Crisi umanitaria a Gaza, 12enne palestinese al «Papa Giovanni»

LA MISSIONE. Il ragazzo è arrivato a Bergamo nella notte dell’8 agosto insieme alla mamma e ai fratelli. In Italia anche altri 15 pazienti. Moreno: «Abbiamo tutte le competenze cliniche, gli daremo l’assistenza necessaria».

I medici e gli infermieri del «Papa Giovanni» di Bergamo lo hanno aspettato per tutta la giornata. Hanno potuto accoglierlo solo nella notte, quando è arrivato con un’ambulanza dell’Areu, che lo ha portato in città dall’aeroporto di Bologna. È finalmente al sicuro, lontano dalle bombe che stanno massacrando la Palestina, e potrà ricevere tutte le cure di cui avrà bisogno il ragazzino di 12 anni giunto tra tra l’8 e il 9 agosto in ospedale nell’ambito dell’operazione di evacuazione medica dalla Palestina gestita dal Dipartimento della Protezione civile, che oltre a lui ha portato in Italia altri 15 giovanissimi pazienti provenienti dalla Striscia di Gaza, via Egitto. Di lui ora si occuperanno gli specialisti del «Papa Giovanni», ma anche la Prefettura di Bergamo, alla quale la Protezione civile, nell’ambito della missione internazionale, ha affidato la presa in carico dell’accoglienza del piccolo paziente e dei suoi familiari.

L’evacuazione medica, ribattezzata MedEvac (Medical Evacuation), è stata realizzata nell’ambito del Meccanismo europeo di protezione civile che, con il supporto delle autorità sanitarie egiziane, ha segnalato i pazienti feriti nei territori di guerra che necessitavano di un trasferimento nelle strutture ospedaliere italiane.

Il «Papa Giovanni» è stato scelto per la sua alta specializzazione in ambito pediatrico. In Lombardia è stato coinvolto solo un altro ospedale, il Niguarda di Milano. Gli altri pazienti sono stati ricoverati al Regina Margherita di Torino, al Sant’Orsola e al Maggiore di Bologna, al Salesi di Ancona, al Meyer di Firenze, al Burlo Garofalo di Trieste, al Santa Maria di Terni e al Santa Maria della Misericordia di Perugia.

Il viaggio dall’Egitto

Nella mattinata di giovedì i pazienti sono stati trasferiti a Il Cairo, dove sono stati accolti all’ospedale italiano Umberto I. Lì i medici hanno svolto un ruolo fondamentale per il primo screening e per garantire assistenza prima del trasporto nel nostro Paese.

Nel pomeriggio i 16 bambini e i loro 36 accompagnatori, insieme a un’équipe di medici e di infermieri, sono saliti a bordo di un C130 dell’Aeronautica Militare e di un Atr 72 della Guardia di Finanza, che li hanno portati in Italia, dove sono atterrati nel tardo pomeriggio, prima del trasferimento nelle strutture ospedaliere specializzate che nel frattempo erano state individuate su tutto il territorio nazionale.

Il «Papa Giovanni» è stato scelto per la sua alta specializzazione in ambito pediatrico. In Lombardia è stato coinvolto solo un altro ospedale, il Niguarda di Milano. Gli altri pazienti sono stati ricoverati al Regina Margherita di Torino, al Sant’Orsola e al Maggiore di Bologna, al Salesi di Ancona, al Meyer di Firenze, al Burlo Garofalo di Trieste, al Santa Maria di Terni e al Santa Maria della Misericordia di Perugia.

La missione è il frutto di un’ordinanza firmata dal Dipartimento della Protezione Civile il 30 maggio scorso, che ha operato attraverso la Centrale remota per le operazioni di soccorso sanitario (Cross) in collaborazione con i ministeri degli Esteri dell’Interno, della Salute e della Difesa.

Determinante è stato anche il sostegno dell’ambasciata d’Italia al Cairo e del Ministero della Salute egiziano.

Accolti la mamma e 2 fratelli

L’operazione si aggiunge alle azioni umanitarie a sostegno della popolazione civile di Gaza già intraprese dall’Italia, con oltre 300 cittadini palestinesi evacuati sin dall’autunno scorso, tra cui congiunti di cittadini italiani e minori bisognosi di assistenza medica.

Il dodicenne arrivato nella notte al «Papa Giovanni» è giunto in Italia insieme alla mamma, che potrà restare con lui in ospedale, e ai suoi due fratelli, che ora si trovano in una struttura individuata dalla Prefettura che accoglie i familiari dei pazienti ricoverati al «Papa Giovanni». Lontano dalla guerra, ora il piccolo è affidato alle cure dei medici, che lo aspettavano da alcuni giorni. Nella notte l’arrivo con un equipaggio dell’Areu sul quale viaggiavano un medico e un infermiere: «Dopo i necessari accertamenti sulle sue condizioni di salute, avvieremo la definizione del suo percorso clinico – ha commentato Mauro Moreno, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII –. Ci siamo resi disponibili per prestare cura e assistenza al bambino da Gaza, in coordinamento con la rete messa in campo dalla Regione Lombardia e dalle autorità italiane, perché il nostro centro ha un’alta specializzazione nel trattamento di eventi traumatici maggiori in campo pediatrico e ha le competenze cliniche necessarie in tutte le specialità dedicate al bambino». Il dodicenne è il primo giovanissimo paziente palestinese ad essere accolto all’ospedale cittadino dall’inizio della guerra in Israele e Palestina.

Mediazione culturale in atto

Come previsto dal Dipartimento di Protezione civile, la Prefettura di Bergamo si occuperà anche dell’assistenza linguistica e del supporto psicologico e delle iniziative di mediazione culturale anche per i familiari del piccolo paziente.

Il dodicenne è il primo giovanissimo paziente palestinese ad essere accolto all’ospedale cittadino dall’inizio della guerra in Israele e Palestina.

Il ringraziamento del ministro

Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha ringraziato per la collaborazione il governo egiziano, «e in particolare – ha detto Tajani – ringrazio il nuovo ministro degli Esteri della Repubblica Araba d’Egitto, Badr Abdelatty, con il quale ho avuto un colloquio tre giorni fa: questa è una operazione umanitaria che l’Italia considera fra le sue priorità. Confermiamo l’impegno concreto del Governo per alleviare le sofferenze della popolazione civile residente a Gaza».

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