Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 14 Febbraio 2020
Clima più mite e tasse più basse
I pensionati bergamaschi all’estero
I dati Inps. I nostri concittadini sono 160, per circa 4 milioni di euro di assegni che ogni anno escono dalle casse dell’Istituto di previdenza e vanno oltreconfine. Portogallo e Spagna le mete più gettonate. La Cisl Bergamo: qui la pressione fiscale è troppo alta.
I dati si riferiscono agli anni 2018 e 2019 e li fornisce l’Inps di Bergamo: sono 160 i pensionati bergamaschi che ricevono l’assegno all’estero. Portogallo e Spagna sono le mete predilette da quasi la metà dei percettori, un po’ per il clima, un po’ per la tassazione conveniente.
E così tra numero dei pensionati e numero di pensioni ai superstiti (24) si arriva a un importo totale di 335 mila euro erogati ogni mese. Ben 152 mila in direzione del Portogallo e 60 mila alla volta della Spagna. Assai distante la Svizzera, con i 10 pensionati che hanno deciso di vivere lì e 15 mila euro di importi mensili percepiti. Il trend della migrazione nei due Paesi iberici è confermato dai dati del solo 2019: 25 bergamaschi hanno percepito la pensione nel Portogallo, 14 in Spagna per un importo di quasi 130 mila euro (202 mila euro è il dato complessivo delle pensioni erogate nei vari Paesi nel 2019).
Numeri e dati relativi ai trasferimenti di pagamento all’estero di pensioni erogate dall’Inps in precedenza in Italia. Su 160 pensionati bergamaschi che ricevono l’assegno (dati 2018-19), 126 risiedono attualmente all’estero (nel solo 2019, sono 60 quelli residenti all’estero che hanno ottenuto il trasferimento di pagamento). I «migranti previdenziali» bergamaschi sono ormai una realtà consolidata e in crescita: scelgono di abbandonare la propria terra per mete in cui si vive bene e a prezzi contenuti. Un’uscita di soldi pubblici in direzione estero che si dovrebbe aggirare sui 4 milioni di euro all’anno. Secondo le stime della Fnp-Cisl (pensionati) il trend si è intensificato negli ultimi anni: dai 14 trasferimenti del 2012 si è passati ai 57 del 2017, con una previsione di quasi 100 nuovi «migranti previdenziali» nel 2020. Anche il montante pensionistico che ha lasciato le casse del fisco italiano è aumentato: nel 2012 erano poco più di 15 mila euro al mese che partivano per altri lidi.
Il fenomeno dei «baby boomer», pensionati nati negli anni Sessanta, va quindi monitorato: «È lecito supporre che nei prossimi anni aumenteranno sensibilmente i pensionati all’estero e con essi le perdite per il bilancio pubblico – sottolinea Caterina Delasa, segretaria generale dei Pensionati Cisl di Bergamo –. Per arginare la fuga occorre rafforzare la capacità del nostro territorio di intercettare i flussi dei migranti previdenziali e prevedere adeguati sgravi fiscali, perché la pressione è troppo alta. L’impatto economico anche per la provincia di Bergamo comincia a essere significativo e, considerando gli emigrati nei Paesi dove si hanno più presenze, ammonta a circa 2,5 milioni di euro all’anno, più di 4 milioni guardando al dato complessivo». Nel nostro Paese, secondo le analisi compiute da Fnp-Cisl provinciale, i trasferimenti all’estero hanno riguardato dapprima soprattutto i pensionati con redditi medio bassi – gran parte dei quali ha oggi più di 80 anni – e solo nel periodo più recente anche i pensionati con redditi medio alti.
«Il fenomeno rappresenta oggi un costo sociale alto per il nostro Paese innanzitutto perché la maggioranza sono pensionati ancora con pensioni basse, frutto di poca contribuzione effettiva, che beneficiano di prestazioni assistenziali quali integrazioni al minimo, quote aggiuntive e quattordicesima, senza che ci sia un ritorno sociale poiché vivono e spendono e pagano le tasse fuori dall’Italia – continua Delasa –. Questi trasferimenti avvengono naturalmente verso Paesi in cui il costo della vita è più basso o comunque il fisco più leggero: si trasferisce la residenza fiscale ad esempio in uno Stato che abbia sottoscritto con l’Italia un accordo per evitare la doppia imposizione fiscale, ciò è possibile in ben 93 stati. Paesi come il Portogallo, fino a oggi, permettono ai pensionati italiani residenti di incassare l’assegno Inps lordo: una pensione italiana da mille euro netti sale a 1.300».
Un altro problema per chi decide di «svernare» all’estero riguarda la copertura sanitaria: l’assistenza gratuita si può ottenere con la residenza nei Paesi dell’Unione europea attraverso una certificazione rilasciata dall’ultima Asl a cui si è stati iscritti; chi invece si trasferisce in Paesi esclusi da specifici accordi e convenzioni con l’Italia, può tornare nel nostro Paese e usufruire della sanità pubblica per un massimo di 90 giorni l’anno senza versare un euro di tasse.
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