Coronavirus e il rischio di ricadute
Di Marco: «Sono eccezioni trascurabili»

Il direttore della Pneumologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, ridimensiona i dubbi sul fenomeno dei pazienti che tornerebbero nelle strutture ospedaliere dopo aver riscontrato una nuova positività, nonostante la guarigione e le dimissioni pregresse.

«Il tema dei pazienti guariti dal Covid e dimessi che tornano negli ospedali in un secondo momento perché di nuovo positivi è assolutamente marginale. Si tratta di pochissime unità affette da gravi patologie. I numeri da monitorare sono altri». Fabiano Di Marco, direttore della Pneumologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, ridimensiona i dubbi sul fenomeno dei pazienti che tornerebbero nelle strutture ospedaliere dopo aver riscontrato una nuova positività, nonostante la guarigione e le dimissioni pregresse.

«I nuovi ricoveri per il riacutizzarsi di un problema correlato al Covid sono rari. Finora abbiamo accolto solo 3 pazienti che presentavano problemi onco-ematologici e che non sviluppavano anticorpi, soggetti trattati con il plasma iperimmune. Non si può parlare di recidiva, perché non è il caso di persone in condizioni normali che si ammalano una seconda volta. Sono casi da etichettare in modo diverso, sporadici a livello internazionale. Recidivo invece è quel soggetto sano che si ammala, guarisce e si riammala a distanza di tempo».

Concetto ribadito da Marco Rizzi, direttore di Malattie infettive del Papa Giovanni: «Sono casi inusuali, si contano sulle dita di una mano. I pazienti ricoverati per un episodio acuto, dimessi e che poi tornano in ospedale perché necessitano di ulteriore ricovero per problemi Covid sono anziani con comorbilità e tampone positivo, che comunque entrerebbero e uscirebbero dagli ospedali a più riprese». Poi una precisazione: «Il problema attuale è la pressione che arriva dal Milanese per pazienti affetti da coronavirus e non solo. Ieri ne abbiamo accolti da Rho con malattie infettive no Covid che non trovavano sistemazione altrove».

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