«Crescita equa e sostenibile, obiettivo oggi più urgente»

UNIBG. L’economista Bugamelli, membro del cda della Banca mondiale, mercoledì 6 novembre in città per il via all’anno accademico. Il principale ente multilaterale per lo sviluppo opera dal 1944. In un anno finanziamenti per 120 miliardi di dollari. L’intervista su L’Eco del 5 novembre.

L’economista Matteo Bugamelli, membro del Consiglio d’amministrazione della Banca mondiale e rappresentante dell’Italia e di altri Paesi (Albania, Grecia, Malta, Portogallo, San Marino, Timor Est), ci guida negli scenari globali attraverso le strategie della grande organizzazione internazionale nata 80 anni fa. Il professore, su questi e altri temi, terrà la lectio magistralis mercoledì 6 novembre (ore 11 a Sant’Agostino) all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bergamo.

La Banca mondiale è un attore fondamentale per rispondere alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo: nell’attuale contesto geopolitico quali sono le opportunità principali e i problemi più rilevanti?

«La missione della Banca mondiale è combattere la povertà estrema e ridurre le disuguaglianze all’interno di un pianeta vivibile. È la principale Banca multilaterale di sviluppo non solo per l’ammontare di finanziamenti che eroga ma anche per la capacità di fornire assistenza tecnica a governi e imprese. L’attuale contesto geopolitico non semplifica la sua azione. Tuttavia in un contesto contrassegnato da conflitti o quando le politiche per lo sviluppo si scontrano con le tendenze protezionistiche innescate dalle tensioni geopolitiche, la Banca mondiale diventa un attore ancora più rilevante, essendo capace di fornire supporto anche dove la situazione è eccezionalmente complessa. In molti contesti politicamente difficili, quello che fa la differenza è la sua capacità di raggiungere direttamente le comunità più deboli e bisognose».

In che modo la Banca mondiale riesce a equilibrare crescita, equità e sostenibilità (finanziaria e ambientale)?

«La Banca mondiale ha uno staff molto competente su molteplici tematiche: finanza pubblica, mercato del lavoro, infrastrutture (trasporti, energia, acqua), qualità delle istituzioni, ambiente e risorse naturali, protezione sociale, istruzione, sanità, commercio internazionale, sviluppo delle città, settore finanziario, settore agricolo. Questa capacità di agire al contempo su più leve, con la consapevolezza delle complementarietà e dei trade-off, è la ricetta con cui riesce a equilibrare crescita, equità e sostenibilità».

Serve agire su più leve, cioè allargare il gruppo dei donatori della Banca mondiale e coinvolgere maggiormente capitali privati: è così?

«La Banca mondiale fa leva sul capitale fornito dai principali azionisti che viene “moltiplicato” attraverso emissioni obbligazionarie. Nell’anno fiscale 2024 ha concesso finanziamenti per quasi 120 miliardi di dollari. È una cifra enorme, ma non si può negare che le esigenze dei Paesi in via di sviluppo siano ampiamente superiori. Si stima che serva qualche migliaio di miliardi di dollari per raggiungere entro il 2030 i 17 obiettivi dello Sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) sottoscritti nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. Come avvicinarsi a queste cifre? Sicuramente un modo è quello di espandere il gruppo dei donatori. Ma la vera posta in gioco consiste nell’attrarre investitori privati. È un’agenda complessa alla quale la Banca mondiale, sotto la guida competente del presidente Ajay Banga, sta lavorando: si tratta di migliorare e stabilizzare il contesto regolamentare e rafforzare l’offerta di garanzie da rischi, inclusi quelli politici e di cambio, che il settore privato non sa gestire».

Leggi l’intervista completa su L'Eco di Bergamo del 5 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA