Cronaca / Bergamo Città
Martedì 12 Novembre 2024
Farmaci, via la ricetta bianca: prescrizione su WhatsApp
LA NOVITÀ . La legge di bilancio prevede la «dematerializzazione» dal 2025. Ma secondo medici e farmacisti è concreto il rischio di disservizi informatici.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’informatica. Tra le pieghe della legge di bilancio è infatti previsto che, in fatto di farmaci, dal 2025 «tutte le prescrizioni a carico del Servizio sanitario nazionale siano effettuate nel formato elettronico» secondo i criteri di «dematerializzazione delle ricette mediche». Allo stato dell’arte, la misura impatterebbe in particolare sui farmaci di «classe C», quelli a carico del cittadino ma per i quali è obbligatoria la ricetta (bianca) del medico: tra gli esempi ci sono alcune diffuse pomate al cortisone, colliri per la congiuntivite, farmaci per l’insonnia.
La ricetta avrà un codice alfanumerico
Superando la ricetta bianca, la prescrizione del medico diventerebbe solo dematerializzata: in farmacia, il cittadino dovrebbe presentare – oltre alla tessera sanitaria – il «promemoria» costituito dall’Nre, un codice alfanumerico che il medico può spedire via mail o via WhatsApp. Andrebbe tutto liscio? «Il problema è che il sistema regga davvero – rileva Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo –. Di per sé è una scelta positiva, arrivare alla piena digitalizzazione del sistema è ovviamente condivisibile, ma rischia di essere velleitario di fronte ai continui disservizi informatici».
«Ci affideremmo a software che non hanno garanzia di sicurezza»
La norma è già in vigore in Lombardia
La norma nella legge di bilancio mira a rendere obbligatoria una prassi che «in Lombardia è attiva almeno da quattro anni (cioè dalle prime fasi della pandemia, ndr), pur continuando a stampare il promemoria per il paziente – spiega Ivan Carrara, segretario della Fimmg Bergamo, sindacato dei medici di medicina generale –. Il problema è legato all’efficienza del sistema informatico». «Ci affideremmo a software che non hanno garanzia di sicurezza – è il rilievo critico di Marco Agazzi, presidente provinciale del sindacato Snami –. Ci sono state proposte più efficaci in passato, che però non hanno avuto seguito: ad esempio, sarebbe utile dare la possibilità al medico di preparare una ricetta una volta all’anno col ritiro progressivo del medicinale in farmacia da parte del cittadino».
«Nel momento in cui il medico effettua una prescrizione, questa viene rilasciata e giace sul sistema centrale; quando poi il cittadino si reca in farmacia con la tessera sanitaria e l’Nre che può ricevere sul cellulare, il farmacista eroga il farmaco – spiega Davide Petrosillo, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bergamo –. Se però il sistema non funziona, come in questi giorni, il farmacista non può accedere al sistema e il paziente alla terapia. In linea teorica, la dematerializzazione è positiva e anche utile per il tracciamento dei flussi di prescrizione e per una migliore conoscenza della terapia del paziente. Nel concreto sarebbe però necessario che il sistema informatico possa davvero garantire queste prestazioni».
«Se decidiamo di informatizzare tutto, è inaccettabile che ci siano blocchi continui»
Inaccettabili i blocchi informatici continui
«In generale il principio è corretto – ragiona Andrea Francesco Raciti, presidente di Federfarma Bergamo –: se si vuole davvero informatizzare il sistema, bisogna che si arrivi anche a questo passo. Rimane però il nodo informatico: se decidiamo di informatizzare tutto, è inaccettabile che ci siano blocchi continui. Sarebbe utile fare un altro passaggio, già realtà in alcune regioni: il farmacista, così come il medico, dovrebbe avere accesso al Fascicolo sanitario elettronico del paziente per vedere la storia clinica e recuperare direttamente i medicinali prescritti».
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