Cause di lavoro, aumento del 40,6%. «È l’effetto di salari bassi e contratti pirata»

TRIBUNALE. Nel 2023 avviati 2.445 procedimenti contro i 1.739 del 2022. I sindacati: il boom in terziario e logistica. Gli avvocati: tante anche le badanti.

Il balzo è netto e racconta il lato oscuro del lavoro. Rapporti che finiscono in maniera brusca, divergenze sulle retribuzioni, diritti reclamati. Nel 2023, di fronte al Tribunale di Bergamo sono stati iscritti 2.445 nuovi procedimenti civili in materia di diritto del lavoro: numeri alla mano, considerando una tipica settimana «giudiziaria» dal lunedì al venerdì, vuol dire quasi una decina di cause avviate ogni giorno. Soprattutto, dal monitoraggio periodico del ministero della Giustizia appare evidente l’impennata: lo scorso anno il contenzioso in questa materia è aumentato del 40,6% rispetto ai 1.739 procedimenti avviati nel 2022; ed è senza precedenti anche col recente passato, visto che nel 2021 i nuovi procedimenti civili in materia di lavoro erano stati 1.695, nel 2020 se n’erano contati 1.763, nel 2019 il «contatore» si era fermato a 1.845.

Le cause

Ma cosa c’è, dietro questi numeri? «Il contenzioso civile in materia di lavoro è aumentato anche a livello nazionale – osserva Giulio Marchesi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Bergamo – e risente principalmente delle difficoltà che ci sono nell’avere un lavoro di tipo stabile. È una condizione che riguarda molto spesso i giovani, che si barcamenano a lungo tra stage, tirocini, apprendistato, ma ci sono naturalmente le cause che riguardano lavoratori di lungo corso. Incide anche la dinamica che è venuta a crearsi col Jobs Act, che ha introdotto la possibilità di licenziamento a fronte di un risarcimento calcolato sulla base di un determinato numero di retribuzioni: questa possibilità ha indotto molte aziende a imboccare questa strada, che porta poi alla controversia in tribunale». Sta capitando su larga scala, basta guardare al resto del nostro distretto giudiziario: dal 2022 al 2023 i nuovi procedimenti iscritti in Corte d’appello a Brescia (il secondo grado) sono passati da 192 a 242 (+26%), mentre sempre a livello di tribunali (il primo grado) quello di Brescia ha registrato un incremento del 16,2% delle nuove iscrizioni (da 1.642 a 1.908 procedimenti), quello di Cremona una crescita del 46% (da 446 a 652 nuovi procedimenti), Mantova un +33,4% (da 554 a 739 nuovi procedimenti). Tra la casistica, segnala Marchesi, c’è anche «un notevole contenzioso legato alle badanti, dove il tasso di irregolarità è elevato: quando poi quel rapporto informale finisce, le badanti legittimamente si rivolgono al sindacato per far valere i propri diritti. Più in generale, c’è una più evidente stagione di rivendicazione di diritti».

«Il tema delle differenze retributive è uno dei più comuni motivi: si tratta di contenziosi in cui il lavoratore contesta retribuzioni troppo basse, dovute all’applicazione dei contratti “pirata”, cioè quelli che non sono firmati dalle principali organizzazioni sindacali e datoriali

Le casistiche

Prima di arrivare in sede giudiziaria, tra l’altro, molto spesso si cerca una soluzione che non metta di mezzo avvocati e giudici: «La maggior parte delle nostre vertenze si chiude con un accordo di conciliazione o di definizione in sede sindacale – premette Alberto Citerio, direttore dell’Ufficio Vertenze della Cisl Bergamo –, ma sicuramente anche il contenzioso legale è aumentato nel corso 2023. La maggior parte di questo contenzioso riguarda il terziario, tra commercio, grande distribuzione e servizi, anche perché è un settore che occupa un amplissimo numero di persone, poi si segnalano la meccanica, l’edilizia, i trasporti e la logistica. Proprio trasporti e logistica sono la nuova frontiera: di pari passo col crescere del loro peso nella nostra economia, aumenta anche il contenzioso».

Citerio entra nel concreto di alcune casistiche più frequenti: «Il tema delle differenze retributive è uno dei più comuni – spiega il sindacalista –: si tratta di contenziosi in cui il lavoratore contesta retribuzioni troppo basse, dovute all’applicazione dei contratti “pirata”, cioè quelli che non sono firmati dalle principali organizzazioni sindacali e datoriali. Tra l’altro, il susseguirsi delle sentenze della Cassazione sta confermando un orientamento a tutela dell’articolo 36 della Costituzione, che prevede una retribuzione proporzionata».

Una crescita decisa

Silvia Rivola, responsabile dell’Ufficio Vertenze della Cgil Bergamo, mette in fila i numeri del suo sportello e conferma la traiettoria di una crescita decisa. Molto decisa: «Nel primo trimestre di quest’anno – spiega la sindacalista –, il nostro ufficio ha gestito il 123% di pratiche (sia semplici consulenze, sia vicende che sfociano nel contenzioso vero e proprio, ndr) in più rispetto allo stesso trimestre del 2023. Sono vertenze di natura molto più varia rispetto al passato, con un tema di fondo: prima i lavoratori erano più propensi a lasciar perdere, adesso invece c’è meno disponibilità a soprassedere. Quest’inversione di tendenza si è notata dopo il 2020: nell’anno della pandemia, alla luce dell’incertezza del mercato del lavoro, si accettavano anche situazioni più borderline, mentre ora c’è una rivendicazione legittima e piena dei propri diritti».

Nel privato sono in aumento le contestazioni legate a licenziamenti e differenze retributive

Altre casistiche ancora: «Il pubblico impiego ha mostrato un incremento recente legato a due sentenze che hanno fatto giurisprudenza – approfondisce Rivola –. Una è legata alla monetizzazione delle ferie del dipendente pubblico che non vengono pagate alla cessazione del rapporto, l’altra sentenza riguarda la maggiorazione di una voce retributiva (la Ria, la Retribuzione individuale di anzianità, ndr) che ha portato a un discreto contenzioso. Nel privato, invece, sono in aumento le contestazioni legate a licenziamenti e differenze retributive, mentre dopo il Decreto Lavoro di maggio 2023 è diminuito il contenzioso legato al tempo determinato, perché quel decreto ha portato a una sostanziale liberalizzazione delle causali».

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