
Cronaca / Bergamo Città
Martedì 18 Febbraio 2025
Caso Cassarà, lo schermidore condannato a un anno e 4 mesi
IL CASO. La condanna per tentata interferenza illecita nella vita privata: riqualificata l’accusa di tentata produzione di file pedopornografici.
Il gup del tribunale di Brescia ha condannato in abbreviato a un anno e quattro mesi per tentata interferenza illecita nella vita privata l’ex schermidore della nazionale Andrea Cassarà. Riqualificato il reato dall’iniziale contestazione che era di produzione di materiale pedopornografico. Per l’accusa Cassarà aveva tentato di riprendere con il proprio telefonino due ragazzine di 16 anni mentre si stavano facendo la doccia negli spogliatoi del centro sportivo San Filippo, a Brescia.
Vicenda avvenuta a fine 2023. All’azzurro i carabinieri avevano sequestrato il cellulare dopo che una delle due ragazzine aveva sporto denuncia senza fare il nome di Cassarà, che la giovane non aveva visto in volto. Ad immortalarlo nell’area spogliatoi del centro sportivo, e in un orario compatibile con il racconto della minorenne, erano state le telecamere della struttura sportiva di Brescia. Nella sua provincia d’origine, Cassarà guida la Brescia Scherma e da tempo si dedica a crescere giovani promesse. A Bergamo, invece, nel 2017 ha rilevato con il padre Rosario la storica Bergamasca Scherma (fu fondata nel 1964).
«Speravamo in un’assoluzione perché riteniamo non abbia fatto nulla. Leggeremo le motivazioni però è già un ottimo risultato che dall’accusa sia stata tolta l’accezione sessuale. Posso già annunciare che faremo ricorso in appello», precisa l’avvocato Enrico Cortesi, legale di Andrea Cassarà.
Parte civile
«Prendiamo atto della riqualificazione operata dal giudice che avremo modo di capire meglio quando leggeremo le motivazioni della sentenza. Per il ruolo di difensore di parte civile che rappresento posso comunque dichiararmi soddisfatto per l’esito del processo», queste le parole dell’avvocato di parte civile Massimiliano Battagliola.
«Sono soddisfatto che il Giudice abbia riconosciuto l’esistenza di un fatto delittuoso ai danni della mia assistita e che abbia statuito un obbligo risarcitorio. Attendo di leggere le motivazioni per conoscere il percorso argomentativo della sentenza», sottolinea l’avvocato di Giovanni Brunelli, seconda parte civile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA