Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 02 Marzo 2023
Covid, Conte e Speranza: «Agito sempre per il bene del Paese». Fontana: «La competenza esclusiva era dello Stato»
Le reazioni. L’ex premier e l’ex ministro dopo la chiusura delle indagini: «Operato sempre con responsabilità». Fontana: «Quando si tratta di emergenza pandemica la competenza è esclusiva dallo Stato, sarà il processo a stabilire le responsabilità». Gallera: «Con poche informazioni abbiamo fatto fronte all’emergenza».
«Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica». Lo ha dichiarato in una nota l’ex premier Giuseppe Conte e leader del Movimento Cinque Stelle, mercoledì 1° marzo dopo la notizia della chiusura delle indagini sul Covid in Bergamasca.
Dello stesso tenore le parole dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza: «Apprendo da agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta. Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura». Le posizioni di Conte e Speranza saranno valutate dal Tribunale dei ministri a Brescia: sono già stati estratti - come prevede la legge - tre magistrati titolari e i due supplenti che si occuperanno del caso. Nei prossimi giorni riceveranno gli atti e saranno loro a valutare l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
Sul fronte regionale, nella mattinata di giovedì 2 marzo il presidente Attilio Fontana è intervenuto a Radio Anch’io: «Non so sulla base di quali valutazioni il professore senatore Crisanti ha tratto le conclusioni che hanno portato a questa incriminazione». «Quando si tratta di emergenza pandemica - ha aggiunto - la competenza è esclusiva dello Stato secondo la Costituzione, non secondo me. E poi se avessi emesso l’ordinanza (per la zona rossa nel Bergamasco, ndr) con chi l’avrei fatta eseguire? Non ho a disposizione né l’esercito né i carabinieri». «Avevamo allertato il ministro Speranza che era venuto a trovarci, gli avevamo mostrato i dati che loro avevano ricevuto prima di noi, e dai quali si poteva ravvisare una qualche preoccupazione. Il ministro Speranza se ne rese conto, e disse “Adesso torno e convincerò a chiudere tutta la zona”. Io non penso di poter prendere dei provvedimenti in contrasto con il governo e in contrasto con l’Istituto Superiore della Sanità, perché dietro al ministro c’era l’Iss». «Sarà il processo a stabilire le responsabilità, un processo “curioso”, perché io, come sempre, so le notizie che mi riguardano dai giornali. Anche negli altri processi, nei quale sono stato assolto, io ho scoperto (dai giornali) delle cose che mi riguardavano e che io non sapevo», ha detto ancora Fontana. Mercoledì sera, il legale di Fontana, Jacopo Pensa, non ha risparmiato un commento amaramente ironico: «Non avevamo il minimo segnale di partecipare al “banchetto” degli indagati. Fontana era stato sentito come persona informata sui fatti e poi, da allora, silenzio assoluto. Apprendiamo prima dai media – sottolinea il legale – e senza alcuna notifica formale di essere tra gli indagati. Prendiamo atto - spiega il difensore - che la Procura di Bergamo ha sottolineato che la conclusione delle indagini non è un atto di accusa. Vedremo. Intanto mi si permetta di dire che non è neanche un atto di difesa».
L’ex assessore al Welfare Giulio Gallera ha affidato all’Ansa la sua posizione: «Non ho ancora ricevuto alcun atto ufficiale – dice – ma sono sereno e garantirò, come ho sempre fatto, la massima collaborazione alla magistratura. Abbiamo affrontato il Covid a mani nude e sulla base delle pochissime informazioni delle quali potevamo disporre, abbiamo messo in campo le decisioni più opportune per affrontare l’emergenza. Ho sempre garantito ogni forma di collaborazione con la Procura di Bergamo come persona informata sui fatti, e continuerò a farlo. Come afferma la stessa Procura, l’avviso della conclusione delle indagini preliminari non è un atto di accusa, bensì un’atto di garanzia per l’indagato, che viene messo a conoscenza degli atti di indagine e posto nelle condizioni di esercitare la propria difesa, chiedendo l’archiviazione. Un’indagine così lunga e complessa - conclude Gallera – è composta da migliaia di pagine di atti processuali, molti dei quali di natura tecnica. Se le notizie fossero confermate, chiederemo tutto il tempo necessario per esaminare gli atti e predisporre il contraddittorio, affinché possa essere accertata la correttezza delle azioni messe in campo durante l’emergenza».
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