Delitto di via Novelli, il giovane in isolamento in attesa di essere trasferito

Inoltrate le pratiche per spostare Alessandro Patelli in un altro carcere, ma non sarà facile per i problemi di sovraffollamento.

Le pratiche per il trasferimento di Alessandro Patelli in un altro carcere sono state inoltrate, ma sono diverse le incognite da risolvere prima che possa lasciare il penitenziario di via Gleno. Innanzitutto, il diciannovenne dovrà stare in isolamento sanitario per dieci giorni, misura stabilita per tutti i nuovi carcerati. Terminato questo periodo, bisognerà vedere se nel frattempo si sarà trovata una struttura disponibile ad ospitarlo. I problemi di sovraffollamento sono noti a tutti e riguardano non solo il carcere di Bergamo dove, al 31 gennaio, i reclusi presenti erano 480 a fronte di una capienza regolamentare di 315. Mercoledì, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto per omicidio davanti al gip Maria Beatrice Parati, il giovane giardiniere aveva riferito di essere stato minacciato di morte da un detenuto tunisino.

Giovedì mattina il pm Paolo Mandurino ha dato il nullaosta al trasferimento, allegando alla direzione penitenziaria il verbale dell’interrogatorio. Le pratiche sono partite subito, ma al momento non c’è certezza sui tempi e sul luogo in cui Patelli sarà trasferito. Per i familiari sarebbe più comodo un carcere non troppo lontano da Bergamo, così da fargli visita più facilmente.

La direzione del carcere di via Gleno ha comunque da subito adottato tutte le cautele per fare in modo che, dopo le minacce di morte ricevute, non possa più avere contatti con i tunisini. Sono momenti di grande apprensione per i familiari del ragazzo, i genitori e il fratello maggiore, che non hanno ancora potuto vederlo da quando è stato arrestato.

L’avvocato del diciannovenne, Enrico Pelillo, aveva chiesto i domiciliari ma il gip li ha negati alla luce della possibilità di reiterazione del reato, della pericolosità del giovane «incapace di controllare i propri impulsi» e del fatto che sarebbe stato lui a provocare Marwen Tayari, il tunisino di 34 anni che ha colpito e ucciso con sei coltellate, senza quindi avere agito per paura e per difesa come invece ha dichiarato. L’avvocato potrebbe ora presentare ricorso al Tribunale del Riesame.

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