Covid, contagi sul lavoro: in sei mesi 53% di denunce in più all’Inail

Il report Il balzo (608 casi) da gennaio a giugno 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I sindacati: il settore più esposto è quello sanitario

Il Covid continua a far breccia anche nei luoghi di lavoro. In maniera diversa dalla prima ondata, ma con numeri ancora significativi: nei primi sei mesi del 2022 in Bergamasca si sono aggiunte 608 nuove denunce per infortunio da Covid, contro le 396 registrate tra gennaio e giugno 2021. Un incremento del 53,5%: nel primo semestre di quest’anno, tra l’altro, si sono già avute più denunce rispetto alle 514 dell’intero 2021. È quanto emerge dal nuovo report dell’Inail dedicato ad analizzare l’impatto della pandemia sui lavoratori: in tutta Italia si assiste a un colpo di coda del contagio, per via dell’elevatissima diffusività di Omicron. Basta pensare che nel Paese solo nei primi tre mesi del 2022 si era già superato il numero di denunce segnalate invece in tutto il 2021.

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Sono 3.939 le denunce da inizio pandemia

Più precisamente, mettendo in fila gli aggiornamenti dell’Inail, in provincia di Bergamo sono state 248 le denunce pervenute a gennaio 2022 (contro le 68 di gennaio 2021), 58 a febbraio (contro le 86 dell’anno precedente), 75 a marzo (contro le 132 dell’anno precedente), 101 ad aprile (contro le 69 dell’anno precedente) e complessivamente 126 tra maggio e giugno (contro le 41 dell’anno precedente), perché da maggio il report dell’Inail diventa a cadenza bimestrale. Nei primi sei mesi del 2022 in Bergamasca sono state presentate anche 4 denunce per infortunio mortale (2 a gennaio, 2 a marzo), ma riferite – come precisato dall’Inail nei report precedenti – per decessi avvenuti nel 2021. Così, da inizio pandemia, sono stati 3.939 i lavoratori bergamaschi che hanno presentato denuncia per infortunio sul lavoro da Covid: 55 le denunce per infortunio con esito mortale. Il 71% delle denunce è stato presentato da lavoratrici; la sanità e l’assistenza sociale sono le attività più colpite.

Fattore di rischio strutturale per i lavoratori

Insomma: a fronte di numeri ancora significativi, e di nuovo in crescita, il Covid sembra essere diventato un fattore di rischio ormai «strutturale» e non più emergenziale, anche se la vaccinazione ha ridotto drasticamente la probabilità di malattia grave. «Pur in presenza di una variante che porta sintomi decisamente meno gravi, dai dati forniti dall’Inail si evidenzia come l’emergenza sanitaria non sia ancora terminata – rileva Danilo Mazzola, della segreteria provinciale della Cisl Bergamo –. È stata giusta la scelta di prorogare i protocolli aziendali anti-contagio nei luoghi di lavoro fino a ottobre. Sicuramente il settore più esposto è quello della sanità e dei servizi sociali, dove l’incremento delle ospedalizzazioni porta come conseguenza un aumento degli infortuni, che purtroppo in alcuni casi divengono mortali. Per questo è ancora più necessario il ricorso alla vaccinazione, da subito per i soggetti fragili e con patologie».

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«È quanto mai opportuno continuare ad applicare i protocolli – concorda Angelo Chiari, responsabile della Sicurezza sul lavoro per la segreteria provinciale della Cgil bergamasca –. Bisogna mantenere le buone pratiche, alzare nuovamente l’asticella. La mascherina è un dispositivo di protezione a tutti gli effetti, come le scarpe antinfortunistiche e il casco, perché il rischio di contagio rimane. Bergamo ha saputo però essere lungimirante, qui è stato elaborato il primo protocollo territoriale dopo la prima ondata: da provincia più colpita, abbiamo poi saputo prendere contromisure importanti».

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