Dopo un secolo e mezzo cala il sipario sullo scalo merci di Bergamo: partito l’ultimo treno

IN CITTÀ . Il convoglio ha lasciato la stazione alla volta della Svezia. La Bergamasca resta ora senza un’infrastruttura dedicata al trasporto su ferro.

L’ultimo container è stato posato sui vagoni intorno all’ora di pranzo. Ne restano alcune decine, vuoti, che saranno sgomberati entro un mese. Il locomotore ha agganciato il convoglio lunedì 4 settembre, intorno alle 15.30 e lo ha trainato fino in stazione dove i 16 vagoni sono stati ispezionati, come da prassi, prima della partenza alla volta di Treviglio, Verona e il passo del Brennero. Arriveranno mercoledì mattina nel nord della Svezia, per non rientrare più a Bergamo.

Come si è arrivati alla chiusura dello scalo merci

Dopo un secolo e mezzo di onorato servizio (e qualche anno di proroghe) è calato il sipario sullo scalo merci della città. Il capoluogo e la sua provincia perdono uno snodo importante per il trasporto del materiale delle aziende bergamasche e del resto della Lombardia, senza sapere quando né dove aprirà il prossimo. C’è sul tavolo l’ipotesi Cortenuova e con essa la proposta di Msc e Gruppo Vitali, partner nella società Csf srl (Cortenuova Freight Station), per un investimento di 300 milioni di euro, con una parte pubblica da 60 milioni, su un’area di 350mila metri quadrati, sia per lo scalo merci che per il polo intermodale. «Serve fare presto», hanno ripetuto in questi giorni i rappresentanti delle istituzioni – che ieri non hanno più voluto intervenire sulla vicenda – ma l’intesa auspicata è ancora di là da venire.

L’amarezza degli operatori

Ad assistere alla partenza dell’ultimo treno, c’erano i titolari delle due aziende che negli ultimi decenni hanno operato sullo scalo merci della città, Andrea Callioni per Cisaf e Roberto Todisco per Lotrafer. Nelle loro parole c’è amarezza e anche un pizzico di rabbia: «Sono dispiaciuto, perché siamo qui da 60 anni e perché non si è mai riusciti a trovare una soluzione – dice Callioni –. Non si può demandare al privato la realizzazione di un’infrastruttura che ha una valenza pubblica. Noi abbiamo fatto la nostra parte: abbiamo portato sul tavolo almeno 2-3 soluzioni concrete, ma non se n’è mai fatto nulla». «D’ora in poi si viaggerà molto di più sulle strade, con costi ed inquinamento destinati a crescere», dice Roberto Todisco. L’ultimo treno di Lotrafer, che si occupava perlopiù di trasporti eccezionali, è partito settimana scorsa per la Svizzera con a bodo un trasformatore da 120 tonnellate.

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