«Colf sempre incline a mentire: gettò l’anziana deliberatamente»

DELITTO DI COLOGNOLA. La motivazione della condanna a 18 anni di carcere. Riconosciuta la ludopatia di Mykhalchuk: «Probabilmente perse la testa».

«Rosanna Aber è stata deliberatamente sollevata dall’imputata e scaraventata dal quarto piano a terra. Gli elementi acquisiti non lasciano residuare alcun dubbio». Nelle motivazioni della condanna in primo grado a 18 anni di carcere (a cui seguiranno tre di libertà vigilata e l’espulsione) inflitta a Krystyna Mykhalchuk, ai tempi colf della vittima 77enne, si dà ampio rilievo alle dichiarazioni di chi si trovava nei pressi del palazzo di via Einstein 57, a Colognola, il 22 aprile 2022, quando l’anziana perse la vita dopo essere precipitata dalla finestra della sua camera, al quarto piano. In particolare, i giudici si soffermano su quanto riferito dai due giovani che chiacchieravano poco distante e «che furono testimoni diretti di una parte dell’omicidio». Dichiarazioni di «un’importanza capitale», si legge nella sentenza.

«Inclinazione a mentire»

Si evidenziano le «diverse ricostruzioni fornite dalla Mykhalchuk a ciascuno dei testimoni presenti sul posto a distanza di pochi istanti», e successivamente negate in aula dall’imputata, «all’evidente scopo di rafforzare il diniego alla propria penale responsabilità per l’omicidio». Le dichiarazioni della 28enne ucraina, accusata di omicidio volontario aggravato e indebito utilizzo di carte di credito (il movente del delitto, per la Corte, fu il tentativo di evitare di essere scoperta per i prelievi fatti dal conto dell’anziana), «dimostrano la sua evidente pervicace inclinazione a mentire sempre e comunque».

La testimonianza di due ragazzi

La caduta dell’anziana è stata ripercorsa da uno dei due ragazzi che ricordò di aver sentito l’urlo di una donna «quasi un lamento». Da qual momento, fino alla caduta, ha «quasi sempre avuto lo sguardo verso la finestra» dove si trovava Aber. L’anziana «era appoggiata sul davanzale della finestra sul lato destro, con il busto già esposto nel vuoto e le braccia protese in avanti» verso la stanza. Le braccia, ha poi precisato il giovane, erano parallele e alzate, e ha visto dei dondolamenti ma «non ho avuto l’impressione che cercasse di aggrapparsi a qualcosa, anche se il movimento delle braccia mi ha fatto pensare che forse cercasse di rientrare». Poi, ha sentito l’urlo durante la caduta. E, dopo due-tre minuti ha visto affacciarsi dalla stessa finestra una donna bionda che chiedeva cosa fosse successo. La stessa donna che, scesa poi in strada, lui aveva sentito dire ad altre due persone «ho cercato di prenderla così». Ma quando il ragazzo le aveva chiesto dove si trovasse in quel momento, l’ucraina aveva risposto che era in corridoio. Un altro testimone, che passava con il cane, disse che aveva sentito «delle urla di due donne che pare stessero discutendo con tono di voce molto alto», ma guardando verso il palazzo da cui provenivano non aveva notato nessuno. Dopo aver ricominciato a camminare sentì l’ultimo grido di Aber mentre precipitava. La circostanza di «un vociare forte» tra due donne era stata riferita anche da un’altra donna che passava in strada prima del fatto.

Affetta da ludopatia

L’imputata, riconosce la Corte, è affetta da ludopatia (questa patologia è tra i punti indicati per il riconoscimento delle attenuanti generiche). Per questo aveva prelevato denaro (duemila euro in tutto) con il bancomat dell’anziana. Il giorno della sua morte, Rosanna Aber aveva appena scoperto che c’erano stati prelievi con il suo bancomat (ne parlò anche con l’agente di viaggi, a cui aveva saldato una imminente vacanza, che le aveva consigliato di sporgere denuncia). Probabilmente, la vittima aveva raccontato questi fatti a Mykhalchuk che, pensando alle conseguenze per lei, «perse la testa e decise di eliminare la vittima». Una signora a cui l’imputata disse di voler bene, eppure in nessuna delle intercettazioni «è mai emerso un momento di umana compassione» nei suoi confronti.

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