Codici verdi nei Pronto soccorso: è assalto nelle notti dei festivi

I dati Agenas.Secondo l’Agenzia ministeriale i maggiori affollamenti con i casi meno gravi. La Bergamasca è 7a per gli adulti e 11a per l’età pediatrica. Marinoni: «Mancano alternative».

Le sale d’attesa gremite. I tempi che si dilatano. Il personale sotto stress. I pronto soccorso restano sempre affollati, ovunque. La Bergamasca non è da meno, anzi: i tassi d’accesso sono spesso tra i più alti d’Italia per quel che riguarda i codici «bianchi» o «verdi», cioè le situazioni di poca o nulla urgenza che potrebbero magari essere evitati o gestiti in altra maniera. Oltre il senso comune, ci sono i dati a certificarlo. L’Agenas – cioè l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, branca del ministero della Salute – ha infatti appena diffuso i risultati del nuovo «Programma nazionale esiti», cioè il monitoraggio su tutte le strutture sanitarie del Paese, con un focus anche sui pronto soccorso.

Va meglio per quel che riguarda la fascia pediatrica (0-14 anni): per gli accessi in Ps nei giorni feriali Bergamo è 22a (89,13 accessi annui ogni 1.000 residenti di quell’età), anche se per quel che riguarda le ore notturne e i giorni prefestivi e festivi c’è un picco più elevato (Bergamo è 11a, 106,93 accesso ogni 1.000 residenti di quell’età)

Le «fasce» critiche

E mettendo in fila tutte le aziende sanitarie d’Italia (le Asl, che in Lombardia si chiamano Ats), la Bergamasca risulta il 16° territorio d’Italia col più alto tasso d’accessi in Pronto soccorso di adulti con codici bianchi/verdi nei giorni feriali (79,63 accessi annui ogni 1.000 residenti) e soprattutto la 7a in Italia per il tasso di accesso – sempre per adulti con codice bianco o verde – in orario serale-notturno o nei giorni prefestivi e festivi (65,47 accessi annui ogni 1.000 residenti). Va meglio per quel che riguarda la fascia pediatrica (0-14 anni): per gli accessi in Ps nei giorni feriali Bergamo è 22a (89,13 accessi annui ogni 1.000 residenti di quell’età), anche se per quel che riguarda le ore notturne e i giorni prefestivi e festivi c’è un picco più elevato (Bergamo è 11a, 106,93 accesso ogni 1.000 residenti di quell’età).

La medicina del territorio

Tanti accessi, molti evidentemente impropri. Ma perché si ricorre maggiormente al pronto soccorso? Le ipotesi più dibattute sono tre: o perché c’è carenza di medicina del territorio, o perché ci sono comportamenti non virtuosi nei pazienti (ansia, panico), oppure perché con le liste d’attesa troppo lunghe si ricorre indebitamente al pronto soccorso.

«Quei numeri – riflette Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo – si registrano anche in funzione di mancate risposte da altri spazi del Servizio sanitario nazionale. D’altra parte è impossibile impedire che una persona si rechi in pronto soccorso; ma se avesse più alternative sul territorio, si recherebbe meno in ospedale». Una possibile soluzione potrebbe essere quella di ribaltare la prospettiva: «Se è difficile ridurre gli accessi inappropriati, sarebbe invece più praticabile la riduzione degli accessi appropriati. Intendo – spiega Marinoni – gli accessi dei pazienti cronici che vanno in scompenso: migliorare la presa in carico dei pazienti cronici, con piani di assistenza individuale più strutturati, magari anche col telemonitoraggio, permetterebbe di gestire meglio queste patologie, riducendo gli scompensi e anche il ricorso al pronto soccorso, lasciando l’urgenza ai pazienti davvero impegnativi. Questa dovrebbe essere la sfida territoriale da costruire».

Il pronto soccorso però, prosegue Pezzoli, «ha una missione precisa e fondamentale: dare assistenza medica immediata a chi, se non la riceve, rischia la vita. Il sistema dei colori stabilisce le priorità cliniche in base alla reale necessità di prestare rapidamente cure mediche, ma non scoraggia i cittadini alle prese con problemi non urgenti a rivolgersi ai pronto soccorso. Così facendo però si fa un cattivo uso di questi servizi e se ne mette a rischio il loro corretto funzionamento»

Gli ospedali

Gli ospedali sono l’altra «trincea». «Un numero elevato di codici bianchi e verdi che arrivano in pronto soccorso – ragiona Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst “Papa Giovanni” – è un problema comune in tutti i Paesi occidentali, perché sono strutture che gli utenti percepiscono come sicure, tecnologicamente attrezzate, con specialisti di vari rami della medicina contemporaneamente a disposizione e capaci di fornire una risposta completa e adeguata, anche a costo di aspettare il proprio turno per diverso tempo». Il pronto soccorso però, prosegue Pezzoli, «ha una missione precisa e fondamentale: dare assistenza medica immediata a chi, se non la riceve, rischia la vita. Il sistema dei colori stabilisce le priorità cliniche in base alla reale necessità di prestare rapidamente cure mediche, ma non scoraggia i cittadini alle prese con problemi non urgenti a rivolgersi ai pronto soccorso. Così facendo però si fa un cattivo uso di questi servizi e se ne mette a rischio il loro corretto funzionamento».

«La questione relativa all’appropriatezza degli accessi al pronto soccorso – commentano dall’Asst Bergamo Est – è da tempo attenzionata e le cause sono molteplici: multifattoriali, estrinseche e intrinseche all’organizzazione del sistema. La pubblicazione dei dati di accesso è uno strumento di governo del sistema utile per migliorare la qualità delle cure, intervenendo sulle criticità, valutando il percorso di cura dei pazienti, rendendo le misure sempre più puntuali e individuando i punti di riferimento per il cambiamento. Con questo spirito sono in fase di studio e analisi tutti i dati esposti da Agenas con lo scopo di confrontarli con i nostri report aziendali in un’ottica di miglioramento».

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