Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 24 Agosto 2022
Dopo il caso alla punta Scais, parlano gli esperti: «Il rischio frane c’è sempre, occorre prudenza»
Montagna. Valoti (Cai): bisogna muoversi con la giusta attrezzatura; Oprandi (guida alpina): occorre osservare l’ambiente.
Montagne più o meno friabili esistono da sempre. Quello che è cambiato è il numero di persone che le frequentano, aumentando le probabilità che si possano verificare incidenti. «L’importante – avverte il presidente del Cai di Bergamo, Paolo Valoti – è muoversi con consapevolezza e prudenza. Usare la testa. In montagna le condizioni cambiano velocemente. È consigliabile, chiedere informazioni in tempo reale sullo stato di salita delle vette ai rifugisti, alle guide alpine o agli istruttori del Cai».
I recenti incidenti, l’ultimo in ordine di tempo alla punta Scais, dove un’improvvisa scarica di pietre ha colpito un escursionista bergamasco impegnato in un’arrampicata sulle Alpi Orobie, riporta in primo piano la friabilità di alcune pareti rocciose: «Ci sono montagne più solide, come la Presolana, il pizzo Coca, il pizzo Recastello e la cresta Cabianca – continua Valoti – e altre decisamente meno. Tra queste il Pizzo del Diavolo, la cima del Gleno, il pizzo Porola e proprio lo Scais. Lo stesso Antonio Baroni che aveva completato per primo la salita in vetta, aveva raccontato di essersi tolto gli scarponi e aver camminato a piedi nudi per aumentare la presa al terreno friabile. Parliamo comunque di cime tutte per escursionisti esperti, che devono muoversi con la giusta attrezzatura e in grado di capire dove possono salire, sempre con la giusta attenzione e concentrazione. Tutti gli altri, famiglie e giovani appassionati, devono essere molto prudenti. I rifugi si possono raggiungere in sicurezza, mentre gli itinerari oltre necessitano di maggiore esperienza». Una friabilità che esiste da sempre e che non è da collegare ai cambiamenti climatici in atto, al surriscaldamento e all’eccezionalità di questa stagione, che però incidono sullo scioglimento dei ghiacciai ad alte quote, e, nel caso delle Orobie, sull’assottigliamento delle vedrette, preziosi magazzini di acqua solida: «La riduzione delle masse del ghiaccio non ha un’influenza diretta sulla roccia - continua il presidente del Cai - ma venendo meno una sorta di contrappeso è evidente che possano esserci modifiche nella stabilità della parete».
La friabilità esiste da sempre e non è da collegare ai cambiamenti climatici in atto, al surriscaldamento e all’eccezionalità di questa stagione, che però incidono sullo scioglimento dei ghiacciai ad alte quote, e, nel caso delle Orobie, sull’assottigliamento delle vedrette, preziosi magazzini di acqua solida
Importante l’attrezzatura
Nessun allarmismo, quindi, ma sempre prudenza, calzature e abbigliamento adatti. Perché la montagna è un ambiente naturale dove il pericolo non è mai azzerato: «Non è un parco divertimenti dove sali sulla giostra con la cintura di sicurezza – interviene la guida alpina Michelangelo Oprandi -. È importante conoscerla e allenarsi a percepirla. Nessuno potrà mia dirci con certezza se un masso cadrà o meno. Anche le persone stesse, camminando, o gli animali, muovono le pietre. Bisogna conoscere la morfologia del territorio, osservare l’ambiente e tenere gli occhi ben aperti». E adottare comportamenti sostenibili nella nostra quotidianità, partendo dalle generazioni più giovani: «Gli incidenti ci sono sempre stati – conclude Oprandi -. I massi sono sempre caduti. Ora le montagne sono frequentate ogni giorno dell’anno ed è più facile che qualcuno possa farsi male. Ma ricordiamoci che gli effetti del cambiamento climatico sono in atto da tempo, però ce ne accorgiamo solo quando si verificano episodi gravi. Eppure il rischio in montagna c’è oggi, come esisteva ieri o esisterà domani. Parliamo di un ambiente dove le condizioni possono ribaltarsi nel giro di poche ore. Bisogna informarsi e saper rinunciare anche a escursioni già programmate se le condizioni non sono più sicure».
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