Città Alta, dopo 45 anni chiude Ol Baretì: «Scelta di vita»

COMMERCIO. Mirella Morrone e il marito Michele Bagattini lasciano: «Andremo a vivere in Puglia». L’attività ceduta al ristorante «Il Sole»

Un’insegna nera con scritte dorate, una panca di legno accanto a un paio di sgabelli, tavolini rustici distribuiti nella piazzetta. All’interno, un bancone e fotografie che raccontano storie di un tempo che fu.

«Ol Baretì», in via Gombito 13, proprio di fronte alla fontana di San Pancrazio, è stato testimone di quasi mezzo secolo di storia di Città Alta. Ora, però, il momento di abbassare la serranda è arrivato: domenica sarà l’ultimo giorno per il locale storico gestito da Michele Bagattini e Mirella Morrone. Stasera spazio ai ricordi con un’occasione per salutare i clienti affezionati. «Regaleremo anche la maglietta del locale. È una nostra piccola tradizione: ne abbiamo fatta una anche quando abbiamo compiuto 40 anni».

La storia del Baretì di Città Alta

A raccontare è Mirella, che insieme alla sorella Antonella e al marito Michele ha guidato l’attività, avviata in origine dalla famiglia di Michele: mamma Luciana Artifoni, papà Savino Bagattini e la sorella Piera Bagattini. Quest’anno «Ol Baretì» spegne 45 candeline, ma saranno le ultime: la decisione è stata presa. La licenza è già stata ceduta ai proprietari del ristorante «Il Sole», situato poco distante, in via Bartolomeo Colleoni 1.

La decisione di cambiare vita

«Lunedì daremo ufficialmente le chiavi ai nuovi proprietari. Ci hanno detto che rimarrà un bar», conferma Mirella. «Perché lasciamo? Arrivati a quasi 60 anni io e avendoli superati mio marito, abbiamo il desiderio di cambiare vita, iniziare a godercela raccogliendo i frutti di tanto lavoro. Abbiamo un progetto – svela Mirella –, andare a vivere in Puglia e dedicarci al casale che abbiamo comprato, alla terra e agli ulivi». Ma dietro alle scelte personali, ci sono anche le motivazioni legate a un mondo che non è più quello di una volta.

«Abbiamo visto cambiare Città Alta»

«Abbiamo visto Città Alta cambiare, tanto – continua Mirella –. Dal punto di vista lavorativo c’è stato un miglioramento: i clienti sono aumentati negli ultimi anni e di questo non possiamo certo lamentaci. Ma a essere cambiato e peggiorato, secondo la nostra visione, è l’ambiente di Città Alta – spiega –. Ormai ci sono solo bed & breakfast e turisti. Di abitanti che vivono in Città Alta non ce ne sono quasi più. Così come di giovani. Gli ultimi che abbiamo “tenuto a battesimo” hanno ormai 20 anni e non c’è un’altra generazione che si appresta a popolare Città Alta. I ragazzi che abitano ancora qui sono affezionati a noi, ma per divertirsi non restano qui, ma vanno in città bassa. In più, si è persa la moda per i giovani di passare il sabato sera qui in Città Alta. In tanti ci dicono anche che c’è difficoltà a salire perché non tutti hanno capito come funziona la nuova viabilità».

Continua Mirella: «Sono tutti cambiamenti di cui noi, vecchia guardia di Città Alta, risentiamo. Non ci riconosciamo più nelle sue nuove vesti, noi che con la nostra famiglia, sin dai tempi dei genitori di Michele, abbiamo voluto preservare e mantenere un’anima popolare nel nostro locale. Lasciamo con dispiacere i nostri clienti affezionati, ma certi che la famiglia allargata che abbiamo costruito non si sfalderà mai del tutto».

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