Cristini; l’allora segretario generale Luigi Trigona; il commercialista Mauro Bagini, presidente del collegio sindacale; e Diego Locatelli, addetto alla cassa di Promoberg.
I dipendenti detective
Tutto nasce poco prima del Natale del 2018 quando una dipendente di Promoberg trova casualmente una richiesta di rimborso di una collega che non era solita presentarne. Si insospettisce e, insieme a un altro collega svolge ulteriori ricerche, trovando nel magazzino della fiera altre centinaia di note spese intestate ai dipendenti per un totale 139.500 euro. Tutti i dipendenti disconoscono le note spese, quasi tutti rimborsi chilometrici o per pernottamenti. Gli inquirenti sostengono che a compilarli fosse Cristini, con l’avallo di Trigona e la collaborazione di Diego Locatelli, «legato da un rapporto di forte amicizia» con il direttore, che avrebbe provveduto a liquidare in contanti i rimborsi. La maggior parte delle istanze dell’ultimo quadriennio «erano custodite, su disposizione di Cristini, in un armadio blindato e inibito ai dipendenti». Questo dopo che in fiera erano cominciate a circolare voci su quelle strane pezze giustificative, con alcuni dipendenti che alla fine avevano raccontato tutto al sindaco Gori, membro del Cda di Promoberg. Il quale il 10 aprile 2019 si era presentato in Procura per riferire. È da lì che è partita l’inchiesta, in cui ci si è avvalsi anche delle microspie presto scoperte da Cristini all’interno degli uffici della fiera. Gli uomini della Guardia di finanza di Bergamo hanno continuato a indagare, scoprendo altri ammanchi. È di fine settembre il sequestro di oltre mezzo milione di euro (il triennio 2006-2009 è prescritto) disposto dal gip.
I cinque capi di imputazione
Cinque i capi di imputazione. Il primo riguarda un peculato, reato contestato dalle difese, ma che il gip ha avallato perché in qualità di direttore di un ente di pubblica utilità, Cristini avrebbe agito come incaricato di pubblico servizio, ruolo equiparato a quello di pubblico ufficiale. Si tratta di 239.157,43 euro di presunti rimborsi falsi intestati agli ignari dipendenti. Con Cristini devono rispondere Trigona e Locatelli. Il secondo capo riguarda un favoreggiamento di cui è chiamato a rispondere Bagini, perché, per l’accusa, avrebbe «consapevolmente e personalmente prestato aiuto nell’alterare le risultanze contabili onde far apparire giustificati i prelievi dalle casse dell’ente».
Il terzo è un’appropriazione indebita (questa attività era gestita con una contabilità separata e per un’attività non di pubblica utilità, ecco perché in questo caso non è contestato il peculato) contestata al solo Crstini, perché - è l’accusa - «si appropriava di 307 biglietti relativi a spettacoli del Teatro Creberg» per un valore di 35.26,75 euro.
Il quarto capo vede coinvolti Cristini e Lanfranchi in un presunto peculato da 8.748 euro, la somma in contante che Cristini avrebbe per l’accusa prelevato dalle case di Promoberg per acquistare per sé, familiari e amici biglietti delle partite dell’Atalanta. Somma che sarebbe stata fatturata da Lanfranchi per inesistenti spese di consulenza.
Anche l’ultimo capo riguarda un presunto peculato, che Cristini avrebbe - per i pm - commesso con il concorso di Sibella. Anche in questo caso - è l’accusa -, tramite sovrafatturazioni di prestazioni pubblicitarie per 241.226 euro effettuate a favore di Promoberg, «Sibella d’intesa con Cristini, avrebbe provveduto «a monetizzare una parte considerevole dei pagamenti ricevuti dall’ente e a restituire le relative somme, in contanti, nelle mani di Cristini».
I commenti delle difese
«L’indagine della magistratura ha restituito la verità, vale a dire la correttezza e l’assoluta estraneità del mio assistito rispetto ai fatti e alle condotte contestate», commenta l’avvocato Tomaso Cortesi, che per conto di Ivan Rodeschini durante l’indagine ha prodotto memorie e varie attività difensive. L’avvocato Flavia di Caterina, difensore di Lanfranchi, contesta «la linea dell’indagine perché a nostro avviso il signor Lanfranchi è assolutamente estraneo ai fatti come avremo modo di documentare. Si è trattato di un’operazione commerciale pienamente lecita». Cinzia Pezzotta, legale di Locatelli, si limita ad affermare che «il mio assistito ha sempre detto di aver eseguito le direttive imposte dall’alto, senza mai intascarsi nulla». «Mi fa piacere che i pm abbiano accolto la mia istanza di stralcio - osserva Massmio Asdrubali, legale di Cocco -. I sindaci non hanno fatto nulla di irregolare e hanno informato subito e correttamente il presidente Rodeschini».
No comment da parte delle difese di Bagini e Ceruti, mentre ci è risultato impossibile ieri contattare i difensori di Cristini e di Sibella.
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