Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 27 Luglio 2020
Caccia al cinghiale: stop alla selezione
Governo contrario alla legge regionale
Impugnata la norma che prevede l’utilizzo del visore notturno e la selezione tutto l’anno. Rolfi e Malanchini: scelta ideologica, lontani dalla realtà.
Brutte notizie per i cacciatori e soprattutto per gli agricoltori stanchi di vedere il loro lavoro distrutto dalla presenza dei cinghiali. Il governo ha deciso di impugnare la nuova legge regionale lombarda per il contenimento del cinghiale che prevede, grazie alle recenti modifiche, la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale tutto l’anno.
Il governo ha evidenziato la possibilità che la caccia al cinghiale tutto l’anno aumenterebbe i rischi per la sicurezza pubblica. In particolare è stata censurata anche la norma, contenuta nell’articolo 8, comma 1, lett. p) che consente l’uso di dispositivi per la visione notturna per la caccia di selezione al cinghiale, in aperto contrasto, secondo il governo con la legge 157/92, che stabilisce espressamente, che «Sono vietati tutte le armi e tutti i mezzi per l’esercizio venatorio non esplicitamente ammessi dal presente articolo» tra i quali non sono ricompresi i dispositivi per la visione notturna di cui alla norma regionale che si contesta, il cui utilizzo risulta, altresì, penalmente sanzionato ai sensi del successivo art. 30 primo comma-lett. h), della stessa legge n. 157 del 1992.
Regione Lombardia critica la scelta del governo, non solo nella sostanza, ma anche nella forma: Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sottoposto alla vigilanza del ministero dell’Ambiente, ha raccomandato alle province lombarde l’utilizzo del visore notturno e soprattutto la stessa Ispra ha autorizzato la caccia al cinghiale in orario notturno. «Il governo è distante anni luce dalla realtà - ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi–. I ministri romani hanno gettato la maschera: per loro non esiste il problema in Lombardia. Del resto non hanno mai messo piede in un campo o in una azienda agricola. Assistiamo quotidianamente a sfilate e ad annunci da parte dei ministri che in pubblico dicono di voler affrontare i problemi, ma poi nelle stanze istituzionali fanno l’esatto opposto. Ora hanno gettato la maschera. Per contenere il cinghiale non esiste una alternativa alla caccia. O se qualcuno l’ha scoperta lo dica. Abbiamo i campi devastati nelle zone alpine e prealpine. I cinghiali causano un incidente stradale ogni tre giorni nella nostra regione. Abbiamo registrato anche dei morti per colpa degli attraversamenti stradali. Siamo convinti che la legge regionale rientri perfettamente nei limiti disegnati dal quadro normativo nazionale e che in sede di Corte costituzionale sarà riconosciuta la legittimità della nostra azione. Sotto il profilo politico, tuttavia, non possiamo far altro che constatare come il governo continui a preferire l’ideologia al pragmatismo».
È stato contestato anche l’articolo 8, comma 1, lett. che ha stabilito periodi per la caccia di selezione agli ungulati (camoscio, cervo e muflone) e fissa quella del cinghiale per tutto l’anno in selezione proprio per eradicare una specie che sta facendo danni soprattutto in posti dove la specie non è mai stata presente prima, come in Valle Brembana, alta Valle Seriana, Valle Borlezza e Valle di Scalve.
Nel 2019 in Lombardia si sono registrati 128 incidenti stradali causati dal cinghiale per un totale di 199.453 euro di risarcimento e la Regione ha rendicontato circa 600.000 euro di danni causati da questa specie all’agricoltura. «Il governo –dichiara il Consigliere regionale Giovanni Malanchini-: impugnando la nuova legge regionale lombarda per il contenimento dei cinghiali ha dato un’ulteriore conferma del suo totale disinteresse verso la Lombardia. Per contenere il cinghiale non esiste una alternativa alla caccia. Ma evidentemente ai ministri a Roma poco importa delle difficoltà che stanno vivendo i nostri agricoltori, scordandosi che siamo la prima regione agricola d’Italia e che meriteremmo più rispetto e considerazione».
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