«Covid, 27 mila dosi di vaccino
per gli operatori sanitari e le Rsa»

Il responsabile operativo regionale Lucchini: «Primi arrivi in Bergamasca a metà gennaio». Poi toccherà alle altre fasce. Giupponi: «Useremo le sedi attivate per tamponi e anti influenzale».

La Lombardia è pronta: l’avvio del 2021 porta con sé l’avvio della più grande vaccinazione di massa mai realizzata, per combattere un bellico che ha già causato in tutta Italia oltre 60 mila morti, il Sars-Cov2. I primi vaccini, prodotti dalla Pfizer, arriveranno in Lombardia con l’anno nuovo: parola di Giacomo Lucchini, il responsabile operativo regionale del maxipiano che scatterà per la campagna di protezione dal virus, scelto dalla Regione come diretto interlocutore del commissario Domenico Arcuri, che coordina la campagna a livello nazionale.

«Sì, entro la metà di gennaio arriveranno le prime dosi, e saranno somministrate a quelle categorie che devono essere protette per prime, il personale sanitario e gli ospiti delle Rsa e quanti in queste residenza sanitarie per anziani lavorano. A livello regionale abbiamo quasi ultimato la ricognizione sulle dosi necessarie in questa prima fase, in Lombardia ne serviranno per circa 250 mila persone, e per la Bergamasca si calcolano 15 mila dosi per altrettanti medici, infermieri e operatori sanitari, 6.200 per altrettanti operatori delle Rsa e ancora altre 6.000 per altrettanti ospiti delle case di riposo. In totale 27, 2 mila soggetti da vaccinare in prima battuta».

Individuati gli hub

Se a metà gennaio si parte con i primi vaccini, la macchina organizzativa per lo stoccaggio delle dosi, la distribuzione e la consegna ai centri vaccinali dovrà essere già approntata. «Un’operazione delicata e complessa, a partire dal fatto, come è noto, che il vaccino Pfizer che è il primo che verrà distribuito, richiede una conservazione a -75° C: e quindi si è provveduto da un lato a fare la ricognizione delle strutture candidate ad hub per lo stoccaggio e dall’altro a organizzare bandi perché questi «ultrafrigoriferi» per chi non li avesse o non ne avesse a sufficienza siano a disposizione – illustra Lucchini – . In provincia di Bergamo sono già state individuate le prime 5 strutture per lo stoccaggio delle dosi, che non riguarderà soltanto le dosi Pfizer, molto delicate perché appunto vanno conservate a bassissima temperatura, ma anche quelle di Moderna e di altre aziende, che non necessitano di condizioni particolari nella catena del freddo: i centri in Bergamasca sono l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, l’ospedale di Treviglio, e tre ospedali dell’Asst Bergamo Est, ovvero Alzano, Seriate e Piario. In questo modo crediamo di poter garantire una buona copertura logistica e territoriale».

Il nodo delle distanze

La dislocazione geografica degli hub («in Lombardia quelli individuati sono 66, e 40 già pronti a stoccare i vaccini»), è un elemento fondamentale, rimarca Lucchini, perché il vaccino Pfizer ha particolari caratteristiche: ogni fiala contiene 5 dosi e dal momento della diluizione alla somministrazione non possono passare più di 6 ore, per esempio. Oltre al fatto che, come è noto, le dosi hanno particolari necessità di conservazione a bassa temperatura. Quindi si deve tenere conto della distanza tra gli hub di stoccaggio e i centri vaccinali. In più, servono altri ultrafrigoriferi: Aria, la centrale per gli acquisti regionale, ha aperto una gara per l’acquisto di queste celle per lo stoccaggio a bassissima temperatura, una gara che chiude oggi. Non ci sono invece problemi di spazio, perché le dosi sono conservate in quelle che chiamiamo pizzabox: ogni contenitore ha 195 fialette da mille dosi».

Personale scaglionato

Si parte con i medici e il personale sanitario: il calendario? «Dovrà essere organizzato evitando problemi agli organici degli ospedali – spiega Lucchini – . Con tutti i vaccini si possono verificare effetti collaterali come febbre o astenia: per evitare che équipe restino sguarnite, è previsto che non sia sottoposto a vaccino più del 20 per cento del personale dei reparti a settimana. Poi, scatterà la fase delle altre fasce da proteggere: i cittadini over 80, tutti i malati cronici e fragili, forze dell’ordine e over 60. Ragionevolmente tra marzo e maggio sarà protetta una discreta fetta della popolazione, certo non amplissima, e solo dopo partirà la campagna universale, aperta a tutti ».

Le reti territoriali

Per la prossima primavera, quindi, dovranno essere pronti i piani regionali per i punti vaccinali, anche questo un lavoro certosino. La Regione, con le Ats e le Asst attiverà un continuo confronto per attivare reti capillari per la somministrazione di massa. «L’ipotesi su cui si sta cominciando a ragionare è di mantenere in funzione l’impalcatura già messa in atto e tuttora in funzione per la campagna antinfluenzale – interviene Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats, Agenzia per la salute, di Bergamo: qui sono state messe in campo oltre 100 strutture esterne a cui si aggiungono i punti di accesso per i tamponi rapidi. Una rete simile può funzionare anche per la vaccinazione contro il Covid». E il responsabile operativo regionale Giacomo Lucchini concorda: «Ottimizzare il lavoro già fatto è decisamente importante, su questo il confronto tra gestione nazionale della campagna e Regione è continuo, queste rete saranno certamente utilizzate. Saranno preziose in una seconda fase, quando verranno coinvolti medici di medicina generale e personale sanitario delle forze dell’ordine. Certo, è presto per pensare a un calendario delle somministrazioni, che andrà organizzato in modo capillare, bisogna fare un passo alla volta. Intanto, a livello nazionale è stato anche bandito il reclutamento di almeno 15 mila figure professionali, dai medici agli infermieri in primo luogo, persone che dovranno dare il loro contributo per la somministrazione: attualmente è presto per capire quale potrà essere il fabbisogno censito per la Lombardia, molto dipenderà anche da quanto e quale personale le singole strutture potranno mettere a disposizione». Quindi, mentre il 2020 annus horribilis si avvia alla fine, con i contagi che scendono lentamente e con il numero di morti giornalieri per Covid che in Lombardia come in tutta Italia continua a mantenersi drammaticamente alto, si può pensare che il 2021 si apra sotto auspici migliori auspici e ci regali la certezza di potersi liberare dal Sars-Cov2? «Ci vuole tempo - conclude Giacomo Lucchini – e intanto va mantenuto il rigore nel rispetto delle norme antiCovid. La campagna di vaccinazione contro il virus che si avvia a gennaio ci fa tirare un sospiro di sollievo, ma ci vorranno mesi per vedere una prima efficacia di massa. Intanto, in Lombardia cominciamo ben attrezzati».

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