Festa del papà fra i profughi dall’Ucraina: «Il pensiero a mio marito in trincea»

In Seminario Fra gli ucraini non c’è ovviamente voglia di festeggiare. Dimitro, 24 anni: «A mio padre vorrei chiedere di proteggere la mamma».

È difficile pensare al proprio «tato», lasciato all’improvviso per sfuggire ai bombardamenti, ritrovandosi da soli in una cittadina italiana, raggiunta solo perché ci vivono amici di amici. Dimitro Fomin, 24 anni, e la sorellina Maria di soli 10 anni, sono arrivati a Bergamo mercoledì 16 marzo. In questa Festa del papà, che anche in Ucraina si festeggia con doni e auguri il 19 marzo, i pensieri non possono che essere molto tristi. «Non me la sento di festeggiare. A mio padre - dice il giovane - per la sua festa vorrei solo chiedere di proteggere la mamma».

Dimitro, il papà e la mamma sono rimasti a Kolanciak

I genitori di Dimitro e Maria sono insieme a Kolanciak, una cittadina a 20 km dalla Crimea. «Quando il 24 notte abbiamo sentito i primi bombardamenti la mamma, che è sindaco, ci ha detto di prepararci ad andarcene, così ho caricato in auto mia sorella e altri due bimbi, figli di amici. Sono riuscito ad arrivare 28 ore dopo a Černivci, vicino al confine con la Romania. Lì siamo rimasti fino a quando i miei genitori sono riusciti a inviarmi la delega per poter uscire dal Paese con mia sorella, che è minore». Durante i giorni di attesa Dimitro ha svolto un servizio volontario di controllo del territorio: «Se non avessi dovuto portare in salvo Maria, sarei rimasto a difendere il mio Paese» dice. Intanto, prima di raccontare, fa allontanare la bambina dagli occhi azzurri e tristi, per evitare che senta ancora una volta un racconto drammatico. Lei continua a chiedere quando potrà tornare dalla mamma, ma dei loro genitori riescono ad avere notizie a singhiozzo, ogni 3/4 giorni. Quello che rimandano nelle brevi telefonate è l’immagine di una città distrutta, occupata dai russi, con i cittadini che tentano la resistenza.

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Il «tato» della piccola Sofia è rimasto in Ucraina

Anche il «tato» della piccola Sofia, che ha solo un anno e dieci mesi, è rimasto in Ucraina. La bimba è arrivata l’8 marzo a Bergamo, dove vive la nonna che fa la badante, su un pullman con la mamma Tania Hryshchuk, 28 anni. Lei medico, il marito Andrii dentista, ora volontario. La donna mostra le fotografie della caserma vicino a Leopoli, che è stata distrutta in un bombardamento. «Sono riuscita a parlare con mio marito giovedì. Si trova in una trincea. Lui dice che per la Festa del papà l’augurio migliore sarebbe la vittoria dell’Ucraina. Secondo lui è il giorno in cui vinceremo. Io sono molto preoccupata per averlo lasciato in Ucraina, ma quando i carrarmati hanno incominciato ad avvicinarsi alla nostra città, Ternopil’, lui ha voluto che partissi con nostra figlia». Tania ricorda che lo scorso anno la Festa del papà era diventata per Andrii occasione di fare regali alla moglie più che di riceverne. «Spero che tutto finisca e che ci possiamo ritrovare».

L’accoglienza in Seminario a Bergamo

Per ora Tania con Sofia, Dimitro con Maria sono accolti in Seminario in Città Alta, con molte altre persone. Ogni giorno ne arrivano, via via si riesce a trovare una sistemazione migliore, in appartamento, nelle comunità che si sono rese disponibili. La maggior parte dei profughi sono mamme con figli, tutte stringono tra le mani il cellulare, che permette loro di avere notizie, di sapere cosa sta accadendo, anche purtroppo di scoprire che la propria casa, proprio in quelle ore, è stata distrutta. Ci sono poi alcuni minori, mandati dai genitori, che hanno cercato di mettere al sicuro il bene più prezioso che hanno. Per i corridoi si aggira anche un bassottino, capace di strappare un sorriso in una situazione tanto drammatica.

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