Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 12 Luglio 2024
Elementari e medie, smartphone banditi: presidi e docenti plaudono, genitori critici
ELIMINATE LE DEROGHE. L’ultima indicazione dal ministro Valditara: l’uso è vietato anche per fini didattici. E si raccomanda il ritorno al diario cartaceo. Gli insegnanti approvano: «Così si impara a pianificare il tempo».
Stop all’uso degli smartphone personali in classe alle elementari e medie, anche per fini didattici. È il contenuto della nuova circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che annulla così l’unica deroga rimasta che prevedeva l’utilizzo del cellulare con scopo didattico (il divieto di tenerli a scuola, infatti, è in vigore da quindici anni).
Dirigenti concordi sul fatto che sia difficile controllare in che modo vengono usati i device personali
In Bergamasca l’opinione di dirigenti scolastici, referenti dei comitati genitori e docenti si divide. I presidi paiono essere favorevoli all’ultima indicazione del Ministero, concordi sul fatto che sia difficile controllare in che modo vengono usati i device personali. La scelta, quindi, di eliminarli tout court è fondata. «Sono d’accordo, vista l’età dei bambini – dice Sonia Claris, dirigente dell’Istituto comprensivo Donadoni di Bergamo – . Dai 6 ai 14 anni gli alunni devono concentrarsi e non essere distratti dai social dove, inevitabilmente, finiscono anche durante le ore di lezione. Il loro uso sfugge al controllo dei docenti. E i ragazzi sono costantemente attirati da Internet, richiamati, spesso, anche dalle notifiche rimaste accese. Una continua distrazione che allontana anche la conoscenza del mondo nella sua corporeità».
«Non utilizzarlo in classe per scopi didattici consente di evitare un abuso dello strumento»
Per le attività didattiche e lo sviluppo delle competenze digitali restano i tablet e computer a dotazione delle scuole. «Sono adeguati per lo scopo didattico che si vuole raggiungere – aggiunge Donatella Piccirilli, dirigente dell’Ic I Mille di Bergamo – Il device personale non è necessario. Non utilizzarlo in classe per scopi didattici consente di evitare un abuso dello strumento che non sempre si riesce a controllare, e che può far arrivare anche ad episodi spiacevoli, come la realizzazione di video a docenti o a compagni senza consenso e la pubblicazione sui social».
Utilizzo improprio
Un utilizzo improprio constatato anche da diversi docenti. «Bisogna insegnare agli studenti ad usare il digitale. Molto spesso non sono capaci e questo comporta un uso inappropriato e, spesso, anche un pericolo per quello che possono fare, senza che ne siano consapevoli. E un pericolo anche per l’apprendimento. Mi è capitato anche di trovare un ragazzo che stava scrivendo un tema con l’Intelligenza artificiale», fa presente Cinzia Perziano, docente della scuola secondaria di primo grado. «La tentazione di fare una foto, rispondere a una notifica, condividere sui social, è forte per gli adulti, a maggior ragione per un ragazzino – le fa eco la collega Marzia Rota – . Mi sono capitate esperienze di “meme” creati con il volto di docenti e alunni senza consenso o registrazioni fatte abusivamente. Meno entrano a scuola con i cellulari, meglio è».
«Il rischio è emettere una condanna contro il cellulare senza lavorare sull’educazione e l’uso consapevole»
Ogni caso, ovviamente, è a sé e non tutti gli studenti sono uguali. Ci tiene a rimarcarlo la docente Vera Genovese: «Non c’è una situazione fuori controllo. Negli anni di utilizzo in classe per scopi didattici del proprio smartphone non ho rilevato difficoltà. Il rischio è emettere una condanna contro il cellulare senza lavorare sull’educazione e l’uso consapevole dello strumento, mettendo da parte lo scopo educativo che può avere».
Ritorno al diario cartaceo
Nella circolare Valditara raccomanda anche il ritorno al vecchio diario cartaceo che, negli ultimi anni, soprattutto alle medie, è stato sempre meno usato visto che i compiti e tutte le informazioni sono contenute nel registro elettronico. «Il testo rivaluta la buona prassi relativa all’utilizzo del diario. Credo che, affiancato al registro elettronico, valorizzi l’autonomia, abitui l’alunno a pianificare il proprio tempo e i propri impegni e a focalizzare le attività da svolgere, facilitando le abilità legate anche alla memorizzazione», dichiara Maddalena Dasdia, dirigente scolastico Ic De Amicis.
Dello stesso avviso è anche la collega Donatella Piccirilli: «Ritornare al diario non è male. Non lo dico con fare nostalgico, ma avere la responsabilità di scrivere i propri compiti aiuta nell’autonomia». Tornando ai cellulari, divieto sì, ma senza tralasciare la formazione. «Sensibilizzando i minori sul corretto utilizzo della tecnologia e rendendoli consapevoli su eventuali usi impropri. Affinché tutto ciò accada, è necessaria l’alleanza educativa con le famiglie», precisa Dasdia.
Critici i genitori
Ad avere maggiori timori nei confronti della nuova circolare sono i genitori. «Un’indicazione come questa venuta dall’alto fa venire meno la responsabilità genitoriale – dice Carlo Stracquadaneo, presidente del Comitato genitori de “I Mille” e referente per la Bergamasca della rete “Patti digitali” –. Il rischio, inoltre, è che venga a crearsi una separazione tra il tempo passato a scuola, visto come luogo delle restrizioni, e in famiglia, come spazio della libertà in cui viene concesso tutto. Come l’uso del cellulare. Questo si scontra con gli schemi educativi che devono fondarsi su un patto tra scuola e famiglia. In più, anche se la scuola ha tutti gli strumenti necessari, spesso non bastano. E gli smartphone sono strumenti preziosi anche per chi ha disturbi cognitivi: nelle app presenti sul proprio smartphone si trova un valido aiuto per farsi comprendere».
«Così facendo la scuola si impone e si sostituisce a quello che dovrebbero fare i genitori stessi, invadendo la responsabilità genitoriale»
Anche Marco Signanini del Comitato genitori dell’Ic Mazzi invita ad andare cauti sul tema: «Così facendo la scuola si impone e si sostituisce a quello che dovrebbero fare i genitori stessi, invadendo la responsabilità genitoriale. Avrei preferito un approccio più dolce. Dopotutto lo smartphone può servire in molte occasioni, come durante le attività didattiche fuori dalla scuola».
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