Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 15 Settembre 2023
Ex Reggiani, raggiunto l’accordo per la cessione dell’area. Ora l’Università
URBANISTICA. Intesa tra le due proprietà, già iniziato il confronto con Palafrizzoni. Ma Dalmine continua a dire no all’ipotesi del trasferimento d’Ingegneria. E l’orizzonte slitta a fine 2025.
«Accordo raggiunto, si procede con la parte urbanistica». Francesco Manzi, ovvero il vertice della holding che deteneva la proprietà della fu Reggiani Macchine, è lapidario. Ma anche Palafrizzoni conferma che l’intesa è stata chiusa e che ora l’interlocutore è la milanese Ags con la sua divisione Real estate che sta seguendo direttamente una vicenda che in prima battuta era stata affidata alla controllata Pessina Costruzioni. Ags nell’estate 2022 aveva acquisito la Duca Visconti di Modrone che altro non è che il settore tessile del Gruppo Inghirami, proprietario della Reggiani Tessile, ovvero l’altra metà (più della metà...) dell’area compresa tra viale Giulio Cesare e via Legrenzi, in tutto 104.950 metri quadri. L’anno prima aveva fatto altrettanto con Pessina Costruzioni, finita in concordato preventivo nel 2020.
Al lavoro sul Piano attuativo
«Risulta anche a noi che l’accordo sia stato raggiunto. La scorsa settimana abbiamo già incontrato i rappresentanti di Ags per definire il percorso» spiega Francesco Valesini, assessore alla Riqualificazione urbana di Palafrizzoni. Percorso che sfocerà in un Piano attuativo di fatto conforme sia alle previsioni del vigente Pgt (Piano di governo del territorio) che a quelle del nuovo, in itinere. E il punto d’impatto ha un nome preciso: la nuova facoltà d’Ingegneria dell’Università di Bergamo.
Qui le vicende s’incrociano e si complicano non poco. Proprio nella mattinata di giovedì 14 settembre a Dalmine c’è stato un nuovo incontro tra i vertici dell’Università con in testa il rettore Sergio Cavalieri e i rappresentanti del Comune, senza distinzioni tra maggioranza e minoranza. Perché la posizione di Dalmine è unica e nota, e lo è da sempre, da quando cioè hanno iniziato a circolare le voci su un possibile (probabile...) trasloco della facoltà: «Per noi Ingegneria deve rimanere a Dalmine, su questo non si transige» taglia corto il sindaco Francesco Bramani. Ma l’evoluzione della vicenda non pare nel senso auspicato da Bramani, anche se sul tavolo ci sono diverse questioni da risolvere e lo stesso rettore nel confronto (senza rete) del maggio scorso con il Consiglio comunale di Dalmine aveva invitato tutti a frenare sul versante dei tempi: «Tra dire, costruire e aprire passano anni» aveva detto.
In campo anche un advisor
Anche perché i nodi da sciogliere non mancano, sia economici che interni. Sul primo fronte l’Ateneo ha affidato a un advisor una ricognizione dello stato di fatto, patrimoniale e non. Un passaggio tanto più necessario alla luce dei tanti fronti aperti, dalla Montelungo (per fine mese, inizio ottobre, è attesa la proposta della milanese Redo dopo che il bando di gara di maggio è andato deserto) a via Statuto passando per il piatto forte, il trasloco da Dalmine all’ex Reggiani di Ingegneria. Tutto da valutare in termini economici e temporali.
Una partita con tante incognite, economiche, giuridiche, pure di opportunità secondo qualcuno all’interno della stessa facoltà, dove si è comunque in attesa di comunicazioni ufficiali sul futuro. O comunque sulle prossime mosse. Tanto per cominciare non è ancora noto il prezzo effettivo delle aree dell’ex Reggiani, e non potrebbe essere diversamente visto che l’accordo tra le due proprietà è arrivato da poco e che finora i contatti c’erano stati solo con Ags e non Manzi.
L’Università non vorrebbe comunque rinunciare a una presenza su Dalmine, lasciando i master post laurea, ma la soluzione non viene ritenuta adeguata dal Comune. E nemmeno l’ipotesi di concentrare negli spazi lasciati liberi dalla facoltà un polo provinciale degli Its, gli istituti tecnici superiori, un sistema formativo post diploma che sta riscuotendo molto successo e interesse. E che può contare su 1,5 miliardi di euro del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Destinati comunque allo sviluppo dei corsi e non a interventi di natura squisitamente infrastrutturale.
C’è chi a Dalmine teme che una partita così complessa possa allungare i tempi di un arrivo degli Its, mettendo a rischio la scadenza del Pnrr, seconda metà del 2026, ma tra tutte le preoccupazioni questa sembra oggettivamente la minore. Resta semmai quella dell’orizzonte temporale dello spostamento da Dalmine all’ex Reggiani della facoltà d’Ingegneria.
Il taglio della Slp e l’iter
Anche questo è un capitolo centrale di questa complessa vicenda. Palafrizzoni vorrebbe chiudere l’iter prima della scadenza naturale del mandato, ovvero la primavera del 2024. E già questo rende praticamente impossibile l’ipotesi di una operatività dei nuovi spazi per settembre dello stesso anno, come trapelato lo scorso luglio. E mai smentito da nessuno. Ma del resto c’era anche chi ha dato per certo il trasloco a settembre 2023, quindi in questi giorni, sorvolando sui vari passaggi urbanistici.
Ipotizzando una chiusura del percorso in concomitanza con la fine del Gori bis e dell’adozione del nuovo Pgt, passerà ancora qualche mese per il rilascio del permesso di costruire per tacere dei cantieri veri e propri. In sostanza almeno un paio d’anni a far data da oggi, ergo seconda metà (o fine) 2025.
La prima ipotesi di Piano attuativo prevede una riduzione della Slp (Superfice lorda di pavimento) dagli attuali 86mila metri quadri a 70mila, con l’Università che andrebbe a occuparne 40mila, compresi gli edifici progettati da Alziro Bergonzo e Giancarlo Eynard, non vincolati né sottoposti a provvedimenti di tutela. In teoria potevano persino venire abbattuti, ma nel masterplan elaborato dallo Studio De8 (inizialmente su mandato di Manzi, poi sottoscritto anche da Ags) sono diventati centrali. Così come una ricucitura con Redona, i percorsi ciclabili, la parte residenziale e le connessioni con Chorus Life. Ma i progettisti sono ancora in attesa di essere coinvolti in questa nuova fase.
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