Bullismo, tra 9 e 16 anni vittima uno studente su 5 nelle scuole di Bergamo

IL FENOMENO. Il monitoraggio della Rete provinciale, attiva dal 2017. Il 7 febbraio la Giornata di contrasto. «Gli obiettivi: prevenzione e formazione».

A Bergamo e provincia un giovane su cinque tra i 9 e i 16 anni ha subito episodi di bullismo (chiaramente con differenti livelli di gravità e diverse sfaccettature) all’interno delle proprie scuole. Questo il dato che emerge dai monitoraggi condotti dalla «Rete provinciale per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo», diffusi in occasione della «Giornata nazionale contro il bullismo» che cade oggi, 7 febbraio.

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La Rete, attiva dal 2017, si pone l’obiettivo di prevenire episodi di bullismo e cyberbullismo scolastico e formare docenti e genitori su come intervenire. «Siamo la rete anti-bullismo più storica del territorio. Nata nell’anno in cui il ministero dell’Istruzione ha istituito la Giornata contro il bullismo e il cyberbullismo del 7 febbraio», spiega Giovanni Vezzoli, dirigente dell’istituto superiore Bortolo Belotti di Bergamo, scuola polo per la formazione sul tema rivolta a insegnanti e genitori.

Dato costante tra il 18 e il 22%

«In questi quasi dieci anni abbiamo visto che la percentuale di studenti che ha riferito casi di bullismo o di cyberbullismo che sono arrivati poi sulla scrivania della Rete tramite docenti o genitori per un consulto o una richiesta di aiuto, si è sempre attestata tra il 18 e il 22% nella fascia d’età tra gli ultimi due anni della scuola primaria (le elementari, ndr) e i primi due anni della scuola secondaria di secondo grado», fa presente ancora Vezzoli.

Sono questi, infatti, gli anni più delicati della crescita, nei quali troppi ragazzi e ragazze restano vittime del bullismo, inteso come violenza psicologica e fisica. «Episodi nel triennio delle scuole superiori sono rari, anche se negli ultimissimi anni vediamo casi anche in quarta e in quinta superiore. A essere cambiati sono gli strumenti che si sono fatti più pericolosi – continua il dirigente del Belotti –. Specialmente dopo il Covid, i social sono diventati più capillari e la loro capacità di diffondere in modo esponenziale, addirittura a livello globale, rendono gli episodi di bullismo e di cyberbullismo, in particolare, ancora più gravi. Con effetti disastrosi nella vita e nella crescita dei ragazzi».

Sono 20 le scuole aderenti

La «Rete provinciale per il contrasto al bullismo» agisce attraverso iniziative di prevenzione, formazione e sensibilizzazione, interessandosi sia delle vittime che dei responsabili dei comportamenti bullizzanti. Circa venti scuole, tra istituti comprensivi e superiori, nella nostra provincia aderiscono alla Rete, coordinata dall’Ufficio scolastico provinciale di Bergamo.

«Recentemente abbiamo iniziato a lavorare sul fronte della prevenzione anche riguardo agli alunni degli ultimi due anni della scuola elementare. Il nostro obiettivo è dare sempre nuovi spunti educativi per far ragionare i ragazzi su ciò che si significa bullismo, essere vittime ed essere bulli»

«Da quasi dieci anni lavoriamo sul fronte della formazione dei docenti – spiega Ilenia Fontana, referente dell’area Bullismo dell’ Ufficio scolastico territoriale – e per fare tanta educazione e sensibilizzazione, con laboratori e iniziative nelle scuole medie e nei primi due anni delle superiori. Recentemente abbiamo iniziato a lavorare sul fronte della prevenzione anche riguardo agli alunni degli ultimi due anni della scuola elementare. Il nostro obiettivo è dare sempre nuovi spunti educativi per far ragionare i ragazzi su ciò che si significa bullismo, essere vittime ed essere bulli».

La missione della Rete non si limita alla prevenzione, ma mira anche a individuare precocemente i segnali di disagio per intervenire tempestivamente. «L’obiettivo è creare un gruppo di lavoro che faccia da “antenna” per intercettare i primissimi indicatori di un episodio di bullismo, che sta danneggiando l’armonia e l’equilibrio di uno o più ragazzi – aggiunge ancora il dirigente della scuola polo della Rete, Giovanni Vezzoli –. Prima di tutto è fondamentale agire per evitare l’isolamento dell’alunno, coinvolgendo subito le famiglie e parlandone insieme. Che un ragazzo si chiuda in sé stesso e venga isolato è la conseguenza più rischiosa, dal momento che questo innesca una reazione a catena che porta alla depressione e alla frustrazione dell’alunno e che incide sul suo rendimento scolastico e sulla sua crescita personale».

«Il ruolo delle istituzioni»

Un lavoro molto complesso e delicato, che ha bisogno di una squadra forte e radicata nel territorio. Attore fondamentale è l’Ufficio per la Pastorale della Scuola della Diocesi di Bergamo, che insieme all’Ufficio scolastico, all’Istituto Belotti e al settore Politiche sociali della Provincia, fa parte della Rete provinciale contro il bullismo. «Il bullismo è un problema tutt’altro che risolto e che richiede attenzione – sottolinea Daniela a , direttrice dell’Ufficio per la Pastorale della Scuola –. In questo progetto di Rete ci sentiamo profondamente in cordata per veicolare i valori del rispetto e delle diversità, mettendoci nei diversi punti di vista: dei bulli, delle vittime e degli spettatori. Su questi ultimi, in particolare, dobbiamo lavorare per far sì che la catena di violenza fisica e psicologica si interrompa. Grazie agli educatori della Fondazione Bernareggi portiamo avanti laboratori nelle scuole per alimentare la consapevolezza attorno alle dinamiche del bullismo, per intercettare i primi segnali ed evitare che sfocino in comportamenti a rischio».

«Il ruolo delle istituzioni è farsi portavoce delle tante e diverse realtà scolastiche sul territorio – puntualizza Giovanna Fidone, delle Politiche sociali della Provincia – e trovare strumenti innovativi di contrasto al bullismo e cyberbullismo da declinare nelle differenti fasce d’età. Se, grazie al nostro lavoro, anche solo un ragazzo farà una scelta diversa, significa che avremo svolto bene il nostro compito. È nostro dovere strutturare una scuola dove i ragazzi si sentano bene e possano crescere in serenità».

«Da quasi dieci anni crediamo profondamente in quello che facciamo – aggiunge ancora il dirigente del Belotti, Giovanni Vezzoli –. Vogliamo infatti arrivare a una diffusione sempre maggiore sul territorio e aiutare la scuole affinché sappiano dove operare e in che modalità. Non è più il tempo di sottovalutare gli episodi di bullismo, sminuendoli in “ragazzate”. Le scuole devono essere preparate, non nascondendo la violenza sotto il tappeto, ma estirpandola dalla radice».

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