Cronaca / Bergamo Città
Martedì 08 Febbraio 2022
«Cantieri in quota: inserite i rifugi nel superbonus»
L’Uncem si rivolge ai ministri per estendere i benefici sulle ristrutturazioni edilizie: i rifugi sono importanti presidi di montagna.
Includere i rifugi alpini tra gli edifici che possono beneficiare del superbonus 80% per le strutture ricettive. Questa la richiesta contenuta nella lettera inviata ieri da Uncem ai ministri del turismo, Massimo Garavaglia, dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgietti, e degli Affari regionali e delle autonomie, Maria Stella Gelmini.
«Il superbonus – conferma Alberto Mazzoleni, membro della Giunta nazionale Uncem – non include i rifugi alpini. Ci sembra assurdo però escluderli, perché considerata la loro ubicazione ed esposizione a condizioni climatiche particolarmente avverse, i lavori di rigenerazione e riqualificazione energetica e interventi antisismici su queste strutture assumerebbero un chiaro significato e produrrebbero un evidente risparmio energetico e una rivalorizzazione delle strutture stesse, che è il motivo alla base di questa misura. I rifugi sono inoltre presidi importanti su tutto il territorio nazionale e dare loro accesso al superbonus sarebbe di conseguenza utile al territorio stesso».
Manutenzioni specifiche
«Dare accesso a questo tipo di misure – conclude Mazzoleni –, vorrebbe dire iniziare a riconoscere al turismo montano vero, green e intelligente, una strategia di ripartenza con possibilità di investimenti che superino la campagna dei ristori». Una richiesta, quella di Uncem, vista positivamente da Paolo Valoti, presidente Cai di Bergamo. «Come Cai (proprietario di diversi rifugi, ndr) – spiega Valoti –, apprezziamo il gesto di Uncem, perché porta all’attenzione di tre ministri un settoreche riguarda strutture particolari, perché ubicate in quota, dove ci sono particolari condizioni ambientali (neve, sole, forte vento) che causano particolare usura e che rendono quindi necessarie particolari manutenzioni. La funzione dei rifugi è soccorso, accoglienza e ospitalità. Ma il rifugio è anche presidio di cultura, sostenibilità e presidio di pubblica utilità». Una funzione, quella di pubblica utilità, sottolineata soprattutto alla luce delle conseguenze della pandemia, che hanno portato la montagna a essere riscoperta e frequentata da un numero inaspettato di persone, che utilizzano proprio i rifugi durante le escursioni.
Spazi nuovi ed energia
«Ecco perché, quindi – continua Valoti –, nonostante siano strutture private, i rifugi sono in realtà al servizio di tutti e del territorio. E proprio per questa loro utilità, ci auguriamo che l’attenzione sollevata da Uncem porti risultati concreti, che permetterebbero ai rifugi di mantenere queste loro importanti funzioni. Senza dimenticare che i rifugi sono presidi utili allo sviluppo di quel turismo lento tanto richiesto oggi e che si prevede crescerà sempre di più nei prossimi anni. Mantenere i rifugi diventa così opera di importanza locale, nazionale e che può avere un respiro internazionale. Noi stiamo lavorando in questa direzione in vista dei 150 anni del Cai Bergamo nel 2023, ma anche con il Cai di Brescia in prospettiva di Bergamo-Brescia capitali della cultura 2023 e con il Cai nazionale con il Sentiero Italia Cai (che collega tutta Italia)».
«La possibilità di accedere al superbonus – commenta Giancamillo Frosio, del rifugio Resegone – sarebbe importante per noi. Abbiamo infatti intenzione di installare il fotovoltaico e potrebbe darci una mano. E potremmo risolvere anche altri problemi».
Al superbonus 80% vorrebbero accedere anche altre strutture. «Essendo il nostro un rifugio degli anni 60 – spiega Ezio Berera, gestore del rifugio Monte Avaro di Cusio – avrebbe necessità di qualche intervento. Potendovi accedere rifaremmo il tetto e i serramenti e magari metteremmo i pannelli solari». «Il Cai ha già fatto diversi interventi al nostro rifugio dal punto di vista energetico – conclude Chicco Zani, del rifugio Albani di Colere –, ma a noi ad esempio piacerebbe creare una sala smartworking per guide alpine e lavoratori, quindi qualcosa da fare c’è sempre».
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