Chorus Life, due anni per un sogno
«La nuova Arena sarà una piazza aperta»

Il polo che sorgerà nell’area ex Ote di via Serassi avrà 5.000 posti, fino a 6.000 per i concerti. Gradinate a scomparsa per lasciare spazio a bar e tavoli. Bosatelli: «Non vendiamo metri quadri ma servizi sociali».

«A me piace ancora andare a caccia di emozioni». La sintesi migliore Domenico Bosatelli la tira a margine della presentazione del cantiere di «Chorus Life», il nuovo (e visionario) quartiere che verrà costruito in poco più di due anni nell’area ex Ote di via Serassi, lambita dai binari del tram. «Abbiamo questo meraviglioso sogno da realizzare», spiega il patron della Gewiss, dall’entusiasmo inesauribile.

«È una visione di benessere sociale» inedita. Un quartiere hi-tech, nato per diventare «un laboratorio applicativo polivalente», sospeso (anzi proiettato) tra domotica e digitale e che ha alla sua origine una sigla: Gsm. Una piattaforma made in Gewiss sviluppata in collaborazione con Siemens e Microsoft («che la considera tra le cinque più innovative del mondo»), capace «di far dialogare sistemi impiantistici e infrastrutture digitali» è la spiegazione tecnica. In sostanza una perenne raccolta dati per una migliore gestione degli immobili e della vita di chi ne usufruirà. I lavori di realizzazione delle opere di contenimento nella zona sud, dove sorgerà l’hotel, sono già in corso. L’albergo è uno dei poli dei 65 mila metri quadri dell’area insieme all’arena per sport ed eventi, la palestra comunale, il centro benessere (nel senso ampio, anche sanitario), gli appartamenti e la zona commerciale.

L’obiettivo dichiarato dal patron Gewiss è completare tutto per l’8 aprile 2022: «Abbiamo un cronoprogramma rigido e ambizioso. Ma fattibile». E durante il sopralluogo nell’area spiega la sua filosofia di lavoro: «Se una cosa non si riesce a fare, la si fa di notte». Con questi presupposti, normale che il cantiere (diviso in lotti autonomi ma dalla realizzazione in contemporanea) preveda punte di 500 addetti all’opera. L’Arena è destinata a diventare il polo attrattivo più forte di un’area che Bosatelli vede come incontro di più generazioni: «Sport, spettacoli, eventi». Uno spazio con gradinate da 5.000 posti e capienza fino a 6.000 per i concerti, capace però di trasformarsi alla bisogna. Nel senso letterale del termine. «Le gradinate spariscono e dal basso salgono tavoli per 1.000 persone e banconi attrezzati per la ristorazione: una piazza coperta», spiega Bosatelli con l’entusiasmo di chi immagina già il nuovo giocattolo. E alle società sportive preoccupate per i costi della struttura che prenderà il posto del vetusto palasport di via Battisti fa sapere di «essere pronto a sinergie con tutti. Questo vuole essere un posto per tutti».

Ma soprattutto «un modello replicabile in altre città italiane e non solo» spiega Francesco Percassi, presidente di Costim, joint venture costituita dalla Polifin di Bosatelli e Impresa Percassi (che è pure general contractor dell’operazione): «Ora parte la corsa contro il tempo». Tornando alla replicabilità del modello, il progettista Joseph Di Pasquale rimanda al concetto di «architetture che si posizionano e cercano soluzioni armoniche tra loro». Un po’ sul modello dei grandi parchi tematici «che per la prima volta viene applicato alle città». Al plurale, perché «penso a 12 Chorus Life in Lombardia – («I progetti più concreti», precisa Percassi») – , con un occhio di riguardo alle Olimpiadi del 2026, 120 in Italia», spiega Bosatelli, che non nasconde (anzi) l’interesse di fondi internazionali per replicare il progetto in Europa e altrove. «Montezemolo mi ha chiamato per un suo nuovo fondo, abbiamo avuto contatti con due famiglie reali del Golfo».

Un’operazione da 250 milioni che rapportata sulla scala mondiale indicata da Bosatelli vuol dire «potenziali investimenti per 250 miliardi». E migliaia di posti di lavoro, si affretta a precisare. Parecchi qualificati, perché i sistemi di «Chorus Life» sono di quelli ad alta tecnologia. Altissima. Con un concept che «è insieme architettonico e gestionale» precisa Di Pasquale. Nel senso di replicabilità del modello ma anche di ottimizzazione delle attività gestionali. «È un po’ come le navi da crociera dal punto di vista concettuale» aggiunge il patron di Gewiss. Ma con un forte cambiamento del paradigma di partenza: «Noi non vendiamo metri quadri, ma servizi di natura sociale, residenze a natura temporanea: un posto dove basta arrivare con la valigia e i vestiti e cominciare subito a vivere per il tempo necessario, anche solo per pochi mesi. Perché qui c’è tutto, è un nuovo modo di fare mercato immobiliare». Funzionerà? Bosatelli scommette di sì: ««Sa, a me le utopie affascinano».

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