Centro di aiuto alla vita, in dieci anni le donne assistite sono calate del 77%

IL BILANCIO . Furono 815 nel 2013, nel 2023 sono state 188. Pesa il crollo demografico ma anche la scarsa attenzione al tema del sostegno alla maternità. La presidente: «Troppo spesso non viene data nessuna indicazione della nostra presenza».

L’impegno per quanto da anni fanno con passione in favore delle donne, delle mamme, dei bambini è immutato, ma le difficoltà da superare sono tante. Le volontarie del Centro aiuto alla vita di Bergamo si sono ritrovate ieri pomeriggio nella sede di via Conventino per condividere il bilancio relativo all’anno scorso; presenti anche don Giorgio Antonioli, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia e don Roberto Trussardi, direttore di Caritas. Nel 2023 sono state 188 le donne aiutate dal Cav, di cui 80 già mamme, le altre in attesa; 76 i bambini nati nel corso dell’anno che portano a ben 5.227 i bambini nati dal 1980 grazie al sostegno del Cav, anno di inizio dell’attività del Centro. Nel corso del tempo il numero dei bambini nati è sensibilmente diminuito, passando dai 356 del 2013 ai 76 del 2023. Un decremento che rispecchia il fenomeno del calo demografico ormai evidente in Italia e che ormai riguarda anche le famiglie di origine straniera, che stanno uniformando il proprio modello di famiglia a quello europeo, con uno-due figli.

I dati del centro aiuto alla vita

Netto calo anche delle donne assistite, dalle 815 (506 gestanti e 309 madri) del 2013 alle 188 (108 gestanti e 80 madri) del 2023. In dieci anni ben 627 in meno (con un calo percentuale del 77%). Dato che si spiega con il calo demografico, sì, ma non solo, secondo il Cav. La presidente Anna Rava Daini sottolinea infatti con un po’ di amarezza che i Cav si sentono poco compresi dalle istituzioni negli obiettivi che cercano di perseguire, che «sono quelli di offrire un’opportunità a quelle donne che temono di non poter portare avanti una gravidanza per difficoltà economiche o perché non appoggiate dal compagno o dal marito, che arriva a minacciare di lasciarle fuori casa qualora non rinunciassero al bambino. Purtroppo ultimamente ci sono state giornaliste, che fingendo di essere incinte, si sono rivolte ai Cav perché convinte di incontrare volontarie che avrebbero fatto pressioni per indurle a non abortire. È accaduto ai Cav di Milano e di Roma. Questo tentativo di screditarci ci offende, come se noi fossimo contro le donne. Al contrario, noi siamo con le donne. Quella che giunge da noi è una donna che non ha ancora deciso, che non è sicura di voler interrompere la gravidanza. Noi le ascoltiamo, spieghiamo loro quali aiuti possiamo dare. La decisione è sempre e soltanto della donna. Noi rimaniamo accanto alle donne in difficoltà». Secondo Rava Daini la Legge 194, che garantisce l’interruzione di gravidanza, viene disattesa: «Sono state recentemente approvate dal Senato le disposizioni per l’attuazione del Pnrr, all’interno delle quali si dice che le Regioni, nell’organizzazione dei servizi dei consultori, possono avvalersi del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza in tema di sostegno alla maternità. Non è niente di nuovo, ma lo è relativamente ad una norma della 194 rimasta inapplicata per 40 anni, che di fatto ha suscitato reazioni scomposte».

I servizi offerti

Il Cav ha uno sportello di primo ascolto, aperto il martedì mattina, all’ospedale Papa Giovanni, ma di fatto «non viene data nessuna indicazione della nostra presenza. Al contrario sarebbe importante che le donne sapessero che c’è un’alternativa all’aborto. Nel 2023 è stata ricevuta una sola donna. Anche nel Consultorio Familiare in via Borgo Palazzo, dove siamo a disposizione ogni giovedì mattina, non viene segnalata la nostra presenza. Lo scorso anno abbiamo ricevuto solo tre donne». Le prestazioni offerte dal Cav nello scorso anno sono state 433, la maggior parte di sostegno psicologico e morale (173), aiuti economici (135), aiuti in denaro (113). Cinque sono i nuovi progetti «Gemma», una sorta di adozione a distanza anonima per 18 mesi di una mamma che abbia deciso di non procedere con l’interruzione di gravidanza. Delle 80 mamme che si sono rivolte al Cav, il 90% sono straniere, provenienti da Nigeria (16%), Marocco (14%), Senegal (13%). In generale l’età media è compresa nella fascia 25-39 anni. I bisogni espressi dalle donne sono di tipo economico (89%), abitativo (20%) e lavorativo, segnalando la disoccupazione propria o del partner (29%). Rispetto agli aiuti economici sono stati elargiti 434 buoni alimentari del valore complessivo di quasi 22mila euro; 3mila euro i contributi in contanti e oltre 11mila euro per i progetti «Gemma». Numerosi sono i beni materiali tra pannolini, corredini, carrozzine, passeggini, seggioloni che sono stati consegnati.

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