Curva in discesa, è la prima volta
E dopo 13 giorni nessun morto

La frenata c’è, a Bergamo. In una seconda ondata non certo paragonabile alla prima, qui, nella terra che tra marzo e aprile ha vissuto un dramma immortalato da numeri pesantissimi, la curva sembra imboccare la traiettoria della discesa.

Lo dicono i numeri, ancora una volta. Nella settimana che ci si è messi alle spalle, quella dall’8 al 14 novembre, i nuovi casi accertati in provincia di Bergamo sono stati 1.617, l’8% in meno dei 1.758 della settimana precedente. Meglio ancora: da quando il ritorno del virus ha iniziato a mordere, per la prima volta il bilancio settimanale mostra un numero di nuovi contagi in diminuzione. Occorre infatti riavvolgere il nastro alla fine di settembre, quando la seconda crisi epidemica ha cominciato a manifestarsi concretamente, dopo il preludio post-Ferragosto, e la progressione era iniziata anche per Bergamo: 99 nuovi contagi dal 27 settembre al 3 ottobre, 203 dal 4 al 10 ottobre, 338 dall’11 al 17 ottobre, 577 dal 18 al 24 ottobre, 1.367 dal 25 al 31 ottobre, fino al picco appunto di 1.758 nuove infezioni dall’1 al 7 novembre. A ottobre, grosso modo, i nuovi contagi raddoppiavano di settimana in settimana.

Scende anche Milano

Il dato incoraggiante, tra l’altro, arriva anche dalla Lombardia nel suo complesso, perché nella settimana appena archiviata le nuove infezioni sono state 58.284, praticamente stabili sulle 58.692 dell’1-7 novembre: il picco, in sostanza, dovrebbe essere stato toccato. Il virus in regione continua però a viaggiare a due velocità. Sta rallentando a Milano, dove tra 8 e 14 novembre i nuovi casi sono stati 23.077, quasi il 6% meno dei 24.489 dell’1-7 novembre: se si guarda a ritroso, nella prima metà di ottobre invece i nuovi contagi erano triplicati da una settimana all’altra. Gli ultimi sette giorni hanno visto un calo dei nuovi contagi anche a Lecco, Monza e Brianza (dove la situazione era assolutamente critica, pur restando ancora su valori molto alti) e Pavia (qui, in realtà, la diminuzione è solo di poche decine di casi). Galoppa invece altrove, anche con preoccupanti ritorni: se Varese rimane in emergenza, con una crescita ancora del 24%, Brescia – fin qui meno toccata nella seconda ondata, dopo una prima ondata drammatica – inizia ad accumulare numeri importanti, con 3.506 nuovi casi nell’ultima settimana, più del doppio di quelli in Bergamasca.

Le ondate a confronto

Un’altra prospettiva la porge il lavoro di Roberto Buzzetti, esperto in statistica medica, già direttore dell’Ufficio epidemiologico dell’allora Asl di Bergamo, che ha messo a confronto le due ondate su un intervallo di tempo simile, cioè guardando ai casi registrati tra la fine di febbraio e il 30 aprile, e poi dall’inizio di settembre al 14 novembre. Nella prima ondata, Bergamo aveva contato 11.313 casi ufficiali – come è noto, vi è poi una cospicua «cifra oscura» di contagi non certificati dal tampone – contro i 6.350 della seconda ondata: fatta 100 la prima crisi, il «ritorno» autunnale qui vale 56. E questo rapporto è il più basso d’Italia; solo altre tre province sono rimaste al di sotto del numero di infezioni registrate nella prima ondata, e sono Brescia (92 a 100 la proporzione tra la fase attuale e quella primaverile), Cremona (69 a 100) e Pesaro e Urbino (65 a 100). «A Bergamo la seconda ondata si è rivelata ben più contenuta – conferma Buzzetti -. Se guardiamo all’incidenza sulla popolazione, per certi periodi di marzo siamo stati la prima provincia d’Italia; nella seconda ondata, invece, siamo oltre il novantesimo posto. Nella maggior parte della popolazione, sia anziani sia giovani, continua a esserci un forte senso di responsabilità. Lo scenario nazionale? L’impressione è che, pur tenendo conto delle variazioni nei tamponi, sembrerebbe cogliersi qualche piccolo segnale di decelerazione. L’altra faccia dei numeri, però, è che le terapie intensive continuano a crescere». A proposito di incidenza, appunto, Buzzetti ha calcolato che nella prima ondata la Bergamasca ha avuto 1.019 casi ufficiali di Sars-CoV-2 ogni 100 mila abitanti, la quarta provincia più colpita dopo Cremona (prima, 1.680), Piacenza (1.417) e Lodi (1.293); nella seconda ondata, invece, l’incidenza in terra orobica è scesa a 572 casi ogni 100 mila abitanti, novantunesima provincia dello Stivale, in un ranking dove Milano è quarta (2.834 casi ogni 100 mila abitanti), Varese terza (2.875), Monza e Brianza seconda (2.978) e Aosta prima (2.991).

Anche domenica, tuttavia, il virus non ha dato tregua: in Bergamasca si sono contati 354 nuovi positivi, ma nessun nuovo decesso dopo 13 giorni consecutivi con morti per Covid. In tutta la Lombardia, invece, sempre domenica si sono registrate 8.060 nuove infezioni (4.442 solo tra le province di Milano e Monza, 684 a Varese, 644 a Brescia) su 38.702 tamponi, con un tasso di positività del 20%; 181, infine, i decessi per coronavirus.

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