Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 18 Luglio 2024
Dalle due tribune del 1928 al Gewiss, ecco come lo stadio ha cambiato volto
AMARCORD. Nell’estate di 40 anni fa l’eliminazione della pista d’atletica e l’ampliamento a oltre 43.500 posti. Dall’inaugurazione con il regime alle nuove curve, prima metalliche poi in cemento, fino alla cessione all’Atalanta.
Dal Brumana al Gewiss Stadium fatto e finito passando per quella trasformazione di giusto 40 anni fa che ha fatto dell’impianto di viale Giulio Cesare qualcosa di esclusivamente dedicato al pallone. Sì, perché fino all’estate del 1984 intorno al terreno di gioco c’era anche una pista d’atletica non molto usata in verità, negli ultimi anni soprattutto per l’arrivo del prestigioso Trofeo Baracchi di ciclismo. Ma la promozione in A dell’Atalanta guidata da Nedo Sonetti obbliga il Comune a scelte radicali, anche sulla scorta della pressione dei tifosi: ergo, lo stadio va sistemato come meglio possibile.
E qui serve fare qualche passo indietro, cominciando da quel 1928 che vede il termine dei lavori dell’impianto nella sua primissima versione, quasi basica ma arrivata ai giorni nostri. Per capirci, la tribuna centrale è ancora molto simile all’originale almeno nella parte esterna, nella copertura e nella maggior parte delle gradinate. Con il passare degli anni si è intervenuto rimuovendo quelle in legno della parte sottostante e poi le versioni successive fino all’attuale «pitch view» realizzato nell’estate 2015. Primo pezzo di quello che ora chiamiamo «Gewiss Stadium», ma all’epoca ancora di proprietà comunale. Sul versante opposto di originale resta la facciata (vincolata) di quella che ora chiamiamo «Rinascimento», ovvero gli spalti che si affacciano su viale Giulio Cesare.
Due tribune (made in Italcementi) e stop, questa la prima versione dello stadio progettato dall’ingegner Luigi De Beni per una capienza ufficiale di 12mila spettatori. Alla prima partita ufficiale del 1° novembre 1928 se ne contano però 15mila che vedono l’Atalanta battere 4-1 la Triestina. A colpire è la copertura a sbalzo di 13 metri della tribuna centrale che dopo 96 anni è ancora lì da vedere. Un intervento giudicato avveniristico per l’epoca e per giunta inserito in un complesso di 35mila metri quadrati che comprendeva la pista d’atletica (ma c’era chi l’avrebbe voluta per le bici...), le piscine e pure i campi da tennis. Insomma, a Bergamo la tanto agognata Cittadella dello sport era già realtà quasi un secolo orsono. E per costruirla era bastato un anno scarso di lavori.
IL «Brumana» e il rugby
A ribadire il carattere multisportivo della struttura, poche settimane dopo la prima partita ne viene giocata una di rugby tra l’Ambrosiana Milano e una squadra di Bucarest, ma tecnicamente l’inaugurazione dello stadio è celebrata il 23 dicembre 1928 in occasione di Atalanta-Dominante, squadra di Cornigliano nel genovese, e soprattutto alla presenza di Augusto Turati, segretario del Partito nazionale fascista. Lo stadio viene dedicato a un eroe del regime, Mario Brumana, valdimagnino morto nel 1922 in quel di Gallarate, il maestoso viale che conduce all’impianto alla Regina Margherita.
Dopo la guerra il nome viene cambiato in un più neutro «Comunale», mentre per il viale la scelta cade su Giulio Cesare, ma cambia assolutamente la prospettiva dell’impianto che si dimostra inadeguato alla sempre maggiore presenza di tifosi. Si decide così di costruire un parterre di tribuna e soprattutto due curve in tubolari Ceta, basse ma sufficienti a dare un senso quasi compiuto alla struttura e soprattutto a portare la capienza a 25mila posti.
Nel 1958 viene inaugurata la nuova Sud in muratura, quella demolita nel giugno dell’anno scorso dopo 65 anni d’onorato servizio. La Nord cade invece sotto i colpi delle ruspe nell’estate del 2019, ma per il suo completamento si era dovuto attendere il 1971. Fino a quell’anno erano stati realizzati solo due terzi del settore, mancava la parte verso la tribuna centrale dove c’erano ancora le piscine. Realizzato il complesso dell’Italcementi e promossa in A l’Atalanta si decide di chiudere il (semi)cerchio, ma c’è un problema, il Comune non ha i soldi necessari. Ci pensa così il presidentissimo Achille Bortolotti a mettere sul tavolo un centinaio di milioni di lire come anticipo delle spese d’affitto e di altri oneri accessori. Nell’autunno del 1972 anche la curva Nord è così terminata.
La promozione della banda Sonetti
Questo assetto resta invariato per 12 anni, un ovale tutto in cemento, una sola tribuna coperta e la pista d’atletica. Anche quando l’Atalanta fa il suo ritorno nella massima serie nel 1977 la capienza è indicata a 40mila spettatori, ovviamente tutti in piedi e senza gli standard attuali.
Da lì al 1984 le cose però cambiano e quando la banda Sonetti vince trionfalmente il torneo cadetto lo stadio (non ancora «Atleti Azzurri d’Italia», la ridenominazione arriverà nei primi anni ’90) non è più adeguato a quello che ai tempi era il più bel campionato del mondo. E lo era per davvero. Dal resoconto del dibattito in Consiglio comunale si evince che la capienza era scesa a 32mila posti e che «con una spesa di 700 milioni di lire ne verranno ricavati 10mila in più».
Come è presto detto, facendo sparire la pista d’atletica innanzitutto e poi con un «prolungamento delle tribune di curva e della curva (la gradinata di viale Giulio Cesare - ndr) mediante il quale si ricaveranno nuovi posti in piedi e posti a parterre con la formazione di gradoni in parte interrati». Un progetto di Silvio Magni che contempla la realizzazione di «una tribuna da 2mila posti a sedere davanti a quella coperta». Che «verrà adibita tutta a posti numerati divisi in tre settori». Quella scoperta «verrà allargata mediante lo spostamento delle barriere di divisione». In questo modo «la capienza dello stadio raggiungerebbe 43.575 posti». Contro l’Inter nella mitica prima di campionato della stagione 1984-85 sugli spalti saranno in 43.640. I lavori partono subito dopo l’ultima partita di B contro la Sambenedettese e si concludono a fine agosto, nel frattempo si contano ben 17.740 abbonati.
Il definitivo restyling
In sostanza quello stadio rimesso più o meno a nuovo nell’estate di 40 anni fa (conservando le tribune in cemento e aggiungendoci quelle metalliche) resiste fino al suo acquisto da parte dell’Atalanta, tranne la Giulio Cesare che viene sistemata e coperta nel 1991 durante la presidenza Percassi I. Poi dopo decenni di progetti per un nuovo impianto (in ogni dove) puntualmente finiti nel cassetto, il ritorno dei Percassi coincide con il restyling completo del vecchio stadio di viale Giulio Cesare su progetto dello Studio De8.
Nel 2015 si parte con il già ricordato «pitch view», nel 2017 l’impianto diventa di proprietà nerazzurra (con una società ad hoc), due anni dopo viene realizzata la nuova Nord, nel 2020 in pieno Covid risistemata la Giulio Cesare - ora Rinascimento - e nell’estate 2023 partono i lavori della Sud. Che verrà inaugurata alla quarta giornata del prossimo campionato, a metà settembre contro la Fiorentina, quando lo stadio svelerà il suo nuovo e definitivo volto, 96 anni dopo l’inaugurazione e a 40 da quella calda estate del 1984.
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