Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 08 Aprile 2022
Covid, ristori e truffe: al vaglio un centinaio di operazioni sospette
In Bergamasca Secondo il report di Bankitalia tra 2020 e 2021 gli alert legati alla pandemia riguarderebbero 50-100 transazioni. In Lombardia 945 segnalazioni.
È il contagio economico, e come per il virus c’è una bussola fatta di numeri a descriverne i contorni. Il Covid ha aperto nuovi varchi per la criminalità finanziaria, con margini piuttosto ampi: tra l’inizio della pandemia e la fine del 2021 in Lombardia sono state segnalate 945 operazioni economiche sospette legate in qualche maniera all’emergenza; di queste, tra le 50 e le 100 hanno avuto luogo in Bergamasca. A due anni dall’inizio della pandemia, l’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia ha tirato le somme di questi specifici flussi opachi: sotto la lente dell’intelligence di Bankitalia è così passato un campionario vario di affari dubbi, dagli artifici per creare false perdite e ottenere il diritto a ristori e finanziamenti sino alle truffe negli acquisti di dispositivi di protezione individuali.
«La pandemia ha portato all’attenzione nuovi elementi sintomatici di operatività illecite che impattano anche sul contrasto al riciclaggio»
Un recente report dell’Uif ne traccia appunto la fotografia, rendicontando 7.562 operazioni in tutta Italia di cui appunto 945 in Lombardia (il 12,5% del totale). La Lombardia è la seconda regione d’Italia, preceduta solo dal Lazio, che arriva invece a 1.900; Milano è la seconda provincia d’Italia con 484 segnalazioni, Brescia l’ottava nel Paese arrivando oltre quota 100, la Bergamasca – pur senza numeri precisi – è stimata attestarsi sotto il centinaio ma sopra la cinquantina di transazioni. Il giro d’affari è ingente: a livello nazionale, calcola Bankitalia, l’importo complessivo condensato in queste operazioni sfiora i 7 miliardi di euro.
«La pandemia ha portato all’attenzione nuovi elementi sintomatici di operatività illecite che impattano anche sul contrasto al riciclaggio», premette il documento. I due anni di pandemia, sul fronte della finanzia sporca, mostrano l’evoluzione del modus operandi: «Fino a luglio 2020 vi è stato un rapido aumento delle segnalazioni che riportavano principalmente sospette truffe e illeciti nella fornitura di strumenti e dispositivi sanitari, sovente caratterizzati da importi rilevanti che hanno indotto gli operatori a non eseguire le operazioni prospettate – prosegue l’analisi della Banca d’Italia –. Sono state numerose anche le operazioni anomale in contante, spesso però riconducibili all’incertezza sulla disponibilità di liquidità soprattutto nella prima fase del lockdown».
«Sono state numerose anche le operazioni anomale in contante, spesso però riconducibili all’incertezza sulla disponibilità di liquidità soprattutto nella prima fase del lockdown»
Dalla fine della prima ondata, le mani si sono allungate su altri obiettivi: «Tra agosto 2020 e gennaio 2021 il numero di segnalazioni di operazioni sospette riferibili agli effetti del Covid-19 si è stabilizzato. Le anomalie riscontrate in questa fase sono state in molti casi collegate all’indebito ricorso ai benefici disciplinati dalla legislazione per fronteggiare la crisi indotta dalla pandemia. Si sono manifestate incoerenze tra spese dichiarate e attività dell’impresa coinvolta e, in generale, eccessivi importi movimentati rispetto all’ordinaria gestione d’impresa. I successivi aumenti, tra febbraio e settembre 2021, sono principalmente ascrivibili ad abusi di finanziamenti pubblici, ottenuti per effetto degli interventi di sostegno, realizzati mediante distrazione di fondi o giri su conti correnti personali rispetto a quelli beneficiari delle erogazioni». Nell’ultimo trimestre del 2021, infine, «sono aumentate le segnalazioni originate da illeciti utilizzi delle detrazioni fiscali riconosciute dalla legislazione di urgenza, fenomeno che risulta particolarmente rilevante anche per gli elevati importi coinvolti».
La ripresa dell’economia sporca
In un altro report concluso sempre in questi giorni, la Banca d’Italia ha tirato le somme anche sull’intera lotta al riciclaggio nel 2021. I primi dati erano già emersi, ora sono ritenuti consolidati e descrivono un’impennata delle segnalazioni sospette: lo scorso anno la Bergamasca ne ha contate 1.952, in crescita del 27% rispetto al 2020 e anche superiori al pre-Covid. Nel 2019 le Sos – l’evocativo acronimo che sta per «segnalazioni di operazioni sospette» – erano state 1.823, il precedente record è nelle 1.895 Sos del 2016. Due i motivi del rimbalzo, secondo chi segue il fenomeno: c ome è ripartita l’economia pulita, anche quella sporca ha innestato una nuova marcia; ma l’attenzione sul tema è alta, e anche per questo aumentano le segnalazioni.
Un’impennata delle segnalazioni sospette: lo scorso anno la Bergamasca ne ha contate 1.952, in crescita del 27% rispetto al 2020
In questo secondo documento, l’Uif traccia anche alcune mappe di rischio su scala provinciale: la Bergamasca è in «zona gialla» per sospetto finanziamento al terrorismo (è cioè nella parte bassa della classifica delle segnalazioni in rapporto alla popolazione), mentre è in «zona arancione» per operazioni sospette tramite i money transfer (è nella parte alta della classifica nazionale).
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