Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 17 Gennaio 2025
Dal latino alle medie alle poesie a memoria: scuola divisa sulle novità
IL DIBATTITO. Docenti e presidi commentano le indicazioni di Valditara: «Opportunità per sviluppare competenze». «No, un ritorno al passato».
Fanno discutere anche a Bergamo le nuove indicazioni sui programmi ministeriali di scuole elementari e medie anticipati dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Dal ritorno del latino alle medie (dalla seconda media, un’ora a settimana, a scelta delle famiglie) alle modifiche del programma di storia, con una maggiore attenzione alle vicende che riguardano l’Italia, l’Europa e l’Occidente, passando per il potenziamento dello studio mnemonico di poesie e testi letterari sin dalla scuola elementare: queste le principali novità che animano il dibattito, pur considerando che gli esperti del ministero sono ancora al lavoro e che l’entrata in vigore delle riforme avverrà non prima dell’anno scolastico 2026/2027.
Il ritorno del latino alle medie
Il latino era sparito dai programmi delle scuole medie dal 1978, salvo qualche corso facoltativo e pomeridiano proposto in preparazione agli studenti che avrebbero affrontato la materia al liceo. «Il latino, pur facoltativo, pare in modo evidente un ritorno alla scuola media del passato e probabilmente non è ciò che serve oggi prioritariamente alla scuola secondaria di primo grado, che andrebbe piuttosto radicalmente ripensata nell’ambito del primo ciclo dell’istruzione, preso atto delle nuove generazioni di studenti presenti nelle nostre aule», dice la dirigente dell’Istituto comprensivo Donadoni di Bergamo, Sonia Claris.
«Studiare latino penso sia una buona opportunità, soprattutto per i ragazzi che poi andranno al liceo. È facoltativo, quindi fornisce l’opportunità di provare», dice invece Laura Bettoni, docente di lettere dell’Istituto comprensivo di Borgo di Terzo. Favorevole è anche Gloria Farisé, dirigente del Liceo Falcone di Bergamo, membro del consiglio regionale dell’Associazione nazionale presidi e delegata alla scuola secondaria di secondo grado: «È un modo per dare scelta alle famiglie e sviluppare la curvatura dei talenti dei ragazzi».
«Invece che introdurre una lingua classica e complessa sarebbe molto più prezioso investire nei corsi di alfabetizzazione per alunni stranieri fin dalle scuole elementari, per realizzare una integrazione effettiva e reale», dice invece la docente di materie letterarie all’Iis Ettore Majorana di Seriate, Sara Scurti.
Le poesie a memoria e più grammatica
Le nuove indicazioni prevedono anche di rafforzare, alle scuole elementari, l’insegnamento della grammatica, più esercizi di scrittura a mano e di lettura e di studio mnemonico delle poesie, come si faceva una volta. Una maggiore attenzione nei confronti della lingua italiana che sembra apprezzata dal mondo scolastico bergamasco: «L’approccio alla scuola primaria basato sulla promozione della corporeità e della scrittura a mano – , fa presente la dirigente Claris – è un punto importante è da prendere in seria considerazione, per evitare una deriva ed un eccesso di impiego del digitale in età evolutiva, quando determinate abilità di base necessitano di essere promosse ed allenate. Lo stesso dicasi per la memoria: mai ovviamente fine a sé stessa, ma intesa come strumento di crescita e sviluppo delle competenze e dell’autonomia personale. Non serve certo rivangare il passato in chiave nostalgica, ma alcuni spunti tratti da buone prassi pedagogiche, se ben collocati in un quadro di contemporaneità, posso essere interessanti e utili per il miglioramento dei processi di apprendimento degli alunni».
«La scuola deve dare competenze di base che aiutino poi nel mondo degli adulti. Le lacune dal punto di vista linguistico degli studenti che arrivano alle superiori sono estese. È importante tornare alle origini», commenta la dirigente Farisé. «La padronanza della nostra lingua è una competenza che si dovrebbe coltivare sempre di più e, a volte, anche con un ritorno alla scuola di un tempo, che è un peccato che venga persa. Perché il mancato esercizio della parola scritta e orale, anche a memoria, aiuta la padronanza dell’italiano», aggiunge Scurti.
C’è poi la lettura della Bibbia, che le nuove indicazioni spingono ad inserire nel programma di italiano dei più piccoli. «Penso che se sia corretto partire da un percorso di accompagnamento allo studio delle religioni e dei testi Sacri delle religioni dei nostri bimbi», sottolinea Antonella Cuomo, maestra della scuola primaria dell’Istituto comprensivo Camozzi di Bergamo. «Lo studio del testo della Bibbia lo vedo complesso per dei bambini - secondo Mafalda Zirilli della scuola elementare cittadina “Rosa” - ma altra storia è conoscerlo, così come è importante conoscere gli altri testi Sacri che fanno parte delle religioni dei nostri studenti».
Storia e geografia
Colpite dalle revisioni saranno anche storia e geografia. Il programma di storia si concentrerà maggiormente sulle vicende che riguardano l’Italia, l’Europa e l’Occidente. Quindi, invece che portare lo sguardo verso il mondo, si insegneranno maggiormente le radici delle civiltà occidentali. L’insegnamento della geografia verterà sullo studio dei fiumi, delle montagne e dei laghi della penisola italiana, sulle peculiarità regionali e sulle tematiche ambientali, anche attuali. «Vedendo quanto è stato detto fino ad ora per quanto riguarda la storia, sembra che stiamo andando indietro, al posto che andare avanti - continua la prof Laura Bettoni -. Già adesso, in base alle attuali indicazioni che stabiliscono di iniziare la storia in prima media dalla fine dell’Impero Romano, riusciamo con fatica a concludere la Seconda Guerra Mondiale.
Tornando ulteriormente indietro con le età storiche, sarà ancor più difficile parlare di contemporaneità. Inoltre, in un mondo sempre più globalizzato e una società sempre più multiculturale, la visione più corretta sarebbe quella di guardare maggiormente verso il mondo, invece che all’Europa». Sulla stessa lunghezza d’onda è Serena C., docente in una scuola media del territorio: «Siamo di fronte ad un ritorno al passato senza tenere conto del presente. La carenza educativa non è di certo causata dalla mancanza di studio del latino o delle poesie a memoria».
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