Col nuovo Codice a rischio 28,6 km di piste ciclabili «leggere»

MOBILITÀ SOSTENIBILE. La riforma al vaglio del Senato intende eliminare le corsie «leggere» a lato della carreggiata. Berlanda: «Sono un passo in avanti per la sicurezza, andrebbero potenziate». L’Aribi: «Il governo ci ripensi».

In città corrono per quasi 30 chilometri lungo le carreggiate, delimitando quella che dovrebbe essere una zona protetta per le biciclette, in mancanza di una pista vera e propria. Si chiamano corsie ciclabili, o «bike lane» e sono state introdotte nel 2021 per rafforzare la sicurezza dei ciclisti sulle strade. Ad oggi le «bike lane» sono arrivate a coprire circa un terzo della rete ciclabile del capoluogo, con 28,64 chilometri sui 93,93 chilometri presenti lungo le strade del centro e delle periferie. La novità è che lo sviluppo di queste corsie ciclabili potrebbe subire uno stop, fino – ma è ancora un’ipotesi – alla loro definitiva cancellazione. È quanto succederebbe in caso di approvazione dell’articolo 8 del nuovo Codice della Strada in discussione in queste settimane al Senato, dopo il via libera della Camera che, in materia di corsie ciclabili, elimina il riferimento alla tracciatura bianca continua o discontinua lungo la carreggiata.

A Bergamo ci sono 28,64 km di bike line

Discussa, controversa, a volte osteggiata da parte di alcuni cittadini per la sua presunta pericolosità, questa pratica ha preso piede in Italia dopo che in tanti altri Paesi dell’Unione europea era stata sdoganata da tempo. Il dietrofront che il nuovo Codice intende imporre ha però già sollevato polemiche ben più accese, al punto che 16 associazioni hanno sottoscritto una petizione a livello nazionale, alla quale ha aderito anche l’Aribi, per chiedere al governo un ripensamento su alcuni dei provvedimenti che entrerebbero presto in vigore con la riforma. Il nuovo Codice prevede, tra l’altro, una forte limitazione all’autonomia dei Comuni, prevedendo che sia il ministero dei Trasporti a stabilire con un regolamento le caratteristiche delle corsie ciclabili vincolante per gli enti locali. Cosa succederà alle corsie già presenti lungo le strade, se ciò accadrà, è ancora presto per dirlo.

Cosa succederebbe a Bergamo

Di certo il Comune di Bergamo si troverebbe costretto a rivedere i suoi piani di espansione. «Sono effettivamente previste nuove corsie ciclabili, man mano che la rete si allargherà – conferma l’assessore alla Mobilità Marco Berlanda –. Al momento non siamo sicuri che il

Berlanda: «Non ci sono evidenze sulla loro pericolosità»

governo voglia abolire quelle già realizzate, tuttavia negli ultimi anni il comportamento degli automobilisti è cambiato, anche per effetto – ad esempio – dell’introduzione dell’omicidio stradale e dell’inasprimento delle multe». Se non si può dire che le «bike lane» hanno migliorato la sicurezza stradale, di certo «non ci sono evidenze rispetto a un aumento dell’incidentalità grave, e i dati della polizia locale lo confermano (un decesso e 6 feriti gravi tra il 2021 e il 2023, a fronte di 4 decessi e 5 feriti gravi dal 2017 al 2019, ndr) – prosegue Berlanda –. Le corsie ciclabili sono state un passo in avanti e andrebbero potenziate e munite di ulteriori presidi di sicurezza, sempre che siano compatibili con le disposizioni ministeriali».

Ad introdurre in città le «bike lane» è stata l’amministrazione Gori nel 2021

«Parliamo di uno strumento che l’Italia ha introdotto con decenni di ritardo – ricorda l’ex assessore alla Mobilità, Stefano Zenoni –. Se le regole dovessero cambiare nel giro di così poco tempo, sarebbe un brutto segnale, che peraltro metterebbe in difficoltà tanti Comuni sia di centrodestra che di centrosinistra, che hanno adottato queste corsie ciclabili negli ultimi anni». Vero è che al momento della loro introduzione, il governo (all’epoca era il Conte 2, con la Lega dell’attuale ministro Matteo Salvini all’opposizione) parlò di una soluzione temporanea. «Nel frattempo si è visto però che non peggiorano la sicurezza – continua Zenoni – ma, anzi, sono utili per marcare una maggiore attenzione nei confronti dei ciclisti. Si può discutere su come migliorarle, magari rendendole più visibili o limitandole ad alcune tipologie di strade, ma la loro eventuale cancellazione non avrebbe senso».

Aribi contro la nuova norma

Decisa è la presa di posizione di Aribi, l’associazione per il rilancio della bicicletta, contro la possibilità che la nuova norma passi senza un ravvedimento del governo sulle sorti delle corsie ciclabili. «Dato che non si sono dimostrate pericolose e non hanno causato incidenti, perché non mantenerle? – si chiede la presidente dell’associazione Claudia Ratti –. Se ci sono territori dove non si hanno altre soluzioni, questa è senz’altro una risposta efficace, che insegna tra l’altro ad avere più rispetto per i ciclisti. Sono molto arrabbiata con quello che propone il ministro. Se questa norma dovesse passare, sarebbe un passo indietro vergognoso, pensando anche alla volontà di togliere l’autonomia ai Comuni. Noi chiediamo invece che ci si allinei con il resto dell’Europa dove gli altri Paesi non stanno facendo alcuna retromarcia».

Claudia Ratti: «Sono molto arrabbiata con quello che propone il ministro»

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