Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 10 Marzo 2021
Decessi raddoppiati in 3 settimane
Covid, Lorini: «Correre coi vaccini»
Dalle 11 vittime tra il 17 e il 23 febbraio si è passati alle 20 dei 7 giorni appena trascorsi.
Sono come i cerchi disegnati dal sasso che infrange lo stagno. Prima l’una e poi l’altra onda, al rialzo dei contagi segue quello dei decessi. Anche in questa terza ondata l’indicatore più drammatico, quello delle vite spezzate dal Covid, ha preso ad alzarsi un bollettino dopo l’altro. L’allarme lo disegna l’andamento del trend sia in Bergamasca sia in Lombardia, però con una sensazione che è forse più una speranza: l’inizio della campagna di vaccinazione sui soggetti più fragili, da inizio gennaio gli anziani nelle Rsa e dal 18 febbraio gli over 80, potrebbe frenare l’impatto. Proprio per questo, è quantomai fondamentale accelerare ed estendere l’immunizzazione a una platea ancora più ampia.
I numeri, la stella polare da un anno a questa parte, indicano che nell’ultima settimana in provincia di Bergamo si sono registrate 20 vittime ufficiali per Covid, contro le 14 della settimana precedente (24 febbraio-2 marzo, +42%), dunque sono cresciuti quasi della metà, e sono praticamente il doppio delle 11 vittime della settimana ancora precedente (17-23 febbraio), certo con valori assoluti incomparabili a ciò che accadeva un anno esatto fa.
Gli ultimi giorni, comunque, hanno segnato tristi valori a cui Bergamo non era più abituata: se il dato di ieri è stato contenuto a una sola vittima, lunedì i decessi per coronavirus – secondo i dati della Regione – sono stati 5, domenica altri 3, e altri 4 sia sabato sia venerdì. In Lombardia gli ultimi sette giorni hanno portato a 370 vittime (56 solo ieri), contro i 304 della settimana precedente (+21%) e i 278 di quella ancora precedente; a Bergamo, in proporzione, si è corso più velocemente del trend regionale. È l’inevitabile conseguenza della recrudescenza del Sars-CoV-2 nella macchia del contagio allargatasi tramite le varianti: più contagi ci sono, più decessi si vedranno.
«In questo momento la percentuale di mortalità determinata dal virus è assolutamente sovrapponibile alla percentuale della prima ondata, forse lievemente meno», premette Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza e Area critica del «Papa Giovanni» di Bergamo. Ancora una volta, gli anziani restano le persone più esposte al rischio: «Sui 100 mila morti causati dal Covid – spiega il primario, ricordando la tragica cifra appena segnata a livello nazionale -, circa 92 mila sono over 70. Sono queste le persone che ancora oggi sono più a rischio. Nelle terapie intensive l’età media era di 65,2 anni nella prima ondata ed è rimasta a 65,2 anche nella seconda ondata, è il dato che si ricava dall’analisi su tutta la Lombardia: in totale in questi reparti dall’inizio dell’emergenza sono stati trattati più di 9 mila pazienti, un numero enorme. Se si guarda al profilo anagrafico e alle comorbilità c’è una grande continuità, si fa fatica a distinguere le due ondate. Ma la sensazione, anche se non è un dato così forte, è che ora stia succedendo la stessa cosa che dichiarai a fine marzo 2020: in terapia sta arrivando gente giovane, anche 40enni».
La media mobile
Se si prende come indicatore la media mobile, lo strumento d’analisi che permette di «addolcire» le oscillazioni quotidiane, la Bergamasca è ora tornata su un trend di 3 decessi quotidiani per Covid: era a 2 fino al 5 marzo ed era stata stabilmente tra 1 e 0 nel periodo 22 gennaio-12 febbraio. Dal 4 febbraio ha invece iniziato a correre la media mobile dei contagi, e appunto nove giorni dopo ha registrato il primo balzo la curva dei decessi. I valori, va detto, restano non paragonabili con la tragedia vissuta nella primavera del 2020, ma dietro ogni numero c’è una biografia. Nella seconda ondata, il metro più attendibile per misurare quel che potrebbe accadere nelle prossime settimane, il picco di decessi bergamaschi si ebbe tra 30 novembre e 6 dicembre (una media di 5 vittime al giorno), mentre l’apice dei contagi si toccò il 10 novembre: dunque il «cuscinetto» tra i due apici è attorno alle tre settimane; se il nuovo picco dei contagi è ipotizzato da diversi osservatori attorno al 15 di marzo, quello dei decessi potrebbe essere a inizio aprile. Il dato complessivo della Lombardia indica invece ora una media di 56 decessi giornalieri, all’interno di una crescita che s’è innescata dopo il 20 febbraio (si era a quota 35 quel giorno); nella replica autunnale del virus la scalata dei contagi raggiunse il massimo il 13 novembre (+8.806 casi, sempre secondo la media mobile) e quella dei decessi il 3 dicembre (202 decessi di media mobile), anche qui a una distanza attorno alle tre settimane. Rispetto alla progressione di novembre, però, ora il ritmo con cui la traiettoria si alza pare più lento.
L’arma in più, a differenza delle due precedenti tempeste, è il vaccino: «Se una grossa fetta di over 65-70 viene vaccinata, ci aspettiamo una grossa discesa della curva di mortalità e dell’ospedalizzazione nei reparti di terapia intensiva», sottolinea Lorini. È proprio in questa fase che non si può sbagliare, e sul tema il primario lancia un messaggio forte: «Occorre accelerare, bisogna dirlo chiaramente. Non possiamo perdere nemmeno un’ora. Non dico un giorno: un’ora – ribadisce Lorini -. Non si possono lasciare milioni di dosi nei frigoriferi: si sta giocando una partita troppo importante. Diano queste dosi agli ospedali e a tutte le strutture che possono utilizzarle per mettere in sicurezza la popolazione».
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