«Clima sempre più caldo: aspettiamoci estati lunghe ed eventi più estremi»

L’ESPERTO. Manuel Mazzoleni di 3B Meteo descrive cause e scenari dei violenti temporali che si sono abbattuti sulla Bergamasca. «La nostra fascia prealpina subisce un contrasto termico che contribuisce a creare fenomeni di maggiore intensità. Possiamo limitare i danni prendendoci cura del territorio».

Temporali, grandinate, raffiche di vento si manifestano ravvicinate e con grande intensità lasciando una scia di danni. Ne abbiamo parlato con Manuel Mazzoleni di 3B Meteo

Negli ultimi dieci giorni la Bergamasca è stata colpita da forti temporali. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Sono previsti nuovi fenomeni temporaleschi, anche violenti per l’inizio di settimana prossima. Il Nord Italia si trova al limite tra l’anticiclone africano che domina sul centro sud e le correnti atlantiche che lambiscono le Alpi. La nostra fascia prealpina subisce questo contrasto termico che contribuisce a creare fenomeni di maggiore intensità. Le previsioni a lungo termine fanno prevedere un agosto e un settembre poco più piovoso del normale».

La sensazione è che rispetto al passato i temporali siano più violenti?

«Dagli anni Settanta abbiamo assistito a eventi più estremi che ogni anno sono più frequenti e più violenti. Con il cambiamento climatico si è creato un surriscaldamento globale del pianeta che fornisce maggiore energia all’atmosfera. E più energia in gioco significa temporali più violenti, ma soprattutto più frequenti. In linea di massima se negli anni ’90, su 100 temporali erano 10 quelli forti, oggi sono saliti a 20».

Le ondate di calore contribuiscono a ai fenomeni violenti?

«Grandinate e raffiche di vento sono più comuni dopo giornate di caldo intenso. La Pianura Padana è un bacino chiuso e trattiene tutto il calore e l’energia che si formano nei bassi strati. Quando si formano le prime correnti più fredde in quota, il contrasto genera temporali molto forti. Capita di frequente perché a oggi le ondate di calore sono sempre maggiori».

Nelle ultime grandinate stupisce anche la grandezza dei chicchi.

«In alcune zone del Nord Italia hanno raggiunto anche i 10-12 centimetri di diametro: numeri da record. I chicchi di grandine che si formano nella nube per cadere a terra devono vincere con il loro peso la potenza delle correnti ascensionali che li spingono verso l’alto, facendoli crescere. Più sono intense le correnti, più dovranno essere grossi per cadere a terra. Le correnti sono più forti quando c’è aria molto calda e umida nei bassi strati e più secca e fresca in quota. Proprio come è successo in Valpadana»

La situazione può solo peggiorare?

«Tutti i modelli climatologici prevedono, da qui a fine secolo, il continuo incremento delle temperature. Il bacino del Mediterraneo e l’Italia, poi, rientrano in uno dei punti dove le temperature aumentano più velocemente rispetto alla media globale. Dobbiamo aspettarci un allungamento della fase estiva a discapito di quella invernale. Aspettiamoci estati lunghe, con ondate di calore, fasi prolungate di siccità ed eventi sempre più estremi»

E come possiamo difenderci?

«Indietro non si può tornare. Anche se azzerassimo le emissioni in atmosfera di anidride carbonica, responsabili del surriscaldamento globale, servirebbero centinaia di anni prima che il clima si riadatti all’era preindustriale. Quello che possiamo fare è limitare i danni prendendoci cura del territorio con politiche d’investimento».

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