Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 05 Febbraio 2021
Covid, giù le prestazioni ambulatoriali
Visite ed esami tagliati del 30%
Mentre saliva la marea dei contagi e gli ospedali diventavano i porti ingolfati dove si lottava per la vita, il resto dell’attività inevitabilmente ha fluttuato nella sospensione. Con delle differenze significative, però, tra la prima e la seconda ondata.
La sanità (e la salute) extra-Covid, nel bilancio delle attività dell’ultimo anno, è un’altra distesa di numeri. I dati sulle prestazioni ambulatoriali delle strutture pubbliche e private della provincia di Bergamo fotografano quel che è successo e sono la base su cui si sta lavorando per riconsegnare alla normalità il sistema. Nei primi undici mesi del 2020, da gennaio a novembre, in Bergamasca sono state erogate 1,155 milioni di prestazioni ambulatoriali in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Si è cioè affrontato un calo del 30% per visite ed esami, dai 3,9 milioni tondi del 2019 ai 2,745 milioni del 2020 (sempre considerando il periodo gennaio-novembre, i mesi per cui è disponibile il «consuntivo»).
Il piano attuativo
È la fotografia che emerge dal «piano attuativo di governo delle liste d’attesa», documento elaborato dall’Ats di Bergamo e «chiuso» nei giorni scorsi. Il trend mensile dà però una prima indicazione importante: se la prima ondata aveva sostanzialmente bloccato le attività extra-Covid, nella replica autunnale dell’emergenza il sistema è riuscito a tenere. A febbraio, all’alba dell’emergenza, il mese s’è chiuso con un calo del 9% delle prestazioni, -30 mila in valore assoluto. Poi, tutto è andato stravolto: -68% a marzo (250 mila circa le prestazioni mancate), -79% ad aprile (circa 260 mila in meno rispetto allo stesso mese del 2019), -61% a maggio (all’appello ne sono mancate attorno a 230 mila). L’estate ha segnato una ripresa, anche marcata, perché dal -26% di giugno si è arrivati a performance del -18% a luglio e del -11% ad agosto. Da lì s’è aperta la sfida successiva, quando i contagi hanno massivamente ricominciato ad accendere l’emergenza: e però a settembre il calo delle prestazioni è stato contenuto al 14%, a ottobre al 19%, al 16%. La seconda ondata tra settembre e novembre ha portato a un ammanco di circa 190 mila prestazioni; a marzo, aprile e maggio, invece, ne erano venute a mancare quasi 750 mila, quasi quattro volte tanto rispetto alla recrudescenza autunnale.
Pubblico e privato
L’analisi dettagliata dell’Ats posa poi lo sguardo sul regime di erogazione di queste prestazioni, cioè le fluttuazioni di esami e visite tramite Sistema sanitario nazionale (Ssn) e di quelle al di fuori invece in regime di solvenza o intramoenia. Emerge che l’andamento è stato identico: -30% il calo per l’attività ambulatoriale in regime di Ssn (poco meno di un milione, in valore assoluto, la contrazione), -31% il calo per quella sostanzialmente «private» (-173 mila, in valore assoluto).
Altra voce è il confronto tra le Asst e le strutture private (in quest’ultimo caso, però, nelle quote del privato accreditato sono comprese anche le visite erogate in regime di Ssn), e il risultato poco si discosta: le tre Asst bergamasche hanno realizzato il 32% in meno di «appuntamenti» in ambulatorio (-515 mila), i privati invece il 28% in meno (-480 mila). La flessione della produzione delle Asst si traduce in -21,2 milioni di euro di valore delle prestazioni, per il privato -21,9 milioni di euro.
Salvaguardate le urgenze
La ricalibrazione del calendari ha cercato di salvaguardare le urgenze. Infatti, sia nelle Asst sia tra i privati il calo minore di prestazioni si osserva per quelle visite ed esami con priorità entro i tre giorni, cioè le urgenze, e poi – qui perché più facilmente riprogrammabili – per le prestazioni con priorità più bassa, entro 120 giorni; è invece quell’universo di mezzo, di media priorità (10-30-60 giorni), ad aver patito la riduzione maggiore. La mappatura dell’Agenzia di tutela della salute s’addentra, infine, nelle tempistiche delle prestazioni che effettivamente lo scorso anno sono state effettuate: le branche specialistiche con una quota maggiore di erogazioni oltre le soglie d’attesa fissate – il conto è complessivo di strutture pubbliche e private – sono l’endocrinologia (40% di prestazioni oltre le soglie), l’oncologia (28% oltre soglia), la neuropsichiatria infantile (26%), la chirurgia vascolare e angiologia (21%).
Le visite di controllo
Volume di prestazioni e tempi d’attesa sono poi incrociati in una ulteriore elaborazione dell’Ats. Nelle Asst, il quadro racconta un peggioramento sui volumi delle prestazioni programmate, ma anche un miglioramento dei tempi di erogazione per le visite di controllo con priorità differibile e urgente, così come per la diagnostica con priorità B; sono invece peggiorati i tempi di erogazione per le prime visite di controllo con priorità bassa e differibile, così come per la diagnostica con priorità differibile. Nel privato, il trend ha segnato un peggioramento sui volumi delle prestazioni programmate, così come un peggioramento nei tempi di erogazione di tutte le tipologie di prestazione per tutte le priorità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA