Cosa fare se l’infezione arriva tra una dose e l’altra? Ecco il decalogo

Capita sempre più spesso di contrarre il virus tra una somministrazione di vaccino e i richiami. Queste le indicazioni operative stilate dal Ministero.

Nelle ultime quattro settimane, quelle segnate da Omicron, quasi 70mila bergamaschi sono risultati positivi al virus. Tamponi, isolamenti, burocrazia. Ma c’è anche un altro riflesso, in quest’ondata dai numeri altissimi: tra questi 70mila positivi, ce n’erano molti – impossibile calcolare con precisione quanti, ma tutti ne conosciamo qualcuno – che attendevano la terza dose. O che, specie i bambini, avevano fissato l’appuntamento per la prima. O, altra casistica ancora, che avevano appena ricevuto la prima dose e di lì a poco avrebbero avuto il richiamo.

E cosa succede, in questi casi? Il tema inevitabilmente è d’attualità e intreccia la burocrazia alle valutazioni sanitarie. Proprio a dicembre, nei giorni cruciali del rialzo dei contagi, il ministero della Salute aveva diffuso alcune circolari di chiarimento, ricapitolate poi in una nota della Regione – diffusa a ridosso del Natale – che affronta le diverse casistiche.

Chi non si è mai contagiato
Per chi non ha mai contratto il virus, la prassi è chiara. Prima dose e seconda dose nei tempi prescritti da ciascun vaccino (chi si immunizza adesso con Pfizer o Moderna riceve la seconda dose dopo 21-28 giorni dalla prima), poi la terza dose (la «booster») a partire dal 120° giorno successivo alla seconda dose.

L’infezione prima del vaccino
Il Covid – è così sin dall’inizio della campagna vaccinale – è sostanzialmente paragonato a una prima «iniezione», per chi ancora non si è vaccinato. Chi ha contratto l’infezione necessita infatti di una sola dose, purché entro 12 mesi dalla malattia, per completare il ciclo vaccinale «primario»: in questo caso si parla di «dose unica», e non di prima più seconda. Dopodiché, si potrà ricevere la dose «booster» (quella che, per gli altri, viene chiamata terza dose) dopo almeno 120 giorni dalla dose unica.

Se invece sono trascorsi più di 12 mesi dall’infezione e nel frattempo non ci si è vaccinati, il ciclo vaccinale primario necessita di prima e seconda dose a distanza di 21-28 giorni l’una dall’altra, a seconda del tipo di vaccino (queste sono le tempistiche dei vaccini a mRna, praticamente gli unici che si impiegano in questa fase della campagna); la «booster» la si può ricevere sempre dopo almeno 120 giorni dalla seconda dose.

Il Covid tra prima e seconda dose
Cosa succede, invece, se risulto positivo dopo aver fatto la prima dose e mentre sono in attesa della seconda? Se l’infezione viene diagnosticata dopo più di 14 giorni dalla prima dose, specifica la tabella della Regione, non ci si sottopone alla seconda dose «ravvicinata»: dopo almeno 120 giorni dall’infezione, invece, si può accedere alla «booster» (l’equivalente della terza dose).

Se l’infezione è diagnosticata entro 14 giorni dalla prima dose, viceversa, ci si sottopone ugualmente alla seconda dose, a 21-28 giorni dall’infezione; dopo altri 120 giorni, si può avere anche la «booster».

Il contagio dopo la seconda dose
Uno scenario frequente in queste settimane è quello dell’infezione contratta tra la seconda e la terza dose. In questo caso occorre cambiare i riferimenti temporali: la terza dose, cioè la «booster», slitta ad almeno 120 giorni dall’infezione.

I bambini e i 12 anni
Un ulteriore «caso di scuola» – slegato dal tema del contagio tra una dose e l’altra ma ugualmente rilevante – riguarda le vaccinazioni pediatriche e in particolare quei bambini che ricevono l’iniezione a cavallo del dodicesimo compleanno, e che più precisamente al momento della prima dose hanno ancora 11 anni ma ne compiono 12 prima della seconda dose. Il nodo è determinato dal fatto che i bambini tra i 5 e gli 11 anni ricevono una dose di vaccino Pfizer pari a 10 microgrammi, mentre dai 12 anni (compiuti) in su il quantitativo è invece di 30 microgrammi.

Il ministero della Salute ha chiarito le procedure con una circolare del 16 dicembre: anche se tra prima e seconda dose si sono compiuti i 12 anni, il bambino completerà il ciclo vaccinale ricevendo «una seconda dose di vaccino con la stessa formulazione della prima dose», e cioè sempre con una dose pediatrica da 10 microgrammi.

La stessa circolare del ministero della Salute specificava che «in caso di pregressa infezione da Sars-CoV-2 confermata o in caso di infezione successiva alla somministrazione della prima dose» restano valide anche nei bambini «le indicazioni previste al riguardo per i soggetti di età pari o superiore a 12 anni».

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