Estorcevano denaro inviando email con finti atti giudiziari, banda sgominata

L’INDAGINE. Inviavano false «citazioni in giudizio» per reati gravissimi come la pedopornografia online, costringendo poi il destinatario a pagare una «multa». Dodici perquisizioni, le indagini partite da una finta email con il logo della Polizia postale.

Inviavano mail citando finti atti giudiziari per reati gravissimi come la pedopornografia online, costringendo poi il malcapitato a pagare una «multa» per evitare la prosecuzione del procedimento. Questo il modus operandi di un gruppo criminale con base logistica nella Bergamasca scoperto dalla Polizia nell’operazione «Polo Est».

Le indagini

A dare il via alle indagini del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica, coordinato dalla Procura di Bergamo, è stato il caso di un cittadino italiano residente in Cina.

Ritenendo autentica una delle tante finte mail con logo della Polizia Postale e addirittura la firma di un funzionario di polizia (attualmente in pensione), ha ceduto al ricatto pagando la somma complessiva di 117.500 euro, spaventato soprattutto dal reato che gli veniva contestato, quello proprio della pedopornografia. Dopo mesi di minacce e vessazioni, resosi conto dell’inganno, il malcapitato ha sporto querela presso la Polizia Postale di Milano. Le 12 perquisizioni eseguite nei confronti di altrettanti soggetti - un cittadino italiano, un senegalese e dieci nigeriani, di età compresa tra i 25 e i 54 anni - hanno consentito di rinvenire una copiosa documentazione inerente alle movimentazioni di denaro provenienti dalla vittima, nonché quelle riferibili all’attività di riciclaggio dei proventi illeciti. L’analisi dei dispositivi informatici, eseguita sul posto dai poliziotti della Polizia Postale milanese, ha riportato a galla anche le conversazioni tra gli appartenenti al gruppo criminale, nonché quelle con le vittime.

L’allerta

La Polizia di Stato in una nota tiene a sottolineare che in nessun caso comunicazioni ufficiali e notifiche di atti giudiziari o amministrativi (come, appunto, sanzioni pecuniarie) vengono effettuate utilizzando la posta elettronica, né tantomeno mediante comunicazioni telefoniche, ancorché provenienti da numeri di telefono corrispondenti a quelli reali.

«I criminali - si legge - utilizzano infatti tecniche di spoofing che permettono di modificare a proprio piacimento l’indirizzo e-mail del mittente, così come il numero di telefono chiamante. Eventuali e-mail recanti loghi araldici della Polizia di Stato e/o di suoi reparti specialistici, da soli o associati a quelli di altre autorità, sono da ritenersi assolutamente false e, come tali, inviate con finalità fraudolente o comunque illecite».

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