Caregiver, 110mila in Bergamasca: cresce il bisogno di un supporto

LA FOTOGRAFIA.- Uno su quattro ha più di 65 anni. Quasi tutti dedicano oltre 20 ore settimanali all’assistenza del proprio familiare. Ats ha attivato percorsi personalizzati per 1.052

Un tassello alla volta, il mosaico prova a prendere forma. Incontro e orientamento, supporto e accompagnamento. È così che si sta sviluppando il «Progetto Caregiver Bergamo», il progetto promosso dall’Ats Bergamo in collaborazione con un’amplissima rete di soggetti – dalle Asst al Collegio dei sindaci, dagli Ambiti territoriali sociali al Terzo settore e non solo: i partner sono in tutto 90 – e col sostegno della Regione, per supportare appunto i caregiver familiari, coloro che si dedicano alla cura di un parente in condizioni di fragilità o disabilità. E sono tanti, questi caregiver: se ne stimano oltre 110mila in Bergamasca, compresi circa 6mila giovani.

Dopo la presentazione nel progetto ad aprile 2023, si sono aggiunti i passi successivi: l’avvio di alcuni progetti, il lancio del sito caregiverbergamo.it, la continua «mappatura» dei caregiver. Perché dietro i numeri c’è la quotidianità concreta di tante persone, con bisogni e necessità. Intanto, il progetto è stato selezionato come finalista agli «European Social Services Awards 2024», il più importante riconoscimento europeo per l’innovazione nei servizi sociali.

Le risposte e il supporto del territorio

«Il progetto – spiegano Michele Foresti e Mariagrazia Capello dell’Ufficio Welfare di iniziativa, afferente alla Struttura Network sociali dell’Ats Bergamo – è nato a Bergamo nel periodo Covid come un’iniziativa interistituzionale volta a sostenere i caregiver familiari, attraverso un sistema integrato di iniziative e servizi sanitari e sociali. Il progetto ha l’obiettivo di rispondere alla crescente esigenza di riconoscere e supportare queste figure, spesso invisibili, che affrontano sfide significative nella gestione delle persone fragili, offrendo soluzioni concrete e coordinate per migliorare il loro benessere e quello delle famiglie.

Partendo dal presupposto che, se sta meglio il caregiver, sta meglio la famiglia, quindi il fragile e di conseguenza il sistema sociosanitario». Il lavoro d’incontro e supporto ai caregiver

«Il Laboratorio Caregiver Bergamo ha realizzato numerose attività sperimentali per sostenere i caregiver e sensibilizzare la comunità»

permette di conoscere più a fondo queste storie, anche per calibrare gli interventi da mettere in campo. «Finora – proseguono Foresti e Capelli –, il Laboratorio Caregiver Bergamo ha realizzato numerose attività sperimentali per sostenere i caregiver e sensibilizzare la comunità. Uno dei risultati più importanti è stata la digitalizzazione del percorso di assistenza, con la creazione di fascicoli elettronici che hanno coinvolto 1.052 caregiver familiari. Questo strumento ha permesso la valutazione dei loro bisogni e la creazione di percorsi personalizzati monitorati dalle “Équipe Caregiver” nelle Case di comunità». Da queste 1.052 «fotografie» si scorgono i profili tipici dei caregiver in Bergamasca.

L’identikit dei bisogni

Tre su quattro (il 75,8%) sono donne; quanto all’età, circa due caregiver su tre (il 64,9%) ha un’età tra i 45 e i 64 anni, ma ben il 23,5% supera i 65 anni. Quello del caregiver è un impegno «pieno», a volte totalizzante: quasi tutti (l’83,8%) dedicano oltre 20 ore settimanali all’assistenza di un proprio familiare, e questo – rilevano gli esperti dell’Ats – «ha un forte impatto sulla vita familiare», visto che il 67% segnala conseguenze sulla salute psichica e il 65% sulla salute fisica. Incontrare i caregiver vuol dire appunto coglierne le vulnerabilità. Il 56,4% segnala difficoltà nella gestione della sfera emotiva, mentre il 39,1% – ovviamente ogni caregiver può segnalare più di una criticità – racconta di difficoltà nella cura quotidiana dell’igiene e dell’assistenza infermieristica della persona assistita. Ma gli ostacoli, spesso, sono anche «di carta»: il 41,6% del campione indica una difficoltà legata alla gestione degli aspetti burocratici e amministrativi.

«A livello territoriale sono stati sperimentati pacchetti domiciliari di sollievo»

Così, cosa chiedono i caregiver? Più che risorse economiche, sembra emergere la necessità di un supporto più di «accompagnamento»: il 13,8% chiede di essere sollevato dal lavoro di cura, il 10,3% un orientamento nei servizi, il 10,1% chiede di «essere aiutato a migliorare le proprie conoscenze o capacità per essere al meglio nel ruolo dei caregiver», un altro 10,1% posa l’attenzione sull’attivazione dei servizi, il 9,6% suggerisce di ampliare gli spazi di socializzazione, il 7,6% ha bisogno di supporto psicologico, il 6,6% di supporto economico.

I progetti in campo

Le risposte del «laboratorio» vanno anche in questa direzione: «Per rispondere alle difficoltà di accesso alle informazioni espresse dai caregiver – raccontano Foresti e Capello -, è stato creato un sito informativo dedicato, gestito da Csv Bergamo, che ha registrato da maggio oltre 8.500 visitatori e 2.400 accessi alla mappa dei servizi, con 2.000 guide scaricate per orientarsi tra percorsi formativi e di sensibilizzazione. Inoltre, il progetto ha messo in campo un’importante attività di supporto psicologico per i caregiver familiari, grazie alla collaborazione con la rete di cooperative Welfare Lynx e l’Asst Papa Giovanni, erogando 350 pacchetti psicologici gratuiti».

E ancora, proseguono dall’Ats, «a livello territoriale sono stati sperimentati pacchetti domiciliari di sollievo in collaborazione con gli Ambiti territoriali e i Distretti sanitari di Treviglio, Basso Sebino e Valle Imagna Villa d’Almè, coinvolgendo 60 caregiver in percorsi personalizzati di sostegno».

La sensibilizzazione nelle scuole

580 studenti sono stati coinvolti in una ricerca-azione

C’è anche un lavoro di sensibilizzazione nelle scuole: «Un focus particolare è stato dedicato ai giovani caregiver – aggiungono Foresti e Capello -: 580 studenti sono stati coinvolti in una ricerca-azione, in collaborazione con l’Ufficio scolastico territoriale, a cura dell’associazione “Abitare le età”, finalizzata all’individuazione e al sostegno delle loro necessità specifiche». Altri numeri: sono stati organizzati anche 68 incontri formativi e di sensibilizzazione, col coinvolgimento di oltre 1.200 cittadini in diverse aree del territorio, e altri 62 eventi sono in programma entro il mese di dicembre del 2024, e sono stati attivati gruppi di auto mutuo aiuto, attività di compagnia dedicati ai caregiver e trasporti di comunità per rispondere ai bisogni più urgenti. Il tutto, per «aiutare chi aiuta».

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