Chiude l’Arlecchino in Sant’Anna a Bergamo: «Scelta di vita dopo il Covid»

La storico ristorante pizzeria era stato aperto nel 1967.

Quelle porte, spalancate da oltre mezzo secolo in un via vai affezionato e familiare di clienti, si chiudono oggi per l’ultima volta con la delicatezza di un libro giunto all’ultima pagina.

L’«Arlecchino» di Piazza Sant’Anna, ristorante-pizzeria che dal 1967 ha visto scorrere un pezzo importante di storia del borgo e della città, abbassa la saracinesca. «Una scelta di vita», sospira Enrica Previtali, figlia di Franco che nel cuore degli anni Sessanta, con il socio e amico Orazio Lazzari, aveva scritto l’incipit di quest’avventura.

Dal 1996, poi, le figlie di Franco e il genero lo hanno appunto affiancato nella conduzione: «In questi anni abbiamo sempre cercato di mantenere il progetto iniziale di papà e Orazio. La presenza di papà è stata fino a oggi attiva e indispensabile; siamo però arrivati al momento di compiere una scelta, quella di chiudere – racconta Enrica Previtali –, e lo facciamo in un momento in cui ancora dimostriamo un servizio di qualità, con una ripresa importante dopo il Covid, con la resistenza dopo un anno e mezzo difficile per tutti. Ma l’idea di papà era questa: arrivare a chiudere non per necessità, ma quando ancora si è in un momento di buona fama, consapevoli di un servizio all’altezza della nostra storia. Questo periodo, la pandemia, sicuramente ci ha fatto riflettere sulle priorità».

Mettere la famiglia prima del lavoro, ritagliarsi un tempo nuovo dopo le infinite giornate trascorsi tra tavoli e cucina. Il segno della pandemia è forte: «È stato un periodo duro per tutti, tutti abbiamo perso delle persone che conoscevamo – prosegue Enrica Previtali –. Siamo però stati in grado di reagire, e dal punto di vista del ristorante negli ultimi mesi c’è stata una ripartenza importante: ancora domenica, avevamo la sala piena».

Difficile il ricambio generazionale, la famiglia Previtali ha preso allora «una scelta misurata sulle nostre forze». E c’è la forza del ringraziamento, allora, in un momento che segna il culmine di una lunga parabola attraverso una città e un settore – quello della ristorazione – cambiato profondamente nel tempo. «In questo momento vogliamo dire diversi “grazie”. Alla cittadinanza e alla clientela: il nostro è un ristorante frequentato da generazioni, da famiglie che qui si sono ritrovate per decenni a festeggiare una ricorrenza, un compleanno – ricorda la ristoratrice –. E grazie al personale, per la dedizione, e alle istituzioni con cui c’è sempre stato un buon rapporto, ai fornitori di tutti questi anni».

Tra i riconoscimenti più recenti, nel 2019 la Regione aveva insignito l’«Arlecchino» del titolo di «attività storica», avendo superato – e ampiamente – i quarant’anni di attività. Di aneddoti ce ne sarebbero una valanga; tra gli spunti, un ricordo dei primi passi del locale sembra oggi così attuale, in tempo di moltiplicazione dei dehors: «Se penso alla storia del ristorante, a quando fu aperto da mio padre e da Orazio, penso all’idea di essere stati temerari nel lanciare un nuovo modo di far ristorazione, per esempio aprendo l’esterno in una piazza che allora era appena stata rinnovata: scegliere di aprire una veranda fu un’innovazione – riflette Enrica Previtali –. Ma la storia del locale è anche o soprattutto nelle tante famiglie di bergamaschi che qui si sono ritrovate a lungo, per anni, fino a oggi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA