Biblioteca Mai, un viaggio nel tempo lungo 5 chilometri tra riviste e romanzi

I LAVORI. Nell’ex chiesa di San Michele all’Arco procede il trasloco dei documenti: mancano 900 metri. «Con il restauro una nuova vita, sempre per la cultura».

La biblioteca Angelo Mai, con il suo ricco patrimonio documentale e librario, è attualmente al centro di una complessa operazione di trasformazione e riorganizzazione. Parte di questo percorso è il piano di restauro e riconversione dell’attigua ex chiesa di San Michele all’Arco, spazio che custodisce l’emeroteca storica della città con documenti tra quotidiani, riviste, pubblicazioni seriali dall’Ottocento fino ad oggi (nel vero senso della parola). Un luogo inaccessibile e, quindi, praticamente sconosciuto ai cittadini che ora sta per entrare in una nuova fase della sua storia.

«Come primo passo fondamentale dell’intervento, la chiesa di San Michele è stata sottoposta a un’importante fase di svuotamento», spiega Cristiana Iomm i, direttrice della Mai, raccontando i dettagli delle operazioni in corso e le prospettive future. Le operazioni di sgombero sono già iniziate e proseguiranno gradualmente fino alla definitiva approvazione da parte della Sovrintendenza, che avrà l’ultima parola sul futuro dei documenti ancora presenti nell’ex chiesa e non ancora trasferiti. «In un mese e mezzo di accurati e meticolosi lavori, dei cinque chilometri lineari di materiale inizialmente presenti (310 tonnellate circa di documenti), rimangono ora circa 900 metri», spiega Iommi. Vale a dire, circa 62 tonnellate tra quotidiani, riviste e pubblicazioni seriali «per i quali si attende il via libera dalla Sovrintendenza per la procedura di scarto – spiega la direttrice –. Abbiamo già inoltrato la richiesta alla Sovrintendenza e contiamo di ottenere una risposta entro aprile», spiega la direttrice.

Due ipotesi al vaglio

Le opzioni al vaglio sono due: il materiale potrebbe essere interamente destinato al macero o in parte salvato e gestito attraverso un servizio di «outsourcing» (vale a dire una realtà esterna che gestisce il patrimonio) come viene ora gestita in parte la documentazione che già è stata prelevata. Parte del materiale rimosso (circa 248 tonnellate) è stato infatti redistribuito in diverse sedi: una parte si trova negli spazi esterni alla biblioteca Mai, in una palazzina adibita a deposito; un’altra è stata inviata all’ex Ateneo di Scienze, Lettere e Arti, seppur in quantità esigua; altri ancora negli ex locali dell’Isrec in via Tasso.

La maggior parte dei documenti, tuttavia, è stata affidata in outsourcing alla ditta certificata «Microdisegno» che garantisce continuità nel servizio agli utenti. «Significativo è anche l’impegno volto alla digitalizzazione dei documenti, una soluzione che offre rapidità nella consultazione online», specifica la direttrice Iommi. San Michele all’Arco non custodisce materiali comunemente definiti «antichi»; si tratta infatti principalmente di documenti appartenenti all’emeroteca storica. Questo include raccolte di quotidiani, riviste, pubblicazioni seriali e altra documentazione legata alla pubblicistica seriale dall’Ottocento. «Un periodo particolarmente rilevante per l’editoria seriale: romanzi e racconti venivano spesso distribuiti in appendice a riviste, accompagnando i lettori mese dopo mese. Contestualmente, si assisteva anche a un rapido sviluppo della pubblicistica scientifica, spesso diffusa in più lingue con il francese predominante nel panorama umanistico e professionale», illustra la direttrice Iommi.

Nel frattempo, San Michele resta un baluardo della memoria cittadina, uno spazio in cui passato e presente si intrecciano grazie ai materiali custoditi al suo interno. Il lavoro della biblioteca Mai prosegue con l’obiettivo di garantire non solo la conservazione di questi preziosi documenti, ma anche l’accessibilità per le future generazioni. Guardando al futuro, San Michele all’Arco, infatti, non sarà più soltanto un deposito stabile, ma diventerà un luogo culturale polivalente e un centro di studio aperto alla comunità.

Verso il restauro

«Esiste già un piano pluriennale che include diverse fasi – dallo svuotamento al restauro completo – per ridare vita a questo patrimonio architettonico e culturale», afferma Iommi. L’obiettivo è ambizioso: trasformare San Michele in un punto di riferimento per la cultura cittadina, mantenendo al contempo una parte delle sue funzioni originarie come deposito dell’emeroteca storica.

L’utilizzo di San Michele come deposito risale ad almeno 50 anni fa. La scelta della sede si basava su criteri pratici: la vicinanza strategica alla biblioteca Mai e la conformazione spaziale favorevole della chiesa. Gli ambienti interni erano già allora organizzati con scaffalature funzionali e collegamenti diretti al giardino, l’atrio e la piazza antistante. «Questa pianificazione iniziale ha permesso una gestione efficiente del patrimonio documentale nel tempo – spiega la Iommi – e costituisce le fondamenta delle operazioni che stiamo conducendo oggi».

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