Droga, lo spaccio ora è su Telegram

Chat aperte da ignoti e poi rapidamente chiuse propongono consegne a domicilio in città. I pagamenti avvengono in bitcoin e c’è anche un dettagliato «listino prezzi». Indagano le forze dell’ordine.

L’«erba» varia dai 45 euro per cinque grammi di «AK-47» ai quattromila per mezzo chilo di «Super puzzola». L’hashish dai 30 euro per due grammi ai 570 euro per 30 grammi di «Banana kush». Dieci pezzi di allucinogeno Lsd costano 100 euro, un etto di ketamina 1.400 euro. Poi c’è la cocaina, venduta a 350 euro per cinque grammi di quella «88% colombiana», oppure a 250 euro per lo stesso quantitativo di polvere «75% peruviana», mentre due grammi di coca «96% boliviana» vengono venduti a 180 euro. Il prezzario, ovviamente del tutto illegale, arriva da alcune chat di Telegram siglate «Bergamo», dove si sono trasferiti, dal primo lockdown per la pandemia (ormai due anni fa) in avanti, i pusher.

La nuova frontiera

E l’app di messaggistica più amata dai No vax – perché si ritiene sia meno controllata rispetto, per esempio, a Whatsapp – rappresenta l’ultima frontiera dello spaccio on line. Non più il dark web, la parte più oscura di internet, dove non vigono le regole dei browser usati da chiunque. E dove, complice una certa impunità, pure continua a esserci un (pare) florido mercato parallelo (a quello della strada) di sostanze stupefacenti, così come quello di farmaci, armi, esplosivi e altro materiale assolutamente illegale. I pusher 3.0 sembrano ormai preferire Telegram: più accessibile e meno complesso del dark web. Anche perché le chat vengono aperte e chiuse in tempi molto rapidi, rimbalzano a diversi destinatari e venditori. Anche perché, se da un lato la chat per la vendita della droga si possono comunque rapidamente intercettare – a volte è sufficiente il passaparola –, dall’altro non è ben chiaro – anzi non lo è per nulla – chi vi sia dietro. E se l’eventuale acquisto di droga via chat sia reale – chiariamo subito: si tratta ovviamente di un reato – e non nasconda una truffa, oppure un tentativo di estorsione: uno specchietto per le allodole, una nuova tecnica per fare soldi facili senza in realtà spedire alcunché. Come era avvenuto, l’anno scorso, per un giro di Green pass tarocchi promessi a novax, che avevano sborsato centinaia di euro per poi appurare che si trattava di una truffa. Paradossalmente i truffati si erano rivolti alle forze dell’ordine: «Il Green pass falso che ho comprato su Telegram non mi è mai arrivato», avevano denunciato. Più difficile lo facciano gli acquirenti di droghe, benché i costi (e dunque i soldi eventualmente andati perduti) siano ben più elevati, anche se in linea con i prezzi su strada delle stesse sostanze.

Pagamenti in bitcoin

I pagamenti sono richiesti esclusivamente in bitcoin (tranne per le modiche quantità, per le quali è accettato anche il PayPal): una volta saldato il conto e inviata la prova dell’avvenuto pagamento – viene assicurato sulla chat di Bergamo – si ha l’assicurazione del pusher di ricevere all’indirizzo che si ha indicato (in città) lo stupefacente ordinato entro due ore al massimo. L’impressione è che la consegna venga effettuata direttamente da chi gestisce lo spaccio, in pacchetti anonimi le cui confezioni simulano quelle, ormai diffusissime, di Amazon: «Se preferisci che il tuo pacco venga spedito, faccelo sapere – precisa infatti, quasi orgoglioso, il venditore –. È così che lavoro, nessun contrassegno». In un altro canale sempre riferito a Bergamo viene proposta anche la spedizione via posta (senza tracciamento) e pure via raccomandata (con firma alla consegna) o posta espressa: «Tutti gli ordini vengono spediti il giorno successivo all’ordine, esclusi i fine settimana», viene precisato, come per un qualsiasi negozio on line. In alcuni canali vengono venduti illegalmente anche psicofarmaci e ansiolitici, come il metilfenidato (100 euro per dieci pillole, 150 per venti), la prometazina e il diazepam (100 euro per venti pillole e 150 per trenta). Le chat sono corredate da fotografie e anche video molto dettagliati dei vari tipi di droga in vendita, ma anche su questo aspetto appare quantomeno complesso capire se si tratta di foto e filmati genuini, oppure recuperate da chissà dove.

Forze dell’ordine in campo

Il tutto, dunque, avviene nella massima libertà? Assolutamente no: anche Telegram, così come il resto del web e delle app viene costantemente tenuto sotto controllo dalle forze dell’ordine, in particolare dalla polizia postale. Che ha scoperto che questi venditori si fanno pubblicità inserendosi in canali Telegram di giovani, o comunque dove potrebbero esserci persone potenzialmente interessate – ragazzi per il fumo o professionisti per la cocaina – e, sotto falsi nomi del tutto fantasiosi, pubblicano dei link che rimandano alle chat – o «stanze private» di messaggistica istantanea, che fanno leva sulle crittografie – con i listini. Difficile stabilire quali siano truffe e quali nascondano veri spacciatori: queste ultime, secondo le forze dell’ordine, sono gestite dalle mafie. I canali delle chat pubbliche – aperte e chiuse con ritmi frenetici – sono di fatto visibili a tutti, mentre la compravendita avviene in privato, direttamente tra venditore e acquirente. E, per questo, sono più difficili da intercettare anche per le forze dell’ordine.
Talvolta soltanto quando un pusher viene pizzicato mentre consegna il pacchetto a chi lo ha comprato emerge che l’acquisto era stato fatto on line. E allora si risale a tutta la filiera, ma spesso a quel punto la chat originaria è già stata prontamente cancellata.

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