Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 05 Febbraio 2021
Coronavirus, la pelle parla
Geloni e orticaria: la reazione al virus
Le condizioni della pelle possono dire molte cose sullo stato di salute di ogni individuo: ora uno studio, a cui ha partecipato anche la Dermatologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, svela che manifestazioni cutanee possono essere anche il segnale di un contagio da Sars-Cov2.
La ricerca, che è stata pubblicata sul Journal of the American Academy of Dermatology, la più prestigiosa rivista scientifica al mondo per la dermatologia, ha raccolto dati su 200 pazienti, che si sono rivolti nei vari ospedali italiani, in un periodo di pienissima pandemia, quello tra l’1 e il 18 marzo, e che presentavano diverse forme di patologie dermatologiche, dall’orticaria fino ai geloni, e che nello stesso tempo o avevano una chiara sintomatologia di sospetto Covid (perdita del gusto o dell’olfatto, lesioni polmonari, febbre, disturbi gastrointestinali) o erano state in contatto stretto con persone positive al Sars-Cov2; dei 200 pazienti con disturbi dermatologici per 124 l’infezione da Sars-Cov2 è risultata confermata da tampone o da test sierologico.
Terza casistica mondiale
I centri ospedalieri che hanno partecipato alla ricerca, condotta grazie al supporto della Società italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse (Sidemast), sono 21, coordinati dalla Clinica dermatologica dell’Università statale di Milano, e tra questi c’è l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. «Questa ricerca è la terza casistica mondiale per numero di pazienti esaminati, e ha puntato a verificare la connessione tra manifestazioni dermatologiche e Covid – spiega Paolo Sena, direttore della Dermatologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – . La raccolta dei dati ha richiesto un notevole impegno: sono stati una ventina i pazienti del Papa Giovanni presi in considerazione in questo studio, grazie al lavoro di grande professionalità svolto dai nostri ricercatori, e per questo mi piace ringraziare l’opera di tutta la nostra équipe, e in particolar modo della dermatologa Pamela Vezzoli. In realtà i pazienti che noi abbiamo visto nel corso della pandemia con alterazioni dermatologiche determinate dal Covid sono almeno il triplo, e ancora adesso stiamo continuando a raccogliere dati di altri pazienti che presentano problematiche dermatologiche sospette. Dall’esame e dallo studio dei pazienti compresi nello studio, diversi dei quali erano stati anche sottoposti a biopsie cutanee, è emerso che alcune alterazioni dermatologiche erano strettamente legate a una condizione di infezione da Sars-Cov2. Dei 200 casi esaminati, inoltre, ben 186 avevano avuto le manifestazioni cutanee in una fase successiva all’esordio dell’infezione da Sars-Cov2. Ma soprattutto, confrontando le varie anomalie cutanee emerse dai singoli pazienti esaminati nella ricerca, si è riusciti a individuare sei patologie cutanee, o fenotipi, e che possono essere correlati al Covid».
Le sei diverse alterazioni
Nel dettaglio, illustra Sena, le sei alterazioni sono le seguenti: un quadro clinico simile all’orticaria (il 13,5% dei casi esaminati), un’eruzione morbilliforme, molto diffusa sul corpo (nel 27,4% dei casi), una reazione cutanea tipo la varicella, con vescicole piene di liquido (nel 16,2% dei casi), lesioni alle mani o ai piedi simili ai geloni, ma senza alcuna correlazione per esempio con il freddo o le basse temperature, anzi spesso manifestatesi in periodi caldi, dalla primavera in avanti (il 25,4% dei casi), lesioni rosso porpora come la vasculite e con possibili formazioni di ulcere sugli arti inferiori (il 10,7% dei casi), e una manifestazione livedoide, ovvero macchie scure sugli arti inferiori che a volte formano come un «reticolo» (il 3,6% dei casi). «La durata mediana delle manifestazioni cutanee osservate – continua Sena – è stata di circa 12 giorni. Alcune alterazioni, come i geloni, si sono protratte più a lungo, anche più di 20 giorni. E, nel caso dei geloni, si è compreso che il virus in realtà non è così presente nella pelle come si poteva immaginare, almeno all’inizio della pandemia quando del Sars-Cov2 si sapeva davvero pochissimo, ma probabilmente queste manifestazioni cutanee sono la conseguenza della forte reazione immunitaria determinata dal virus. E quindi sono estremamente variabili, da soggetto a soggetto, a seconda della risposta che ciascun paziente sviluppa con l’infezione da Sars-Cov2. Nel caso dei geloni, per esempio, si è osservato che i pazienti erano quasi sempre asintomatici, e si trattava molto spesso di persone giovani. Nel caso della reazione simile all’orticaria si è osservato che spesso si associava ai disturbi gastrointestinali causati dal virus. E la vasculite e i fenomeni di livedo sono emersi in pazienti con una forma di infezione da Sars-Cov2 più severa».
La reazione immunitaria
I vari casi di alterazioni dermatologiche esaminati nello studio, rimarca ancora Sena «a differenza di altre malattie dermatologiche virali, come per esempio la varicella, nel 40% dei pazienti esaminati erano asintomatiche. Il prurito, per esempio, tipico della varicella, si manifestava poco o addirittura per nulla. Un segno, questo, che indica probabilmente come le alterazioni cutanee siano un danno causato dalla reazione immunitaria all’infezione, ma non direttamente dal virus. Queste patologie, comunque, sono poi scomparse senza altri strascichi, alcune hanno necessitato di cure sistemiche, mentre altre, come i geloni, non hanno avuto bisogno di terapie particolari. E in diversi casi, peraltro, sono state le alterazioni cutanee a portare poi a una diagnosi da infezione da Covid, a posteriori: diversi pazienti risultavano apparentemente asintomatici e solo dopo un’anamnesi accurata è emerso che o avevano avuto contatti con persone contagiate o riferivano di sintomi pregressi riconducibili a una infezione da Sars-Cov2».
Attenzione ai segnali
Alterazioni della cute, macchie, geloni, eritemi inusuali possono quindi essere considerati una spia del Covid: forse la pelle «sta parlando» e patologie sospette devono quindi essere valutate dal dermatologo, che può poi richiedere eventuali approfondimenti, quali un tampone o altri esami.
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