«Brt e raddoppio, sarà un autunno caldo. Città Alta, stop allo scavalco? Non ora»

L’INTERVISTA. A Marco Berlanda è stata affidata la Mobilità: «Il programma è ricco e pragmatico, non avrò un approccio ideologico».

La politica, il neoassessore alla Mobilità Marco Berlanda, ha iniziato a masticarla da giovanissimo: nel 1964 il padre Enzo fu eletto consigliere comunale a Palazzo Frizzoni; quindici anni più tardi divenne senatore e lui, Marco, da giovane insegnante di lettere, storia e filosofia, lo seguì a Roma nel ruolo di collaboratore parlamentare. Poi arrivò il primo incarico nella finanza alla Borsa di Milano, preludio di una vita da dirigente in diversi istituti bancari. Candidato nella lista «Bergamo Europea» come esponente di Italia Viva, in campagna elettorale è stato soprannominato il «filosofo banchiere». A lui la sindaca Elena Carnevali ha affidato uno degli assessorati più spinosi, quello alla Mobilità.

Il suo nome come componente della Giunta è spuntato il giorno della nomina. Ci spieghi com’è possibile che un filosofo banchiere arrivi ad occuparsi di mobilità.

«Innanzitutto non sono né filosofo né banchiere. Sono laureato in filosofia, questo sì, e ho fatto il bancario. Avrei voluto intraprendere la carriera universitaria, poi però ho iniziato a insegnare. Effettivamente la mobilità è un ulteriore elemento che stride in mezzo ad altri due che, tra loro, sono già stridenti».

Ci spieghi allora com’è passato dalla filosofia alla finanza.

«Facevo il collaboratore parlamentare di mio padre che, da senatore, era specializzato nella finanza: scrivevo provvedimenti di legge, interventi d’aula e di commissione. Quando ho saputo che alla Borsa di Milano stavano cercando una persona per una borsa di studio, mi sono presentato. Sono rimasto lì per 11 anni».

In epoca più recente lei è stato anche membro del Cda di Atb Mobilità. Quando, invece, ha saputo di diventare assessore?

«La sindaca mi ha chiamato il lunedì (tre giorni prima di ufficializzare la squadra, ndr) e mi ha proposto di occuparmi di mobilità e di sicurezza».

Le due deleghe più spinose. Lei come ha reagito?

«Ho dato subito la mia disponibilità».

Quali motivazioni le ha dato la sindaca?

«Mi ha detto che voleva comporre una Giunta equilibrata tra profili di centro e di sinistra. Poi per la Sicurezza ha deciso di affidare la delega a Giacomo Angeloni».

E ha alleggerito lei di un peso non indifferente. Insomma, per la Mobilità ha scelto un «politico» dopo che negli ultimi 10 anni l’assessorato è stato guidato da un tecnico.

«Sì è vero, anche se dopo dieci anni pure un assessore tecnico diventa un fior di politico. Ma stavolta la sindaca ha ritenuto che fosse più opportuno una figura diversa».

Le è toccata una bella gatta da pelare, se ne rende conto?

«È un tema complesso: ho provato a ragionare sull’impatto che questo assessorato ha sui cittadini e credo che sia uno dei più impattanti, perché coinvolge tutti, è “visibile” e si presta a legittime contestazioni».

Si sente pronto?

«È un settore nel quale occorre tenere conto di interessi e di istanze diversi, a volte confliggenti. Le soluzioni semplicistiche, in questo campo, rischiano di non funzionare».

La laurea in filosofia può aiutare?

«Al di là degli aspetti tecnici, potrebbe aiutare forse a trovare le ragioni di determinate situazioni. D’altronde un filosofo è costantemente alla ricerca di un senso».

Il suo è uno degli assessorati da cui ci si aspetta, per alcuni aspetti, una certa discontinuità rispetto al passato. Ha ricevuto delle indicazioni dalla sindaca?

«Io non ho colto un messaggio di discontinuità. Il programma è ricco e pragmatico; si vogliono completare e ampliare le opere già avviate, ma senza discontinuità».

L’operato del suo predecessore è stato definito fin troppo ideologico. Quale sarà il suo approccio?

«Io non vorrei adottare un approccio ideologico: quando si ha a che fare con la mobilità e con interessi spesso contrapposti, prendere le parti di uno e trascurare l’altro significa creare malcontento e sacrificare interessi legittimi. Ma non è stata questa la scelta dell’amministrazione Gori. Qualcuno ha criticato le strisce tratteggiate per le biciclette lungo la strada, definendole anche pericolose. Ma l’alternativa sarebbe stata quella di eliminare il traffico su gomma, provocando le proteste legittime degli automobilisti. Si è trovata una soluzione che non è senz’altro definitiva, ma che ha avuto il merito di iniziare a modificare il comportamento degli automobilisti».

Piano della sosta e numero di parcheggi rappresentano due spine nel fianco per l’Amministrazione comunale.

«Tra le proposte del programma c’è l’estensione dei parcheggi protetti per i residenti anche nei quartieri periferici. Una sorta di democratizzazione della sosta. Proponiamo poi di realizzare cinque grandi parcheggi, le cui aree sono già state individuate, con un incremento di circa 5.400 posti auto. L’obiettivo è di evitare che tutti arrivino in auto in centro, incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici o della bicicletta per percorrere l’ultimo miglio».

I parcheggi non basteranno, servirà probabilmente rivedere anche il servizio del trasporto pubblico.

«In questo momento il trasporto pubblico su gomma soffre la carenza di finanziamenti. Stiamo vivendo una fase di taglio dei trasferimenti dallo Stato, un problema che si accentuerà col passare del tempo. Ma in generale il tema è che i mezzi dell’Atb sono utilizzati solo in determinate fasce orarie e da determinate categorie, studenti e lavoratori su tutti. Un’alternativa interessante potrebbe essere quella della T2, che si stima potrà avere circa 4 milioni di utenti all’anno, con un beneficio anche ambientale non da poco».

L’ultima Amministrazione si è caratterizzata per l’introduzione di piste ciclabili, Ztl e zone 30. Sono progetti che proseguiranno?

«Dove possibile, saranno senz’altro estesi. Anzi, sono già in programma due nuove piste ciclabili lungo il percorso della Teb e in via Autostrada; due tratti che amplieranno la rete».

A proposito di Ztl, con l’apertura del Parking Fara, il progetto della passata Amministrazione era quello di chiudere lo scavalco di Città Alta, estendendo la Ztl fino a Valverde.

«È una situazione che stiamo studiando, il lavoro di questi giorni è quello di valutare tutte le situazioni particolari di accesso in Città Alta (soprattutto per le scuole, ndr). Altre misure, al momento, non sono previste».

In autunno si preannunciano mesi difficili per il traffico a causa dei cantieri per il raddoppio ferroviario e la Brt. Saranno lavori lunghi e con un impatto non indifferente sulla circolazione stradale. State già studiando delle soluzioni?

«Sì. Per noi sono due sfide importanti. Non si riuscirà a sdoppiarli del tutto e in parte saranno dunque sovrapposti, a partire dall’autunno. Servirà una campagna d’informazione preventiva più forte e allargata, con segnaletiche precise e comunicate in anticipo. Poi arriverà anche l’interruzione della via d’accesso per l’aeroporto, a causa del cantiere del treno per Orio e, l’anno prossimo, inizieranno i cantieri di Porta Sud. Sono sacrifici importanti, ma con le prospettive di un miglioramento, basta vedere i risultati al rondò delle valli o all’ingresso dell’A4».

A Pontesecco, invece...

«Lì non ci sono grandi soluzioni, a parte l’istituzione delle corsie dinamiche. Anni fa la Provincia aveva fatto un progetto che prevedeva l’interramento, ma non se n’è fatto più nulla e ci siamo trovati in questa situazione».

Come dire, c’è da prenderla anche con un po’ di filosofia.

«Serve dare un senso alle cose. Condividere con i cittadini la ragione di certe misure può essere utile per sopportare meglio i sacrifici. Se, per esempio, ci si rende conto che ritardare tanti cantieri comporterebbe la perdita di decine di milioni di finanziamento, sono certo che i bergamaschi sarebbero più propensi a stringere la cinghia».

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