Droga, l’allarme della Dia: «Nella Bergamasca l’ascesa di clan criminali albanesi»

LA RELAZIONE. L’Antimafia: «I nuovi gruppi hanno saputo radicarsi sul territorio collocando grossi quantitativi». Nella Bassa le raffinerie.

«Follow the drug». Nel mondo 4.0, è ancora questa la vena aurifera da cui clan vecchi e nuovi estraggono le proprie ricchezze: la droga, di tutti i tipi. Ma è ricostruendo le filiere del narcotraffico che matura una nuova geografia del crimine, anche in Bergamasca: perché se la ‘ndrangheta resta la mafia più solida, il cui radicamento affonda in una presenza ormai lunga mezzo secolo nell’intera Lombardia, gli ultimi anni consegnano l’ascesa di altri gruppi.

A fianco dell’ndrangheta e la camorra anche in Bergamasca ha assunto maggior peso la criminalità albanese

Inciso nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) pubblicata nei giorni scorsi c’è un passaggio che fotografa plasticamente quest’equilibrio criminale. «Nelle province di Brescia e Bergamo – scrivono gli investigatori – oltre agli insediamenti di clan di ‘ndrangheta e di camorra, si affiancano gruppi stranieri dediti principalmente al traffico di stupefacenti, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina e alla commissione di reati predatori». E «la criminalità albanese, in particolare», annota la Dia, «risulta aver progressivamente assunto un maggior peso criminale nella gestione del traffico di stupefacenti». Basta mettere in fila le inchieste per coglierlo.

Il report della Dia è riferito al primo semestre del 2022 e, per la Bergamasca, parte da un’indagine in particolare, nome in codice «Fontanella 2019».

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