«Collaboratori domestici, calo del 4%: vanno sostenuti»

I DATI. Per ogni 100 persone sole con più di 60 anni, in Lombardia ci sono solo 8,7 badanti. Un dato sì allineato alla media nazionale, che si attesta a quota 8,5 badanti ogni 100 ultrasessantenni che vivono soli, ma che rimarca quanto l’assistenza familiare sia una sfida complicata.

Da un lato c’è una quota di lavoro irregolare, dall’altro le oggettive difficoltà nel reperire personale e nel sostenerne i costi. La fotografia è impressa nella ricerca presentata nei giorni scorsi dall’Assindatcolf (associazione dei datori di lavoro familiare e domestico) e dal Censis, il cui titolo già racchiude la sintesi dei risultati: «La fatica delle famiglie: una difficile articolazione della domanda di cura».

I numeri in Lombardia

Altri numeri su scala regionale: in dieci anni, in Lombardia il numero dei lavoratori domestici (o meglio: delle lavoratrici domestiche, visto che la netta maggioranza è donna) si è ridotto del 4%. È un settore a due velocità, visto che le badanti (69.247 quelle regolari in Lombardia a fine 2023) sono aumentate del 23,7%, mentre le colf e le altre figure del lavoro domestico (92.980 in Lombardia a fine 2023) sono diminuite del 17,7%.

Altri numeri su scala regionale: in dieci anni, in Lombardia il numero dei lavoratori domestici (o meglio: delle lavoratrici domestiche, visto che la netta maggioranza è donna) si è ridotto del 4%

Per Andrea Zini, presidente dell’Assindatcolf, «la fotografia scattata dal Censis restituisce un quadro chiaro del ruolo cruciale del lavoro domestico e dell’assistenza familiare in una società sempre più anziana e frammentata. Le badanti e i caregiver, spesso invisibili nel dibattito pubblico, sostengono un sistema di welfare familiare che altrimenti rischierebbe di collassare. Serve un riconoscimento più concreto del loro contributo, con politiche di supporto economico, formazione adeguata e misure per ridurre lo stress e il peso emotivo di chi si prende cura degli altri».

Al centro la riflessione sull’invecchiamento progressivo della popolazione, l’incremento dei nuclei familiari composti da individui soli e la trasformazione dei modelli tradizionali di convivenza

i lavoratori impiegati in questo settore, essendo anch’essi soggetti all’invecchiamento, rappresentano una risorsa di inestimabile valore

I nodi non mancano, appunto: «L’invecchiamento progressivo della popolazione, l’incremento dei nuclei familiari composti da individui soli e la trasformazione dei modelli tradizionali di convivenza – si legge nella prefazione della ricerca – impongono una riflessione approfondita circa le modalità e la fatica con cui i singoli e le famiglie affrontano quotidianamente le sfide legate alla gestione della casa e alla cura dei propri cari». Tra l’altro, «il comparto del lavoro domestico e della cura subisce delle importanti trasformazioni: i lavoratori impiegati in questo settore, essendo anch’essi soggetti all’invecchiamento, rappresentano una risorsa di inestimabile valore, ma esposta a un rischio di rarefazione che potrà diventare un fattore critico per le famiglie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA