Droga e benefici ai detenuti del carcere di Rebibbia, indagini fino in Bergamasca

Le forze dell’ordine hanno scoperto un sistema illecito, all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 che opera nel carcere di Rebibbia, per far ottenere ai detenuti, attraverso certificazioni false, misure alternative ai detenuti. A promuoverlo uno psicologo. Per questo filone dell’indagine i carabinieri assieme alla polizia penitenziaria hanno eseguito quattro misure cautelari. Altre 28 persone sono state colpite da misure cautelari per detenzione e associazione finalizzata al traffico di droga.

Ordinanze di custodia anche in Bergamasca

In azione ci sono circa 300 carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Frascati e dei Comandi dell’arma territorialmente competenti, nelle province di Roma, Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e anche Bergamo: secondo quanto comunicato da Ansa i militari stanno eseguendo le ordinanze di custodia. Una, insieme al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, nei confronti di 4 persone, 2 ai domiciliari e 2 destinatari della misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno perché accusati, a vario titolo, dei reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, falsità ideologica, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Per quanto riguarda la Bergamasca, nella notte i carabinieri di Clusone hanno arrestato un cittadino albanese residente ad Endine Gaiano.

Lo psicologo ai domiciliari

A finire ai domiciliari lo psicologo del Ser.D. considerato promotore del sistema illecito che, attraverso false attestazioni, puntava a far ottenere misure alternative ai detenuti.

Dal carcere attività legate al traffico di droga

L’altra indagine, che ha portato all’emissione di un’ordinanza nei confronti di 28 persone, è scattata dal monitoraggio all’interno del carcere di Rebibbia di un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano che, si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo del Ser.D. E’ stato accertato che il narcotrafficante, anche se in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati (solo uno dei due arrestato), incaricati di trasmettere messaggi e direttive all’esterno, abbia continuato a promuovere un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nella Capitale